Lezione di ieri: prima di disturbare le specie a rischio, bisogna collegare i neuroni.
Mercoledì 01/11/2023 Oceano Pacifico (Isole Cook)
A mezzogiorno abbiamo lasciato abbastanza acqua tra noi e l’atollo. Passo al timone e orzo di nuovo verso Nord-nordest, cercando di scavalcare le onde in maniera efficiente. L’oceano però se ne infischia, non ci concede niente e ci spinge lateralmente, di fatto andiamo dritto a Nord, per tre ore. Il vento non supera i trenta nodi, ma anche io vengo lavato numerose volte e rientro sottocoperta grondante di pioggia. Ora tocca al capitano, che prima ancora di salire in pozzetto sta già litigando con la cerniera della giacca e con il giubbotto salvagente.
Anche oggi Charlotte ci ha preparato la cena, cucinando in abbondanza perché duri fino a domattina. Seduti in dinette sui divani e sulle vele, mastro Ernests e io mangiamo di gusto, ma tendendo l’orecchio a quello che succede fuori. Complice il male alle costole, Charlotte va maledicendo il mare, grida che non è giusto ed è sleale, che non ci viene data neanche una possibilità di navigare come si deve.
Non so dove sia scritto il codice di comportamento del mare, me lo chiedo ogni volta che il capitano invoca un immaginario arbitro che fischi il fallo. Il confronto tra noi, l’oceano e gli elementi atmosferici non ha nessuna ragione di essere leale né tantomeno alla pari, ma evidentemente non tutti la vedono così.
Il capitano si fa dare il cambio da Mario per qualche minuto, per annotare sul giornale di bordo le condizioni meteo. Poi si rivolge a noi, avvertendoci che Valiant inizia a dare segni di logoramento, si capisce dalle piccole crepe che si sono aperte tra i mobili. Chiaramente rimontare il vento affatica anche i materiali, non solo noi. Fortunatamente si tratta solo di crepe nella vernice del mobilio, non sono elementi strutturali. “Ho dato cinque giorni, cinque giorni perché il tempo migliori. Se tra cinque giorni siamo ancora in queste condizioni, torniamo indietro alle Fiji, oppure in Nuova Caledonia! Cinque giorni!” Terminato l’annuncio, ritorna fuori ad affrontare la nottata, malgrado il dolore alle costole.
Nella notte, un groppo ci sottrae tutto il vento. Sotto la pioggia, l’aria si calma improvvisamente e Valiant si trascina in avanti, sulla superficie calma dell’oceano. Le riserve di carburante si sono considerevolmente ridotte da quando siamo partiti, è bene iniziare a fare economia. Tuttavia, dopo due ore siamo ancora fermi nella bonaccia notturna, così accendiamo il motore per un paio d’ore e dirigiamo dritto verso Raiatea, per cercare di recuperare una decina di miglia.
Il vento ritorna verso le sei, appena in tempo per il mio turno. L’oceano calmo ci consente di continuare a recuperare le miglia perdute, per diverse ore. Si capisce già che non durerà, le nubi bluastre all’orizzonte parlano chiaro. Charlotte passa al timone proprio quando il cielo comincia di nuovo a guastarsi, mente il vento si mantiene quieto, intorno ai venti nodi.
Il blu metallico delle nuvole in lontananza non promette niente di buono, il capitano sa bene che l’aria è carica di energia e i fulmini sono il nostro peggiore incubo. Poco prima di mezzogiorno Charlotte ha un presentimento, ha sentito qualcosa di anomalo nel vento e ci chiama a raccolta. Balzando alle manovre, riduciamo subito la vela. Proprio mentre mettiamo a segno la scotta del piccolissimo genoa, il vento balza da 22 nodi a 40, nel volgere di pochi minuti. Chiaramente il capitano sa il fatto suo. Meno male che ha intuito cosa stava arrivando, altrimenti avremmo potuto danneggiare la vela, o anche peggio.
Dopo le raffiche, per Charlotte è prevista una bella doccia. Chiaramente la pioggia non fa che esasperare la sua rabbia. Da sottocoperta la vediamo imprecare contro il mare, contro il cielo e le rispettive madri, con entrambe le dita medie alzate per sottolineare il concetto.