La trappola madreporica

Lezione di ieri: ancorare alla foce dei fiumi protegge dal vento, ma riempie di fango la catena e l’ancora.
Venerdì 25/08/2023 Isola di Malolo (Fiji)
Per poter riportare la nostra rotta sulla mappa cartacea senza bisogno del punto nave, mi segno la direzione di bussola a orari regolari. Dato che si presenta l’occasione, può essere interessante osservare il sole a mezzogiorno. Bisogna sapere che, ogni giorno, il sole raggiunge il punto più alto sopra la nostra testa in un momento che raramente coincide con le 12:00. Ci sono diversi motivi per spiegare questo fenomeno, ma il principale è piuttosto semplice da spiegare. Quando il vostro orologio segna le 12:00, anche tutti gli altri orologi nel vostro stesso fuso orario segnano le 12:00. Facciamo finta che il sole giri intorno alla terra, in onore di quel burlone di Tolomeo. Il sole impiega un’ora per sorvolare interamente ogni fuso orario ma un osservatore fermo in un punto vede il sole all’apice della sua curva solo per pochi minuti. Questo significa che, chi si trova a Est del fuso orario vedrà il sole raggiungere l’apice un’ora prima di chi si trova al confine Ovest dello stesso fuso. Per il primo, il mezzogiorno vero sarà intorno alle 11:30 e per il secondo sarà alle 12:30. Ci sono altre correzioni da tenere in considerazione, ma la sostanza è che il sole culmina raramente a mezzogiorno spaccato. Per me che osservo oggi, il culmine è alle 12:16.
Mezzo miglio a Est di Malolo c’è un piccolo scoglio rotondeggiante, ma svuotato dall’erosione marina, come un guscio di cocco. Il bordo sospeso di questa calotta di roccia è profondamente seghettato e pare l’enorme bocca dentuta di un mostro marino, con tanto di criniera verde sulla testa. Per precauzione ci teniamo a distanza, aggirando l’isola dal lato Nord. Senza un alito di vento, la laguna è talmente placida che sembra di commettere un sacrilegio ad attraversarla con questo fracasso. Navighiamo ad occhi spalancati per individuare i banchi di coralli, prima che siano loro a individuare noi. Caliamo l’ancora in quindici metri d’acqua, cioè la massima profondità in cui possiamo effettuare la manovra in sicurezza. La regola ottimale, a detta del capitano, è di calare una lunghezza di catena tripla rispetto alla profondità dell’acqua. Questo serve per evitare problemi, se si dovesse alzare il vento all’improvviso. Se la barca inizia a tirare con forza la catena, questa si solleva sempre di più dal fondale marino. Avere una catena abbastanza lunga consente di mantenere un angolo piccolo tra la fine della catena e il fondale, così non si rischia di spedare l’ancora. Anche una catena troppo lunga può essere un problema, ma la nostra è così corta che non corriamo alcun rischio. Bisognerebbe impiombare la gomena che abbiamo a bordo sulla catena dell’ancora, ma la gomena è troppo grossa e non passa per gli anelli.
È giunta l’ora di fare la prima nuotata e osservare da vicino i mari tropicali. I coralli brillano sotto il sole, specialmente lungo il limitare della barriera, dove il fondale sprofonda improvvisamente da due a quindici metri. Nell’insieme, i colori sembrano sfumati, ma guardando i coralli da vicino si notano i colori sgargianti al centro dei singoli polipi che compongono le colonie. Non si tratta solo della varietà di colori, ma anche delle forme. Alcuni sono ramificati e sono blu con le punte celeste. Altri sono tondeggianti e viola oppure giallo chiaro, ma ogni piccolo polipo ha al centro un cerchietto fucsia o verde lime. Altri ancora sono gialli e sembrano palchi di cervo con ancora il velluto. Guardando da vicino, l’effetto vellutato è creato dai tentacoli gialli dei piccoli polipi, che si sbracciano per afferrare le particelle di plancton. Poi ci sono le spugne verdi, le spugne arancioni, le stelle marine blu elettrico, i gigli di mare con le braccia piumate. Però, naturalmente, ciò che è veramente incredibile sono i pesci. C’è una quantità e una diversità di pesci che mi lascia sgomento, è difficile abituarsi. Mentre negli altri gruppi di animali manca all’appello qualche colore, si può stare certi che i pesci sono disponibili in tutte le forme, tutti i colori e combinazioni di essi. Ben presto trovo dei pesci pagliaccio (Amphiprion barberi) arancioni con una banda bianca dietro la testa. Chiamo ad adunata il resto della ciurma, intenta ad armeggiare con il canotto. Magali ha paura di nuotare nell’acqua profonda, quindi è venuta qui con il canotto. Ernest si è stancato di nuotare senza maschera e ha iniziato a remare qua e là sopra ai coralli. Magali si sente così tanto a proprio agio che è salita sul canotto e per guardare i peschi si sporge fuoribordo fino a toccare l’acqua con la maschera. Per i pesci pagliaccio però bisogna fare un’eccezione, si decidono a saltare in acqua e a dare un’occhiata da vicino. Ernest, stanco si fare il gondoliere, si fa prestare una maschera per andare a caccia di altre rarità sottomarine. Mi chiama poco dopo, perché ha trovato un grosso pesce tondeggiante a pois gialli, quello che io chiamo pesce-me-stesso (Arothron hispidus).
Ormai abbiamo finito e si torna a bordo con il canotto.
Qualche ora più tardi, scendiamo a terra in tempo per il tramonto per bere qualcosa al bar della spiaggia. Non ci trovo niente di interessante, a parte chiacchierare in compagnia. Se devo fare un investimento, meglio comprare una bottiglia intera di rum.
Al rientro abbiamo qualche difficoltà a ritrovare Valiant, perché al buio le luci in testa d’albero sembrano tutte uguali. Per fortuna che Raph si è segnato la nostra posizione sulla mappa del telefono, altrimenti avremmo dato visita a ogni singola barca ancorata nella baia.
Alla mattina soffia un leggero venticello, così c’è la prendiamo comoda. dovrebbero bastare solo cinque ore per raggiungere l’isola di Cast Away, salperemo l’ancora dopo mezzogiorno, dopo una seconda nuotata a guardare i pesci.

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