Lezione di ieri: il timoniere prudente punta sempre la sveglia.
Giovedì 19/10/2023 Oceano Pacifico (Samoa Americane)
Il vento non demorde, continua a soffiare da Sud-sudest, cioè dalla direzione di Tahiti. Resta mediamente tra venti e venticinque nodi, pieno di raffiche e di pioggia. Dopo esserci avvicinati a Pago Pago ieri pomeriggio, il bordo successivo si è rivelato infruttuoso. Abbiamo passato le ultime venti ore a navigare su rotte parallele, guadagnando dieci miglia verso Est solo grazie al motore. Abbiamo ancora onde di due metri e mezzo, con frequenti creste bianche di schiuma.
Apriamo il genoa e lo riavvolgiamo, in continuazione, secondo i capricci del meteo. Nonostante gli sforzi procediamo lentamente, navigando cento miglia ogni ventiquattro ore per guadagnarne trenta nella direzione di Papeete. Nonostante la costola rotta, il capitano continua a timonare otto ore al giorno, inghiottendo pastiglie di Brufen come se fossero caramelle. Almeno non abbiamo ancora rotto niente, a parte l’impianto di sicurezza del gas. Dal mio punto di vista è interessante imparare a fronteggiare queste condizioni di vento e di mare, a volte mi pare di essere davvero nelle latitudini dei quaranta ruggenti. Se gli alisei sono così, che meteo infernale ci deve essere nel Pacifico meridionale? Non faccio che pensarci, ogni volta che alzo gli occhi al cielo plumbeo. La luna ci aiuterà ben poco questa notte, bisogna imparare il ritmo e la forma delle onde prima che faccia buio. È un ottimo esercizio.
La notte è una delle solite, l’oceano non ne vuole sapere di averci tra i piedi e soffia e scalcia come un cavallo da rodeo. Valiant è la nostra sella, alla quale ci aggrappiamo in attesa che gli elementi si calmino. Mentre Lord Asparagus prende la situazione con stoica accettazione, i turni di Charlotte sono regolarmente accompagnati da ingiurie rivolte al cielo, al mare e alle rispettive madri. L’ennesimo groppo con raffiche a 36 nodi scatena una di queste esplosioni, accompagnata dal crepitio di un winch. Mi ribalto dalla cuccetta, per andare a controllare chi è che sta cazzando l’avvolgifiocco. Ernests è stato abbastanza veloce, ha lui la maniglia e impedisce al capitano di autodistruggersi più di quanto abbia già fatto in questi giorni. Al momento siamo diretti verso Sudovest, ripercorrendo esattamente la rotta che abbiamo seguito nel pomeriggio, a ritroso. Ascoltiamo stancamente le solite lamentele sul meteo e mi preparo al cambio turno. Manteniamo la stessa rotta, cerco di stringere il vento, di non perdere velocità, per guadagnare qualche metro. È inutile, la vela ridotta fa scarrocciare così tanto che Valiant si trova ancora meno di un miglio dalla rotta che abbiamo seguito sei ore fa. Alle tre Charlotte si sveglia e commenta con Ernests la rotta di questa notte. “Stiamo andando avanti e indietro senza arrivare da nessuna parte!” Mi permetto di dissentire: “Stiamo pattugliando la zona, capitano, stiamo facendo un ottimo lavoro.” Sorprendentemente l’espressione fa colpo, tanto che le mie parole vengono prontamente annotate sul giornale di bordo.
Ernests riceve la grazia di aprire un po’ di vela in più, appena inizia ad albeggiare. La drizza della randa si attorciglia di nuovo sulle crocette più alte, ma ormai siamo dei professionisti. Sbrogliamo la drizza, aggiustiamo i lazy jack, tesiamo tutte le manovre e il gioco è fatto. Al ritorno in pozzetto, il capitano ci fa i complimenti per l’efficienza, dice che vederci all’opera è uno spettacolo.
Prima che il vento ci abbandoni, Lord Asparagus riesce a guadagnare un po’ di distanza verso Sudest. Alle nove e mezza siamo fermi, così si coglie l’occasione per navigare a motore nella direzione del vento, dritto verso Raiatea. La destinazione infatti è cambiata, probabilmente faremo scalo in un’isola a 120 miglia da Tahiti, dove ci sono dei marina in cui ormeggiare.
Torno a dormire, per ammazzare il tempo e non sentire il baccano del motore.
Faccio quattro chiacchiere con Lord Asparagus, prima dell’inizio del mio turno al timone. In questi primi quattro giorni abbiamo fatto dei ben magri progressi, meno di 35 miglia al giorno in direzione Est. Il lord finge di non avere un buon rapporto con la matematica, ma in realtà non si lascia abbindolare dai calcoli del capitano. Charlotte, come ormai sappiamo, calcola i tempi di percorrenza come me, in un mondo ideale. Continua a fare i conti in base alla velocità media di 7 nodi, ma in questi tre mesi la nostra velocità media è stata 5,5 nodi. Sette nodi di media sono un avvenimento raro, confermato dal foglio di Excel in cui Raphaël ha segnato le miglia percorse ogni tre ore, da Opua fino alle Samoa. Così mastro Ernests e io parliamo a bassa voce di queste incongruenze, cercando di avanzare delle stime più attendibili. Lord Asparagus ha calcolato che, al ritmo attuale, non arriveremo a destinazione prima di 36 giorni. Sembra un’esagerazione, ma è la dura realtà, speriamo che cambi qualcosa nei prossimi giorni.