Questa città non s’ha da visitare

Lezione di ieri: anche stavolta non è successo proprio niente, ma magari è meglio non salire in macchina con certe persone. Perlomeno perché se ci fermano si rischiano delle grane.

Martedì 30/11/2021 8:22 – Prishtina (Kosovo)

Come promesso, Dena è ancora sveglia. Mi chiede perché non ho dormito di più, ma che ci posso fare, solitamente mi sveglio prima dell’alba e a quest’ora per me è già tardi.

10:50

Finisco di scrivere e lascio l’ostello per visitare la città, oggi che il tempo è bello. Passo al forno e vado a mangiare in piazza, su una panchina al sole perché fa ancora un freddo polare. Dopo pochi minuti si presentano Jeffrey, Sim e Nathan con in mano il foglietto di un sondaggio. È un questionario breve che riguarda la felicità, i valori e le aspirazioni personali. Il questionario è in albanese e gentilmente me lo traducono. Fa un freddo cane e compilare il foglio è un’impresa titanica, di tanto in tanto cerco di scaldare le dita contro la coscia, quel tanto che basta per mantenere la presa sulla biro.
Durante questa tortura però inizio a incuriosirmi. Ho davanti un californiano, un hawaiano e un francese che sono venuti in questo paese microscopico per chiedere alle persone se sono felici e qual è il loro scopo nella vita. Ci deve essere dietro qualcosa di molto grosso, quindi lascio perdere i miei buoni propositi di dedicarmi a mangiare e li seguo fino al quartier generale dell’organizzazione che li ha portati in qua, che si chiama W-CARP (World Collegiate Association for the Research of Principles, www.carplife.org).
Questi tre personaggi hanno finito il college e sono venuti qui a lavorare come volontari, per poter decidere del proprio futuro in maniera più consapevole.
Il quartier generale è un locale spazioso con tavoli e sedie, con le pareti a vetri e un paio di lavagne bianche. Come arrivo, mi viene offerto un caffè.
I volontari che lavorano qui sono circa una dozzina, tutti più giovani di me, e la loro attività principale è far conoscere l’associazione attraverso i questionari. Chi è interessato a saperne di più viene qui e può assistere alla lezione introduttiva sulla filosofia di questa organizzazione.
CARP è stata fondata negli anni ’60 in Corea del Sud dai coniugi Moon, con lo scopo di educare e motivare i giovani a servire il mondo, non solo se stessi, la propria famiglia o il proprio paese. In pratica si cerca di educare le persone ad essere felici attraverso l’altruismo. La particolarità di questi insegnamenti è che non si tratta di lezioni cristallizzate e fisse, perché l’elemento fondante dell’attività di W-CARP è la ricerca. I questionari servono a comprendere che cosa è importante per gli esseri umani e quali sono i desideri di ciascuno, perché in definitiva è questo che ognuno di noi cerca di soddisfare.
La razionalità scientifica che viene usata qui per discernere i desideri contrapposti dell’essere umano non implica il rifiuto della dimensione spirituale, dando origine ad una sintesi tra quest’ultima è la scienza. Si lascia spazio alla religione, ma non è necessaria alcuna fede particolare per condividere ciò che si insegna qui, infatti in questo momento ci sono atei, cristiani e musulmani seduti intorno al tavolo.
Il nodo fondamentale è la distinzione tra le due grosse domande sul perché e sul come esistiamo. La religione nasce per dare un senso finalistico alla vita, la scienza invece studia come la vita ha avuto origine. È esattamente quello che diceva il mio libro di religione alle elementari. In questo modo scienza e fede possono convivere perché nessuna delle due ha competenza nel campo di ricerca dell’altra. Da un punto di vista ateo, il bene e il male sono dettati dall’etica invece che dai testi sacri, ma la maggior parte delle religioni predica la bontà e l’amore fraterno, perciò il risultato è piuttosto simile. Finita la prima lezione facciamo un po’ di chiacchiere sui viaggi e sui nostri paesi di origine. Per ultimo Jeff mi raccomanda assolutamente di assaggiare la bontà sopraffina tipica del Kosovo, che si chiama fli. Strati su strati di semplice bontà, ne mangerebbe a chili ed è meglio che la smetta di decantarla per non crearmi troppe aspettative.

13:30

Dopo ore di confronto con questi amici sbucati dal nulla, esco per finire la mia abbondante colazione mentre gli altri vanno in mensa a pranzo. Rimango nelle vicinanze per aspettare che esca un altro discente arrivato dopo di me al circolo filosofico, ma a quanto pare la sua lezione va per le lunghe. Mi piacerebbe scambiare con lui qualche impressione su quello che ha ascoltato. Dopo mezz’ora gli altri tornano dal pranzo e torno dentro con loro, al caldo.
Visto che sono tornato, Jeff mi illustra la seconda lezione, che è stata modificata in base agli sviluppi più recenti del lavoro di ricerca sulla vita. Il nocciolo della spiegazione sono quattro confronti che aiutano a comprendere i come e i perché della vita. Questa seconda lezione è ancora molto generale, ma è affascinante essersi imbattuti in una scuola filosofica attiva. Studiando filosofia a scuola sembra che si tratti di una pratica sempre riferita al passato, non è comune trovare qualcuno che sia partito praticamente da zero. Chiacchierando , ci soffermiamo su quanto sia interessante l’enfasi sull’importanza della dimensione spirituale, qualsiasi essa sia, visto che nei paesi da cui proveniamo sta passando sempre più in secondo piano. Dato che risponde al perché esistiamo, un minimo di dedizione a questo argomento è di vitale importanza, letteralmente.
Nel frattempo quello che stavo aspettando se ne è andato, perciò rimango a chiacchierare per tutto il pomeriggio. Ormai la visita alla città è andata, ma tanto lo so già che le distrazioni interessanti spuntano come funghi, non mi sono neanche affannato a controllare che cosa c’è da visitare a Prishtina.

16:50

Adesso che sono rientrati tutti qui nel salone, la mia partenza assume l’aspetto di una cerimonia di addio. Si mettono tutti più o meno in fila e prima di arrivare alla porta scambio con ciascuno un saluto e un augurio di buona fortuna, esco e saluto di nuovo tutti quanti. Ci rendiamo conto di quanto sia comica la situazione e scoppiamo a ridere.
Aspetto Gezim, il mio ospite di stanotte, nella piazza di Skanderbeg, e mi faccio trovare sotto l’albero di natale. Gezim lavora a Belgrado come compositore di musica e come sceneggiatore. La sua attività riguarda soprattutto il teatro, ma di tanto in tanto si occupa anche di film. Ora è appena arrivato da Belgrado in solo sei ore di autobus e tornerà indietro domattina. Dal cappuccio della giacca spuntano i suoi capelli corti, una grande barba rossa e gli occhi ingranditi dalle lenti degli occhiali.
Entriamo in un bar, salutiamo alcuni amici seduti a un altro tavolo e iniziamo a fare due chiacchiere di presentazione. In questa città ci sono parecchi potenziali ospiti registrati su Couchsurfing, e Gezim non è certo in cima alla lista, il primo è Shpetim, quello che ho incontrato ieri sera. Gezim ha un anno più di me e mi ha incuriosito perché ha la stessa passione di uno dei miei migliori amici, Davo. Chi non conosce Matteo Davoli, sappia che è un grande pianista e compositore di musica per cinema e teatro, che ha stracciato il proprio contratto a tempo indeterminato per realizzare il sogno di vivere della sua passione, la musica.
Anche se io non so suonare alcuno strumento, ho abbastanza conoscenze generali sul lavoro dei compositori da poter tempestare Gezim di domande sul suo argomento preferito. Ben presto arrivano Kushtrim e Durime, un lui e una lei con i capelli molto lunghi, entrambi amici e compagni di studi di Gezim. Durime parla solo albanese, perciò Kushtrim diventa il mio nuovo interlocutore. Non è proprio un appassionato di montagna, ma ogni tanto va a fare qualche escursione, perciò gli racconto del giro sul Pashtrik di ieri l’altro. Ben presto se ne va e restiamo in tre, perciò mi dedico alla mia occupazione preferita, cercare di cogliere qualche parola che conosco nel loro discorso.
Durime a più riprese mi rivolge apprezzamenti sui miei capelli, ma per il resto non capisco quasi niente di quello che si dicono, perché parlano praticamente un dialetto locale.

18:50

FSalutiamo Durime, che stasera ha un sacco di lavoro da finire entro domani, e andiamo in un pub. Anche Gezim deve consegnare domani un lavoro che non ha idea di come realizzare, ma dice che ci lavorerà dopo tanto lui praticamente non dorme.
Al bar non ci sono altri amici a interferire e così mi faccio raccontare dei viaggi di Gezim. Pur avendo le limitazioni del passaporto kosovaro, lui può spostarsi più facilmente per motivi di lavoro. Ad esempio tra poche settimane ci sarà un festival in Tunisia e lui ha in programma di andarci. La storia più bella però riguarda la conclusione dei suoi sei mesi di studio in Corea del Sud. Finita la propria permanenza ha lasciato Seoul, ma ha scoperto in aeroporto di aver letto male la data sul biglietto e che il suo volo sarebbe partito dieci giorni dopo. Contrariamente a quanto farebbe la maggior parte di voi, lui ha deciso di aspettare lì, anche perché la vita a Seoul non è per niente economica. Dopo questi dieci giorni da Tom Hanks, è tornato a casa. Divertito, mi racconta che gli è capitato di nuovo di dover aspettare un giorno in aeroporto, e istintivamente le sue gambe lo hanno portato in fondo all’aeroporto, dove solitamente i bagni e i distributori automatici di cibo sono vicini alle sedie. Non fermatevi all’inizio dell’aeroporto perché avrete i bagni lontanissimi.
Dopo un paio di birre al bar Gezim riceve un invito in un altro bar da un’altra amica e quindi ci spostiamo là insieme a lei e i suoi amici. Non l’ho specificato perché per me è scontato, ma naturalmente io mi presento ad ogni locale con zaino in spalla e bastone in mano, nascondo il bastone in un cespuglio ed entro equipaggiato come se questo fosse il campo base dell’Everest.
Ci sediamo al tavolo con una coppia di amici di Gezim e un altro ragazzo che lavora al bar e ha una chioma fluente da bassista di una band metal.
Non si parla un granché in inglese, perciò il bassista mi offre una partita a freccette. Si tratta di una partita professionale, c’è una macchina che conta i punti e si possono impostare le regole di gioco di una decina di giochi differenti. È sempre divertente giocare a freccette, ma penso sia inutile dire che lui arriva a 501 molto prima di me.
Dopo il bar Gezim invita tutti a casa propria, quindi prendiamo un taxi e arriviamo a casa in tempo per il coprifuoco. Un po’ di patatine, rakia distillata dalle prugne e musica, perché giustamente a casa di un compositore la prima cosa da fare è tirar fuori le casse.
Dopo solo tre brani la musica si interrompe, potremmo passare il tempo con un gioco. Difficile trovare un gioco in questa casa, non c’è neanche un mazzo di carte. Metà di noi non ne ha voglia, ma va a finire che obbligo o verità ha la meglio su ninja. Pazienza.
Finita la serata tutti rientrano a casa e Gezim invece di andare a letto mi propone uno spuntino. Va bene, volentieri. Lo spuntino diventa una cena e passiamo altro tempo a parlare, fino a notte fonda. In tutto ciò scopro anche che, se non fosse stato per il suo impegno inderogabile, Durime sarebbe qui perché prima al bar ci stava proponendo una cosa a tre.

4:43

Domani bisogna partire alle otto e mezza, andiamo a letto un paio d’ore. La parola Couchsurfing lascia intendere che dovrei dormire sul divano, ma siccome la stanza del divano è fredda Gezim mi lascia la propria camera e il proprio letto, e va a riposare sul divano.

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