Il lago bianco e blu

Lezione di ieri: per spostarsi in macchina i cittadini dei paesi extraeuropei dovrebbero spendere un patrimonio.
Martedì 18/01/2022 10:20 Van (Turchia)
Ora inizio a capire il motivo della letargia degli ultimi giorni. Probabilmente in quella notte a Malatya non mi sono riposato per niente. So bene che chi soffre cronicamente di insonnia ha l’impressione di non dormire affatto ma a livello biologico si riposa, altrimenti la completa privazione di sonno sarebbe letale in un paio di settimane o anche meno. Nei Balcani ci sono state diverse notti in cui ho avuto l’impressione di non aver dormito, ma in realtà alla mattina non ero stanco. La differenza è che nei Balcani non c’erano cani microcefali a tenermi sveglio.
Più tardi devo assolutamente fare un giro a vedere il castello di Van e soprattutto la riva del lago, ma per il momento posso scrivere qualcosa mentre aspetto che Fatih riprenda conoscenza.
13:32
Fatih si è svegliato, ma solo per dirmi che oggi pomeriggio sarà di nuovo a lezione fino alle 19:30. Ho aspettato per niente, adesso è il caso di andare perché da qui al lago ci sono otto chilometri. Sì lo so che ci sono anche gli autobus, ma camminare è così bello.
La città di Van sembra perennemente congestionata di automobili e gas di scarico, probabilmente a causa del freddo. Da mattina a sera si sentono i clacson lungo le strade, come se aiutassero a rendere il traffico più scorrevole. Fatih è originario di Batman e ha detto che Van non gli piace, inizio a capire il perché.
Le strade non sono state pulite, così come i marciapiedi, e tutto è ricoperto da una spessa crosta di neve pressata su cui le mie scarpe da trekking non fanno alcuna presa. La mia camminata sembra più un ballo, che include anche qualche casquè. Alla terza caduta inizio a capire che forse gli altri non scivolano così spesso perché non hanno fretta e fanno passi corti. Io ho fretta di arrivare e quindi continuerò a scivolare, pazienza.
Mentre cammino scruto ogni albero e ogni cespuglio, in cerca di un sostituto per il bastone perduto, ma non trovo niente di adeguato. In quasi un paio d’ore arrivo al lago, dopo aver scoperto che il cancello di accesso al castello è chiuso. Mi sono dimenticato il costume da bagno! Mmh, non è un grosso problema, l’acqua è decisamente sporca, meno male. Il vento oggi soffia da ovest e le piccole onde hanno sollevato del fine sedimento organico che ha reso l’acqua torbida.
Il lago è sconfinato e si scorge una parte della sponda opposta solo grazie alla montagna restrostante. In piedi sulle pietre della riva, noto uno strato di ghiaccio su una roccia, proprio al livello delle onde. È da tutto il giorno che quel pezzo di ghiaccio è al sole e le onde lo hanno sommerso centinaia di volte, ma non si è ancora sciolto. Qualcosa mi dice che la superficie del lago è molto prossima a zero gradi, il ché spiega perché di notte a Van c’è -17°C. L’effetto mitigante del lago inizia solo quando la temperatura dell’aria scende sotto lo zero.
Il lago Van ha una forma particolare, con tre lobi, infatti non si tratta di un lago glaciale o di un lago vulcanico come i grandi laghi italiani. Si tratta invece di un lago tettonico, cioè di una conca formatasi lungo una linea di faglia. Due porzioni di crosta terrestre si allontanano e il terreno al centro sprofonda. Non a caso a Ovest del lago Van è presente anche un vulcano spento, il posto preferito di Nazgül per campeggiare. Non finisce qui, il lago è endoreico, cioè non ha emissari e raccoglie tutta la pioggia che cade in questa regione. Per questa ragione è fortemente alcalino, data la concentrazione di carbonato e bicarbonato di sodio e potassio che rendono basica l’acqua. I 23 grammi di sali disciolti in ogni litro d’acqua impediscono il congelamento anche a temperature inferiori allo zero, il ché spiega il mistero del ghiaccio sul bagnasciuga.
Faccio qualche foto all’immensita del lago ed è ora di rientrare a casa, perché il sole scompare dietro le nuvole all’orizzonte e il vento freddo inizia di nuovo a mordere le orecchie.
Due bambini poco vestiti come me attraversano i binari innevati per venirmi a chiedere un soldo. A quanto sembra, qui raccogliere cartone e metallo dai cassonetti non è un mestiere che dà lavoro a tutti. Quanti altri mendicanti incontrerò altrove? In India per esempio?
La strada verso casa è lunga e nevosa, piena di macchine parcheggiate a metà tra strada e marciapiede. Nel pomeriggio si è sciolta la neve sulle strade, quindi per tornare più in fretta cammino a bordo strada. Quando passa una macchina l’autista si prodiga a sfanalare o a suonare il clacson, ignaro del mio disprezzo per quelli che non sono capaci di parcheggiare e per quelli che suonano il clacson. Ho la luna storta perché sono tre giorni che mi dico “sì sì adesso scrivo” e poi non riesco a combinare niente. Poi c’è anche Fatih che sembra che debba venire e poi non viene, non capisco se ieri si sia annoiato a morte o se stia solo morendo di stanchezza per via del lavoro. Sorrido, ad ogni modo, o forse è un ghigno. Non mi vedo dall’esterno, ma tanto non importa.
Compro sette etti di frutta secca e ritorno al caldo del Backpacker hostel senza esse, dove pago le due notti e bevo un tè.
20:10
Fatih non si è ancora fatto vivo, ma in compenso ho un posto dove stare a Kars. Domani notte invece posso dormire a Iğdır, che è l’unico angolo dell’Est della Turchia in cui possa campeggiare. (Lo spiego una volta per tutte perché non riesco a scrivere Iğdır con lettere italiane perché inizia con il suono ı, che non ha equivalenti nei suoni della nostra lingua. Si pronuncia ìdır, con l’accento sulla prima ı.)
Tutte le città intorno si trovano su un altopiano a duemila metri di quota, ma Iğdır è mille metri più giù ed è di sei gradi meno fredda. Domani sarà una giornata nuvolosa e la minima è -4°C, come essere ai tropici. Forse è questo che mi rende nervoso, non i clacson. Il fatto di non poter campeggiare da nessuna parte tra qui e il mar Nero mi tormenta. Da ieri avrò controllato il meteo di Iğdır dieci volte per valutare le probabilità che la temperatura resti davvero sopra a -8°C. Ormai direi che non ci sono dubbi.
21:48
Fatih si è ripreso, a quanto pare ha finito dieci minuti fa ed è andato direttamente a casa. Dice che non ha molto senso che lo raggiunga a casa sua perché tanto abita a quattro chilometri da qui e domani lavora di nuovo. Forse ha anche ragione, ma di fatto sono due giorni che lo aspetto per niente.
Continuo a sgranocchiare frutta secca e mi addormento.

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