Un attico sul mare

Lezione di ieri: Il mare non è per forza salato.

Venerdì 19/11/21 6:56 – Kotor (Montenegro)

Durante la notte il cielo si è pulito e stamattina splenderà il sole sulla baia. Verso le 9:30 inizia a lambire la riva opposta e via via si fa strada tra le ombre dei monti fino a scavalcarli verso le undici. Io sono ancora fermo a scrivere e scattare foto, perché nei giorni scorsi mi sono addormentato dopo aver scritto poche righe, ma ben presto mi decido a fare lo zaino.

13:30

Prima di partire devo andare a fare la spesa di nuovo, riempire le borraccie e incamminarmi verso Budva fino a uscire da Kotor.
Faccio tutto con calma perché la mia destinazione è molto vicina e dovrei arrivarci con un solo passaggio.

16:00

Budva è una bella città perché ha un nome corto da scrivere, faccio un bel cartello grande e aspetto accanto a una piazzola di sosta, poco dopo un supermercato.
Dopo dieci minuti dal supermercato esce una donna che alza il pollice cinquanta metri davanti a me, senza cartelli né niente. Ovviamente dopo dieci minuti ha già trovato un cavaliere disposto a darle un passaggio, mente io resto ad aspettare finché accosta Danilo, che mi può accompagnare fino a un terzo della strada per Budva. Danilo si presenta come “seaman”, cioè uomo di mare, ha una quarantina d’anni e lavora sulle navi mercantili come ingegnere navale. Viaggia spesso ed è tornato il mese scorso da Roma, dove è andato in viaggio per lavoro. A luglio è andato anche in Australia, potendo entrare nel paese in qualità di lavoratore qualificato. Sono estremamente rigidi laggiù, questa pandemia ormai li ha fatti impazzire. Non me lo ha ancora spiegato esplicitamente, ma lentamente inizio a capire che cosa ha fatto tra luglio e ottobre: Danilo è volato in Australia, si è imbarcato su un mercantile e in tre mesi circa è tornato in Europa attraverso gli oceani.
Gli chiedo se gli piace il proprio lavoro e mi dice di no, una volta era meglio, ma adesso le operazioni in porto avvengono così rapidamente che non c’è neanche il tempo di scendere dalla nave. Il risultato sono tre mesi trascorsi sempre a bordo con le stesse poche persone. Anni fa era possibile ospitare a bordo anche qualche turista, ma negli ultimi dieci anni i protocolli di sicurezza si sono fatti estremamente stringenti ed è molto difficile salire a bordo. Mi racconta anche di Budva e della sua spiaggia, molto più bella di Kotor perché fatta di sabbia naturale invece che di ghiaia di frantoio. L’unico problema di Budva è che, a differenza di altre città di mare come Bar, l’edilizia abusiva ha proliferato sulle pendici dei monti senza seguire alcun criterio urbanistico e certi tratti, dice, sembrano favelas.
Mentre parliamo lui continua a guidare verso Sudovest e alla fine arriviamo in centro a Budva. Non se la sentiva di lasciarmi nel mezzo del nulla a quest’ora.
Lo ringrazio molto e vado verso il mare, telefonando a casa mentre passeggio lungo la spiaggia. Finita la telefonata sono già in zona favelas, che non sono formate da baracche di lamiera, ma da alberghi di lusso. L’impatto paesaggistico non cambia, almeno le favelas di lamiera non hanno dodici piani. Fortunatamente c’è un promontorio boscoso la cui estremità si è salvata dal cemento ed è lì che sto andando ad appendere l’amaca in riva al mare.
Attraverso una galleria molto bella, affrescata di murales, ma non trovo il passaggio che cerco per la strada soprastante, che si trova in cima a tre piani di scale. La via che sto cercando passa proprio in mezzo agli alberghi e c’è anche una guardia a controllare chi entra. Non passo certo inosservato e gli chiedo se è questa la strada per il promontorio, perché vorrei andare a vedere com’è. È perplesso e mi risponde che sì, è la strada giusta, ma c’è solo natura laggiù. Lo ringrazio molto e proseguo oltre. È esattamente il posto che sto cercando.
Alla fine della strada inizia un sentiero sterrato che sale in mezzo alla pineta per poi scendere di nuovo verso il mare. Come al solito procedo con le orecchie tese e la torcia al minimo semicoperta dalle dita. Prima di abbassare la guardia vorrei essere sicuro di non avere compagnia. L’idea di appendere l’amaca inizia a sfumare quando vedo il sottobosco, ingombro di ginestre, ginepri, terribili cespugli di marruca, rovi e salsapariglia, che non a caso si chiama anche stracciabraghe. Il terreno è coperto di aghi di pino, perciò qui l’unico elemento che non punge sono i sassi.
Essendo un promontorio, la costa è alta e rocciosa, ma trovo una spaccatura lunga e stretta in mezzo agli scogli, dalla quale sale lo sciabordio delle onde. Sarebbe perfetto dormire su quel lungo gradone di roccia inclinato dal lato opposto all’acqua, ma quando scendo a controllare lo trovo decisamente troppo inclinato, questo posto è utile solo per scattare un paio di foto.
Arrivo fino in punta al promontorio e finalmente trovo il posto che fa per me. È un piccolo edificio a un piano, un cubetto di cemento che ospita ancora ciò che resta di un sistema di pompaggio dismesso, con due idrovore che pescano in mare tramite un tubone di pvc da 30cm di diametro.
Il sentiero su cui mi trovo è alla stessa altezza del tetto quadrato. Con un saltino, che per me che ho lo zaino diventa una manovra lenta e ridicola, si accede ad un attico di quasi venti metri quadri con una vista mozzafiato sulla parte Sud della baia di Budva e sull’isola antistante, sotto il cielo stellato. Inoltre la presenza di un unico punto d’accesso nell’angolo rende il mio castello facilmente difendibile. Lo affitto subito.

17:45

Questo posto mi sembra ottimale per le bande di ragazzi di Budva che vogliano passare la serata in un luogo isolato, eppure qui non c’è nemmeno una cartaccia, il mio attico è pulitissimo. Stendo il telo azzurro, con sopra il sacco a pelo in modo che non voli via, poi ceno.
Dopo mezz’ora arrivano i Tazenda e spunta la luna dal monte. Oggi che sono in riva al mare calmo non spunta una luna qualsiasi, ma un’enorme luna piena così luminosa che arriva anche Mina a cantare Tintarella di luna.
Mi sdraio a contemplare lo spettacolo e a scrivere un po’, ma ben presto il sonno prende il sopravvento.
Per fortuna mi sveglio alcune volte durante la notte, in modo da seguire la luna mentre mi passa sopra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *