Lezione di ieri: a volte uno gira tutto il mondo, solo per scoprire che il posto migliore è casa.
Domenica 12/11/2023 Oceano Pacifico
L’oceano è disteso in lunghe onde provenienti da Est e Valiant naviga a vele spiegate verso Raiatea. Le condizioni sono così favorevoli che la velocità della barca è superiore alla velocità del vento vero. A Lord Asparagus sembra impossibile, ma non c’è nessun trucco, semplicente navighiamo di bolina stretta, quasi controvento. Questo significa che il vento che soffia nelle vele e che sentiamo in faccia è doppio, è circa la somma del vento vero e della nostra velocità. Questo meteo è eccellente per riflettere, e i discorsi di questi ultimi due giorni riguardo al ritorno in patria mi divorano. Tuttavia, prima di procedere a fantasticare sul progetto della nuova magione, ho bisogno di informazioni precise sulla differenza tra terreno edificabile e agricolo. Sono abbastanza sicuro di poter semplificare il concetto di casa abbastanza da renderlo legalmente una quasi-casa, ma non posso esserne certo. Meglio lasciar perdere per il momento, perché tra noi e la terraferma c’è ancora letteralmente un abisso, profondo cinquemila metri. C’è solo un modo per risolvere la situazione, cioè scrivere queste righe e depositare le memorie di questi giorni, che sembrano susseguirsi tutti uguali. È impossibile che finisca di scrivere tutto quanto entro l’arrivo, ormai ho due mesi di traversata in arretrato. Grazie a questo trucco non sono più impaziente di arrivare, anzi l’arrivo sembra imminente, dovremmo rallentare… Flap flap flap flap flap, ho perso la rotta. È stato solo un attimo di distrazione, giuro che non ho fatto apposta.
Finito il turno, le mie buone intenzioni di scrittura vengono sopraffatte dalla voglia di lettura. Quel Peter Pan! Lo sapevo che non avrei dovuto leggerlo, ma per fortuna è breve, sono già a metà. In un baleno Ernests finisce le proprie tre ore di timone, così ritorno in pozzetto per il turno del tramonto. Malgrado i pannelli fotovoltaici, le batterie di bordo languono, siamo arrivati a malapena sopra al 75%. Bisogna sperare di accendere il motore, che ormai sta diventando un’arte. Lord Asparagus mi lancia la solita occhiata complice di quando accendiamo il motore, solo lui conosce il mio segreto. Il motore non parte, come ci si aspettava, e Charlotte prende a inveire contro l’avviamento, un cavo che non la lascia passare, la manetta del gas che non funziona, il cielo, il mare e l’universo mondo. A furia di tentativi, trova una nuova maniera di aggirare i guasti all’elettronica dell’avviamento.
Su questo bordo facciamo notevoli progressi verso Est, ma la corrente subtropicale e le onde ci fanno andare alla deriva verso Nord, così a mezzanotte viriamo di bordo verso Sud per recuperare la latitudine perduta. Ho davanti un’altra ottima notte stellata, navigando verso Sud ora vedo bene il Leone e l’Idra, a dritta di prua. Non abbiamo ancora spostato l’orologio, ormai siamo così a Est che il sole sorge alle tre e mezza.
Grrrr-rrrr-rrrr. Alle cinque e mezza, come al solito, nessuno mi ha svegliato per iniziare le manovre. Salto dal letto e in pozzetto c’è Charlotte che cazza una scotta, con la faccia tesa per lo sforzo. Resto nel tambuccio, a mezzavia, a cercare di indovinare il perché di tutto questo, ogni giorno. Non indovino neanche oggi, così resto a guardare questa quotidiana follia, con un sorriso cinico. Forse visto da fuori questo ghigno ha un aspetto diverso, ma posso assicurare che è solo un sorriso cinico. Mi pare di avere davanti un caso irrecuperabile.
È così frustrante che bisogna lanciare un messaggio. Finita la manovra agguanto la maniglia del winch e torno in cuccetta. Abbiamo altre due maniglie in pozzetto, ma questa è la migliore. Alla prossima manovra sentirò gridare “Dov’è la maniglia, for fuck sake?!”, così avrò cinque secondi di vantaggio per saltare dal letto e andare ad aiutare. Con questi pensieri torvi mi sdraio a riposare, con la maniglia sotto la schiena. Va già molto meglio.
Charlotte se ne accorge mezz’ora più tardi, quando vede la maniglia seduta accanto a me, al tavolo del carteggio. Stizzita, mi domanda che cosa ci fa lì, ma non so bene come articolare tutto il mio sconforto. “È perché… non so come dirlo, mi serve un turno al timone per pensarci su.” Timonare è un incredibile toccasana, forse è una forma di meditazione.
Finito di riflettere, è molto più gratificante fare i conti dei giorni di navigazione restanti, basati sulle miglia percorse nei giorni scorsi. Sembra esagerato, ma i dati dicono che arriveremo tra una settimana. Lord Asparagus non è affatto stupito, è bravo a fare di conto e non si lascia abbindolare facilmente. Altre due settimane sono un’eternità, parliamo di qualcos’altro.
“Palla, hai già pensato a dove comprare il terreno?”
“Oh sì, a sette chilometri da casa mia, in un paese ai piedi delle prime colline, si chiama Puianello.” Ride, non si aspettava una risposta così precisa.
Io intanto continuo, elettrizzato: “Immagino che ci sia almeno un proprietario disposto a cedere un pezzettino di terra. Ieri ho segnato sulla mappa dove abitano amici e parenti, per individuare una zona non troppo isolata. Il risultato è sorprendente, il baricentro dei segnaposto coincide con il centro città! Chi l’avrebbe mai immaginato. Quello dei segnaposto è stato un lavoro abbastanza inutile, poco più che un passatempo, però ho pensato che, invece della pianura, il pedecollina sia più attraente, specialmente in estate quando fa caldo. La casa non sarà un granché, quindi bisogna compensare con qualche altra attrattiva. Un po’ di refrigerio mi sembra ottimo, bisogna solo fare un sopralluogo in estate per controllare che non ci siano troppe zanzare. Poi c’è una pista ciclabile che porta direttamente in città, è vicino a dove abito ed è comodo per ricevere visite. È buffo trovarsi tutto a un tratto con questa idea di comprare della terra. Deve essere dovuto a tutti quelli che mi hanno chiesto quanta terra possiede la mia famiglia. Non ne possiede affatto, e in Italia è anche piuttosto normale, immagino che sia così anche in Lettonia, giusto?
Ernests ancora una volta mi stupisce. “La Lettonia è famosa per la sua copertura forestale, in realtà è piuttosto comune avere dei terreni. Ad dirla tutta, mio padre è proprietario di un pezzo di foresta all’interno di un parco nazionale, viene anche pagato per mantenerla in condizioni naturali. Non sarebbe male, ma è infestata di castori.”
“Ahah, questa è bella, non ho mai sentito parlare di infestazione di castori. Se sono davvero così tanti, puoi sempre darti al commercio delle pellicce come i cari vecchi pionieri canadesi.” Ernests è vegano, figuriamoci.
“Non lo so se è proprio infestata, ma comunque come posto non mi sembra ideale. Oltre a quello, i miei hanno una seconda casa in riva al fiume, letteralmente a cinquanta passi dall’argine naturale. Nel fiume c’è una diga, che collega le sponde ad una grande isola di alcune decine di chilometri quadrati. Ecco, quello potrebbe essere il posto giusto! Ci vado spesso a camminare nel bosco e conosco anche un tizio che ci abita.”
È finito il suo turno, torna di sotto a far colazione e a riposare. Il mare è leggermente più grosso di ieri, ma l’orizzonte è ancora piatto e, sotto il cielo sereno, l’acqua è di un blu profondo.