Lezione di ieri: le zone con le tigri sono le migliori, mai dare retta agli indiani.
Lunedì 12/06/2022 giungla di Kyari (India)
Il sole è già spuntato oltre la cresta montuosa della valle, perciò è già alto. Resto ancora in amaca perché le foglie mi fanno ombra e da fermo sto bene. Guardo giù e tutto intorno, ma non ci sono elefanti né tigri né cervi né niente di quadrupede. Solo tanti uccelli che svolazzano. Il riparo quassù si trova in alto, ma i grandi felini ci arriverebbero letteralmente in due balzi. Lo scopo non è essere fuori portata, ma perlomeno essere in un posto scomodo. Mi basta essere l’ultima scelta del menù, uno di quei piatti con l’asterisco che sono fatti con i gamberetti surgelati. Sonnecchio un po’, finché sento un fruscio ai piedi dell’albero, mi sporgo e ci guardiamo nefli occhi. C’è un varano di un metro, tutto grigio, che si sta dirigendo verso il torrente sguazzando tra le foglie secche. Scendo per guardarlo bene da vicino, lui è perplesso e non si muove, mi guarda e basta. Quando siamo distanti un metro il varano lancia una potente sferzata con la coda, come avvertimento. Io non sono soddisfatto e continuo a fare foto, finché una codata mi tocca il braccio. Questo varano non morde e non abbaia, ma si sa spiegare lo stesso, giuro. Torno su e lo lascio andare, anche se lui non ha ancora capito che razza di scimmia abbia appena visto e se ne resta fermo per un pezzo, guardandomi di sbieco.
È ora però di mettere qualcosa sotto i denti, perciò inizierò dal frutto del pane. Salgo ad appollaiarmi su un ramo più alto e guardo il frutto, perplesso. Come si taglia? Boh, ci pianto dentro il coltellino fino al manico e ne ritaglio una rondella all’apice. La scorza verde e scabra trasuda lattice, così come l’interno. Ormai il dado è tratto, vediamo com’è fatto dentro. Sprofondo di nuovo il coltello nell’ appiccicume per tagliare le ultime fibre, scoprendo una struttura analoga all’ananas. Al centro c’è una struttura fibrosa incommestibile, che sputacchia lattice, mentre intorno c’è la polpa bianca, contenente i semi bianchi disposti a casaccio. Metà della polpa è fibrosa e difficile da masticare, mentre la parte intorno ai semi è carnosa come il finocchio, ma meno acquosa. I semi sono grossi e numerosi, li terrò da parte perché mi ricordo che Meeraj in Kerala mi ha spiegato che si mangiano, una volta cotti a lungo. Per riuscire a mangiare la polpa e tenere da parte i semi devo spalmare il lattice sui rami, altrimenti ho le mani troppo appiccicose. In definitiva il modo migliore per staccare la polpa intorno al seme è a morsi, con le labbra ben allargate per scoprire i denti e non impiastricciarsi dappertutto. Ora mi sento proprio una scimmia, è così che mangiano nei documentari. Per ora può bastare, meglio andare a preparare qualcosa di più sostanzioso.
Scendo a lavarmi le mani e fare il bagno, poi cerco un posto per accendere il fuoco all’ombra. Meglio liberare dalle foglie secche un metro di riva tutto intorno, perché qui c’è un secco che fa paura. Non mi era mai capitato di poter accendere le foglie con la facilità di un foglio di carta, meglio stare molto attento. Per prima cosa lavo le uova e le metto a bollire per iniziare un nuovo torneo, stavolta nel gruppo Ciuciado. I ciuciados naquero a Milano nell’appa di Garri (Davide Garavaldi), grande appassionato di cucina, in una notte di chiacchiere e di pisco (liquore cileno comprato all’Expo). Suonava bene, e da allora è diventato l’appellativo delle serate in cui ci ritroviamo per cucinare una marea di piatti, ogni volta diversi, e mangiare utti assieme delle ragionevoli quantità emiliane di cibo. Garri è il nostro rinomato Chef, che propone i menù e dirige i lavori in cucina. Non poteva quindi mancare nella manche di apertura, che vede partecipare anche Mors, Tara, Manfre e il buon Mara. Le uova sono cinque perché uno si è rotto in cottura. Il jungle match è agguerrito perché si tratta di uova esperte e piuttosto datate. Il vincitore è Manfre questa volta, che dopo la sconfitta subita in Montenegro si è allenato senza sosta. Le uova qui nel Nord dell’India hanno il guscio bianco, come quelle che compra Sundeep. Anche l’interno è bianco, è quasi più bianco il tuorlo dell’albume. Come ho detto, due queste uova sono così vecchie che il povero tuorlo si è afflosciato sull’albume, durissimo, e sono mezze vuote. Riconosco di essere stato abituato troppo bene e per fortuna non erano tutte così.
A seguire, con lacqua già scaldata preparo lenticchie e riso riempiendo tutto il pentolino. Le nuove spezie non producono il sugo sperato, ma ci si avvicinano abbastanza da lasciarmi soddisfatto. Aggiungo anche tutto il burro che ho comprato, che nel frattempo si è sciolto nel sacchetto contenitivo in cui l’ho avvolto. Con un po’ di condimento il riso è molto più saporito.
Il caldo è tornato, così mi metto a scrivere con i piedi nell’acqua mentre aspetto di digerire e fare il bagno. Di tanto in tanto un martin pescatore sfreccia sul torrente, per distrarmi. Ce ne sono due specie, quelli blu della birra e quelli neri a pois bianchi, più paffuti e diffidenti, che si posano sempre lontanissimo. Entro in acqua e rasentando la sponda verso la polla più profonda, all’improvviso l’acqua accanto a me ha un sussulto che mi fa balzare di lato. È il varano di prima, che mi ha visto sbucare da dietro l’angolo è si è spaventato a sua volta. Faccio una nuotata e poi torno a stuzzicarlo con un rametto per vedere cosa fa. Mena codate non meno che a terra e mi sta odiando. Va bene, la smetto.
Cala la sera e con essa tornano il fresco e l lucciole, raduno lo zaino e risalgo sull’albero, a sdraiarmi lontano dal suolo. Cerco il geco che ho visto ieri sul tronco, ma niente. Questa sera la giungla è molto meno estranea e presto spunta anche la Luna, quasi piena. Non posso stare qui solo due notti, in questa meraviglia.
Riccardo,mi sono commossa leggendo questo articolo,ho anche riso per il tuo modo di raccontare le cose e tu…sei un tutt’ uno con quello che ti circonda!
Grazie per i tuoi racconti!
Loretta(tua cugina di Massenzatico)
Grazie, mi fa molto piacere riuscire a trasmettere bene le impressioni di questi luofhi magnifici. Il meglio arriverà domani però….
Cavolo Riki, ti ho davvero immaginato stile Tarzan stavolta!!! La tigre che poi non è per fortuna arrivata, il varano che ti sfida (ho visto le foto dalla Silvia), il bagno nel fiume….tutto bellissimo !!!