Lezione di ieri: Forse andare a Sud non è una strategia affidabile.
Mercoledì 25/10/2023 Oceano Pacifico (Isole Cook)
Il vecchio yankee è una delle vele costruite insieme a Valiant, nel 1971. Dopo aver subito i maltrattamenti di due generazioni di marinai, ha la balumina sformata, che sbatacchia continuamente. Le potenti vibrazioni vengono trasmesse all’albero e al paterazzo. Il capitano dice che di questo passo rischiamo di rompere qualche altro sostegno dell’albero. Per cercare di contenere le vibrazioni, prova a spostare in avanti il bozzello della scotta. Su Valiant la scotta della vela di prua è rinviata su un grosso bozzello, agganciato ad una rotaia forata. (Non so se si chiami rotaia, è una barra di alluminio con tanti fori, ai quali agganciare una puleggia.) A bordo abbiamo solo due bozzelli di grosso calibro, muniti di moschettone girevole. Bozzello e moschettone sono uniti da un perno, che a sua volta è assicurato con una coppiglia. La coppiglia è tipo un anello portachiavi e serve per impedire che il perno si sfili. Se le vibrazioni della scotta riescono a sfilare la coppiglia, il perno scappa e il moschettone si apre di botto. Nella prima settimana di navigazione abbiamo perso tutte e due le coppiglie, ma per fortuna nessun altro pezzo è finito in mare. Ora il perno è tenuto in posizione con il nastro isolante, che va cambiato ogni volta che bisogna spostare il punto di scotta e anche ogni volta che il nastro cede e il bozzello esplode di nuovo. Inoltre, per spostare il bozzello avanti o indietro, bisogna effettuare due virate. Come sì può immaginare è un sistema comodissimo, ma non abbiamo alternative valide.
Verso il tramonto le nubi si richiudono sopra di noi e il vento rinforza progressivamente da venti a trenta nodi. Il mare è decisamente inquieto, le onde sono passate da due a tre metri di altezza in dodici ore. Qua e là ci sono macchie bianche di schiuma, con qualche raro uccello marino che plana sfiorando le onde con le ali. Sono prevalentemente sule brune che vengono a farci visita, incuriosite.
Mentre sono al timone, il capitano è in cambusa a preparare la cena. È una notevole responsabilità, perché bisogna tenere la barca più dritta possibile per circa un paio d’ore. È quasi impossibile, specialmente con queste onde irregolari. Ogni volta che qualcosa si ribalta nella cambusa, sento Charlotte tirare degli accidenti. Questa volta è diverso, mi informa che c’è un’altra maniera di navigare sulle onde, diversa dal metodo che abbiamo usato finora. “Invece di tenere stretto il timone, bisogna lasciare che Valiant trovi la rotta giusta. Ieri notte mi è bastato tenere il timone con due dita.” Sembra molto interessante, ma Charlotte non sa come spiegarlo meglio di così. Me lo farà vedere in pratica, ma un’altra volta, vorrà dire che proverò domattina.
Nella notte buia, ci aiutiamo a trovare la via grazie alle luci di navigazione. Quando finisco il turno delle tre è ancora buio e il capitano insiste per darmi il cambio al timone. Mi sembra un’idea pessima e non credo che resisterà a lungo, così sveglio Ernests in modo che stia all’erta. Mai e poi mai Charlotte ci sveglierebbe, perché siamo stanchi, è convinta che siamo stanchi come una nonna convinta che i nipoti abbiano fame. Non c’è niente che si possa dire o fare per provare il contrario.
Come previsto, all’alba trovo Lord Asparagus al timone. Charlotte è così sana che ha resistito mezz’ora al timone, si vede che le costole stanno alla grande. Le onde non sono affatto migliorate, il ché significa che posso provare a sperimentare nuovi modi di prendere le onde, basandomi sull’indizio datomi dal capitano, più criptico di un oracolo. Provo a lasciare andare la ruota, ma non succede niente. Dopo tre ore di tentativi, sono più confuso di prima. Forse ho imparato qualcosa, così chiedo al capitano se sto facendo bene oppure no. Non è possibile ricevere una risposta, solo un secondo indizio. “Ho notato che Ernests in questi giorni ha capito come fare, lo sento da come timona.” Forse il mio compare potrà essere di qualche aiuto e torno in pozzetto, tutto soddisfatto di aver trovato una nuova pista. “Dimmi, che cos’è che hai imparato negli ultimi giorni?” La mia domanda non viene neanche presa sul serio, così chiedo di nuovo. “Niente”, risponde Lord Asparagus, con un’indifferenza disarmante. Andate al diavolo allora, faccio da solo. Rimuginando la mia frustrazione, mi pianto in un angolo del pozzetto a fissare mastro Ernests per carpire il suo segreto. È talmente segreto che nemmeno lui stesso ne è consapevole, oppure sta timonando a caso. No, decisamente non a caso, forse ha solo le mani scollegate dal cervello. Seduto comodamente sulla panca, lascia il timone libero di girare quando arriva un’onda. Dopo ogni onda, riporta la ruota dov’era prima. È così difficile da spiegare a parole?
Stiamo andando incontro alle stesse condizioni meteo della settimana scorsa, con raffiche che sfiorano i trenta nodi. Il vento sta girando così tanto che ormai siamo diretti a Nordest, sprecando i gradi di latitudine guadagnati finora. All’alba viriamo di bordo, per non salire oltre la latitudine di Raiatea. Il nuovo bordo dura pochissimo, perché navigare contro il vento e contro le onde è impensabile. Per scavalcare le onde serve velocità, ma c’è troppo vento per aprire lo yankee più di così. Poggiando deviamo verso Sud-ovest, quindi non ci resta che la rotta di prima. Virata!
Raccontata così, forse sembra che stiamo assecondando il meteo; navighiamo pazientemente nella direzione migliore aspettando che passi. La verità è che dovreste guardare Charlotte, ma ricordate di turarvi le orecchie come i marinai di Ulisse. Il problema è che le previsioni meteo segnalano un peggioramento su un’area vastissima e noi ci siamo proprio in mezzo. Nei prossimi cinque giorni il vento medio raggiungerà i trenta nodi, con raffiche a quaranta. L’ultima virata ha mandato all’aria i piani del capitano, perché dobbiamo tornare verso Nord molto prima del previsto. Inoltre Charlotte ha avuto una pessima notte per via del dolore alle costole, che è considerevolmente peggiorato. La mattinata aumenta la frustrazione, le continue raffiche ci costringono ad allontanarci di altri trenta gradi dal vento, entro le dieci puntiamo già dritto a Nord, non abbiamo alternativa. Le onde ormai sono alte tre metri e mezzo, peggiorano di ora in ora. Alcune creste sono così alte e ripide da rotolare e infrangersi in lontananza. Le condizioni del mare peggiorano di ora in ora, bisogna imparare a gestirle per tenere il passo. Adesso che conosco il segreto di mastro Ernests, sto iniziando a studiare il comportamento di Valiant. Piano piano sto iniziando a capire, anche se non poter surfare sulle onde è un supplizio terribile, è uno spreco di divertimento. È come arrivare in cima allo scivolo e scendere dalle scale. L’unico problema è che, ad ogni surf, tutti gli oggetti e l’equipaggio vengono proiettati lateralmente, per inerzia. Quando c’è qualcuno ai fornelli, il disastro è assicurato.