Lezione di ieri: l’ospitalità è tale e tanta che nessuno si meraviglierà se resti un giorno in più.
Venerdì 25/06/2022 Dunagiri (India)
Oggi parto, giuro che parto. Alle cinque piove ancora, perciò niente capre, si sta a letto. La routine pare immutabile, ma oggi durante il giro in bagno capisco dove va a finire il pentolone degli avanzi vegetali, è cibo per le due vacche che ci sono in una piccola stalla lungo il sentiero che ho già percorso cento volte. Allora è da lì che proviene il latte utilizzato per fare lo yogurt che accompagna spesso la colazione.
Alla doccia siamo solo in due, quindi per ora la SIM la tengo io.
Oggi la temperatura è molto migliore, stamattina Kilari ha la felpa perché in scooter c’era un piacevolissimo freschino. Da queste parti in inverno la temperatura scende quasi a zero e per questo le case sono piene di coperte pesanti, dato che non c’è modo di scaldare la casa.
Torniamo a casa a riposare e a preparare lo zaino. Mentre rovisto, spunta fuori una SIM della Airtel, che purtroppo ho fatto disattivare nel tentativo di sostiuirla a Delhi. Se è disattiva non è un problema inserirla nel telefono per controllare, così faccio la prova. A quanto pare funziona e ha anche una promozione attiva grazie alle 300 rupie che avevo pagato. Perfetto.
Durante il riposo io posso scrivere una cartolina da lasciare come saluto, poi Kilari parte per fare il servizio taxi e guadagnare due soldini. Io lo aspetto, aspettandomi che torni nel giro di qualche ora. Nella cartolina ho augurato ai miei ospiti di superare le difficoltà, perché mi pare che in famiglia ce ne siano. Se l’ho notato io vuol dire che ci sono e che sono grosse. Non so come si comportino i padri qui, ma tutto l’affetto di Kilari è dedicato al capretto, inoltre lunica volta che lui e la moglie hanno scambiato più di una frase è stato per litigare. Aradna ha ricevuto le attenzioni del padre solo una volta, ieri, quando per gioco ha sbarrato la strada a due ragazzi di passaggio. Ha ricevuto un piccolo schiaffo e una sgridata. Sono dieci giorni che mi chiedo quale sia il problema e che cosa succederà alla morte dei nonni che hanno combinato il matrimonio. Non lo so, loro sono persone d’oro, ma c’è questa situazione che getta ombra sulla famiglia.
Poco dopo che ho finito la mia cartolina in hindi, arriva Aradna a pitturarsi le unghie minuscole con uno smalto fucsia. In una piccola rientranza del muro tiene qualche quadernino, una manciata di animali di plastica, pastelli a cera e qualche molletta per i capelli. Appese sopra il letto invece ci sono due bambole, conservate nella propria busta.
Studiamo i nomi degli animali, poi mi mostra un po’ di quello che tiene nella pila dei quaderni, disegni ed esercizi di scrittura. Dopo un po’ se ne va dal nonno per imparare a leggere e scrivere. Dopo infinite correzioni ritorna singhizzante per spiegarmi che cosa è successo per farla disperare così tanto. Io non capisco una parola, ma riapriamo il libro e inizio a studiare anch’io. L’alfabeto devanagari bene o male lo riesco a leggere, queste parole semplici riesco addirittura a pronunciarle, ma molte non so cosa siano. Anche lei talvolta è confusa perché la sua lingua madre è il garwali (si legge circa garvali/garuali), non l’hindi.
Kilari ha già detto tre volte che arriva, ma sono le cinque e ancora non si è fatto vivo. Va a finire che resto qui un altro giorno, ma mi sembrerebbe eccessivo. Tuttavia non è che me ne posso andare senza salutare Kilari, non esiste.
Ritorna alle sei, quando ormai resta solo un’ora e mezza di luce, ma facciamo comunque un tentativo. Saluto di nuovi tutti quanti e mi vado ad appostare al bar, come l’altra volta. Il sole cala, ma proprio quando tutto sembra perduto riesco a fermare un camion che sta scendendo a Muhan. Shuvam, Pansin e Sundar parlano persino un po’ di inglese e mi chiedono dove sto andando. Come al solito io non so dove vado, diversamente dalle loro aspettative io non ho prenotato un bel niente. Riesco a rassicurarli dicendo che ci sono degli alberghi a Marchula, ma poi indagando emerge che effettivamente ci sono degli affittacamere anche a Muhan. Non so perché prima non andava bene, comunque sì, certo che vado in un albergo a Muhan.
Sballottati dalla strada a tornanti, mentre raggiungiamo la destinazione io consulto tutte le mappe del parco disponibili nella vastità di internet, per capire dove sono i confini del parco nazionale, che include anche la strada che stiamo percorrendo. Alla luce dei fari vedo solo alberi non arrampicabili, non è un buon segno.
Arriviamo a valle quando è già buio, ringrazio subito i miei autisti perché non c’è bisogno che si scomodino per cercarmi un albergo, faccio da solo, grazie.
Ho trovato un pezzo di foresta ottimo, ma devo superare a ritroso il posto di blocco del confine del parco, posto proprio sul bivio. Sembra che nessuno abbia fatto caso a me, invece dopo cinquanta metri mi sento chiamare da uno dei poliziotti. “Dove vai?” “Vado a cercare un alloggio per la notte.” “Non ci sono alberghi di là, hai una prenotazione?” “No.” Come fa a non sapere che ci sono tre alberghi? Non lo so, gli mostro la mappa sul telefono e sembra convincersi. “Hai una prenotazione?” “No che non ce l’ho.” E dai. Dice cose su “forest area”, “animali selvatici” e “pericolo”, concludendo che posso telefonare da qui per assicurarmi che ci sia posto. È moltoo più astuto di quanto mi immaginassi, mi ha fregato. Supponiamo che qui non ci sia campo, meglio se torno a telefonare più indietro ehm ehm…. A causa del fiume Kosi che sbarra il passaggio, Marchula si trova in una bolla del parco nazionale, la strada prima e dopo è zona protetta, non mi restano molte alternative.
Torno indietro, supero gli alberghi, proseguo al buio lungo la strada e aspetto che non passino macchine. Tre, due, uno, via! Attraverso e imbocco un piccolo sentiero, praticamente al buio. Questo è parco nazionale, ma se ne esco vivo nessuno si accorgerà mai che ci sono stato.
Dopo duecento metri posso accendere la torcia, coprendola per avere solo una lama di luce dove metto i piedi. Queste foreste potrebbero essere infestate di ranger, meglio essere cauti.
Il piano è seguire un corso d’acqua secco in modo da poter tornare facilmente sui miei passi domattina, tuttavia trovo una strada forestale e la seguo per qualche tempo. Quando si imbocca una strada più grossa da un punto qualsiasi, è bene voltarsi indietro e registrare un punto di riferimento, per esempio un albero storto o una pietra o qualsiasi oggetto specifico e riconoscibile. L’aspetto generale del luogo sarà totalmente diverso alla luce del giorno, non è un metodo affidabile. Se non c’è alcun punto di riferimento basta crearlo.
Mi suona il telefono, è Shuvam che vuole sapere se ho trovato una camera, perché un suo amico ha un albergo e mi può affittare una stanza. Sì, l’ho trovata, ma è così grande che non trovo il letto. Mette giù, così ho evitato un seccatore. Continuo a salire, ora mi guardo intorno illuminando i tronchi in cerca di un luogo adatto, ma niente. Mi addentro per un po’, uscendo dalla strada per non ricevere visite domattina presto. Suona di nuovo il telefono, è ancora Shuvam che vuole sapere in quale albergo sono, ma non capisce la mia risposta in inglese. Mi passa il suo amico albergatore che parla meglio l’inglese. Provo a restare sul vago, ma non gli basta sapere la zona, vogliono il nome. Ma per mille leopardi, perché non si fanno i fattacci loro? “Il nome, il nome, si chiama…. Ah, me lo sono dimenticato, si chiama…. è qui nella zona Sud di Muhan, vicino al fiume, si chiama….” Mentre farfuglio, è proprio il mio interlocutore a rispondere, nominando il Blue-qualcosa. “Esatto, proprio quello!” “Benissimo, allora buon riposo.” Grazie, anche buoni fatti vostri anche a voi e sogni d’oro. Adoro quando si rispondono da soli.
Sono su un piccolo cucuzzolo, bagnato fradicio perché l’aria è satura di umidità. Qui mi pare un buon posto, anzi, posso anche salire al secondo piano, non dovrebbe essere difficile. Sali sali, in equilibrio su un ramo aggancio al volo la corda portante ad un robusto moncone, poi con cautela ritorno dove posso muovermi in sicurezza. Porto su anche lo zaino e la camera da letto è pronta, con tanto di zanzariera. La zanzariera è quasi inutile, nonho ancora finito di stupirmi di quante poche zanzare ci siano nella giungla.