Visita guidata ai bar di Pejë

Lezione di ieri: gli incontri incredibili sono più frequenti del previsto.

Giovedì 25/11/2021 8:27 – Pejë (Kosovo)

Ieri è stata una giornata impegnativa in fin dei conti, ha senso essermi svegliato così tardi rispetto al normale. Vado in sala e Martin e il televisore sono già svegli, ma il mio ospite dice che ha dormito male.
Per partire col botto mi viene offerto un assaggio di grappa fatta in casa, molto apprezzata. Non è una consuetudine di queste parti bere un cicchetto appena alzati, è solo perché sono un ospite. Dopo un’ora arriva Albertina, sorella di Riçard, insieme alla figlia Ana, che ha poco più di un anno. Poco più tardi arriva anche Riçard, che intendeva svegliarsi alle otto e uscire a correre, ma stranamente era più stanco del previsto.
Mentre Albertina prepara da mangiare, assisto ad un po’ di chiacchiere in famiglia e poi tutto il cibo viene disposto sul tavolino basso della sala. Solo ora che scrivo mi rendo conto che quello era l’unico tavolo della casa.

11:30

Dopo aver finito questa colazione-pranzo esco con Riçard. Per prima cosa dobbiamo andare alla stazione di polizia per consegnare la patente di suo padre, che per qualche ragione qualche mese fa stava facendo i 130km/h in una via con il limite dei 50. Alla stazione di polizia c’è solo un poliziotto e non è la persona giusta, quindi dobbiamo aspettare una ventina di minuti. Nell’attesa Riçard e questo poliziotto si siedono in un ufficio, fianco a fianco, mostrando l’uno all’altro le proprie foto di Instagram e chiacchierando di escursioni in montagna e di lanci in parapendio. Il bello è che non si sono mai visti prima.
I poliziotti che aspettiamo arrivano col botto, nel senso che dalla corsia di sinistra svoltano a destra tagliando la strada ad una macchina, che non può fare altro che entrargli nella portiera. L’incidente avviene a dieci metri dalla stazione e il malcapitato automobilista entra insieme alla polizia.
Consegnata la patente, iniziamo il tour degli amici di Riçard, iniziando da Fisnik. I due sono migliori amici, ma vivendo in continenti diversi non si vedono da dodici anni. Fisnik vive a Houston, Texas, dove l’altura più imponente è una piccola collina, ma non è uno sportivo e non soffre la mancanza delle sue montagne di casa, a parte che per il panorama. Dice che la sua città in America non gli piace, ma ha trovato lavoro lì e si è adeguato. Per il resto lui e Riçard parlano fitto e dopo il primo bar andiamo in un altro bar, dove c’è un cane che avrà al massimo due mesi che bazzica tra i tavolini.
Salutiamo il buon Fisnik e ci dirigiamo verso il prossimo appuntamento, con Defrim il rivenditore di piastrelle. Nuovo amico, nuovo bar. Al tavolino parliamo parecchio dell’Illiria, la regione che include Albania e Kosovo, in cui gli albanesi abitano da tempo immemorabile. L’albanese infatti è una lingua a sé stante, una piccola diramazione alla base del’albero delle lingue indoeuropee, unica come il greco o l’armeno.
Il patriottismo è molto forte in questo paese al quale la Serbia ha cercato di strappare l’identità con ogni mezzo. Al punto che Defrim fa risalire le origini del popolo illirico a 6000 anni fa. Questa forte coesione è forte e supera gli attriti tra le diverse confessioni religiose in nome dell’unità nazionale. Non a caso Riçard è cattolico, ma ha amici cristiani e musulmani, senza distinzioni.
Oltre a vendere piastrelle, Defrim è anche appassionato dell’allevamento di cani. Non di tutte le razze ma solo del pastore illirico, la razza endemica di questa zona. Anche questo cane è stato oggetto di espropriazione da parte della Serbia, che lo ha registrato come pastore serbo. Tuttavia questo pastore serbo è stato snaturato durante la purificazione della razza che ha preceduto la registrazione ufficiale, quindi in seguito alla guerra è stato possibile registrare il pastore illirico ancestrale come razza a parte.
Questa razza ha delle proporzioni così perfette, dice Defrim, che quando è stata presentata alla commissione la scheda con le dimensioni di questi cani, in principio è sembrato un falso. Non può esistere un cane con delle proporzioni così ideali.
Non so a quale proporzione aurea debbano aspirare i canidi, ma queste lodi danno una misura di come i kosovari, o meglio gli albanesi, siano aggrappati alla propria terra dalla quale molti popoli hanno cercato di sradicarli.

14:20

Riportiamo Defrim alla propria ditta e portiamo la Renault Trafic gialla a Edi. Riçard infatti non ha portato qui solo il contenuto del furgone, ma anche il furgone stesso, perché le spese di importazione delle auto qui sono vertiginose. Circa un terzo del prezzo delle automobili è dovuto alla tassazione alla dogana.
Nel frattempo Edi sta iniziando a posare le piastrelle del bagno, tutte diverse e decorate. Ne ha già tagliata una che va in un angolo, ma ha tagliato due millimetri di troppo e quindi ne taglia una nuova daccapo perché l’altra non si può proprio vedere. Conosco bene questo tipo di malattia. Gli chiedo se lo posso aiutare, ma mi suggerisce di lasciar perdere perché sta per impolverarsi da capo a piedi con la levigatrice.
Torniamo a piedi a casa di Martin, dove ci sono anche Albertina e suo marito con i figli Ana e Alest, un bambino di quasi quattro anni con uno sgargiante maglione rosso. Riçard prova a insegnargli a unire le mani con le dita aperte a forma di colomba, ma il risultato non è un granché.
C’è la televisione accesa su un insopportabile canale sudcoreano di intrattenimento per bambini, Pinkfong. Sarebbe anche tollerabile se qualcuno lo stesse guardando, ma lo schemo sempre acceso viene ignorato come se fosse sempre spento, malgrado i colori psichedelici che proietta.
Stiamo lì per qualche ora e intanto arriva anche l’altra sorella di Riçard con il figlio, che è più grande degli altri nipoti e parla anche un po’ di inglese. Di tanto in tanto mi inserisco nelle conversazioni con una frase in albanese per imparare un po’ di parole.
Finito il ritrovo vado con Riçard a cena fuori. Mangiamo un hamburger da Mc Donald’s e torniamo al Vanilla bar e con Edi e Bec (si pronuncia Bez, è albanese), mi offrono anche un dolce e assaggio finalmente la baklava che è tipica dei Balcani.
Assisto con interesse alle chiacchiere incomprensibili e ogni tanto scrivo un po’ per mettermi avanti, ma non resisto a lungo a fissare il cellulare, ci sono molte altre cose più interessanti qui intorno.
Ormai è tardi e Riçard mi riporta a casa di suo padre, scrivo un pochino e vado a letto.
Ho perso il conto dei bar e delle bibite bevute oggi. Tutto offerto, nessuno mi ha lasciato pagare.

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