Il cimitero degli zaini

Sabato 23/10/2021 6:35 Bologna

Alla fine la sera prima della partenza non ho dormito, avevo ancora troppe cose da fare. Giuro che ci ho provato a finire per tempo, ma non ha funzionato neanche stavolta. C’è di buono che nei giorni prima ho dormito in abbondanza, senza sveglia. Questo ha senz’altro ritardato i preparativi, ma mi conosco e gioco d’anticipo.

Saluti e abbracci, qualche lacrima, poi esco dalla porta di casa, lascio il condominio ed è fatta, sono partito.

Arrivo a prendere il Flixbus accompagnato da mia sorella e da Matte (Lasalvia), che hanno avuto il coraggio di svegliarsi alle 5 per accompagnarmi alla stazione di Bologna. Sono gli ultimi ad assistere al mio stato confusionale. Infatti, nel salutarli gli dico che “ancora non mi sembra vero e secondo me ci rivediamo tra tre giorni”.
Salgo, si chiude la porta e penso: “Ok, accenditi, ora sei da solo”. Sul bus sonnecchiano tutti, perciò mi aggrego anch’io, seduto in fondo di fianco al finestrino.


12:23 Trieste

Il Flixbus è in ritardo di 13 minuti, che sono cruciali perché non riesco ad andare a comprare i dieci metri di corda da 6mm che mi servono per appendere l’amaca. Sento da qua tutta Reggio che ride, perché è veramente ridicolo che Palla non abbia in casa una corda adatta.
È così, purtroppo, la corda che uso di solito per l’amaca è grossa il doppio del necessario e pesa un chilo.
Quindi tiro dritto per la Slovenia, tanto è qui a 10 chilometri. Dritto… vado a intuito e sbaglio strada, quindi guardo la mappa e mi dirigo verso il mare. Dalla banchina del lungomare si vedono duecento persone riunite in una grande piazza, quei pochi che sono venuti nonostante il corteo di protesta contro l’obbligo vaccinale sia stato annullato.
Mi dirigo verso SE per un paio d’ore, fino ad uscire dalla periferia e iniziare a respirare aria al gasolio. Sì, perché appena fuori Trieste ci sono le enormi cisterne di stoccaggio di un oleodotto. Le cisterne sono bianche, con dipinti alcuni uccelli neri in volo, intorno un bel prato curato e di fianco ci sono un vigneto e un piccolo uliveto. Se aprite una bottiglia che sa di gasolio, sapete da dove viene.
Oltre l’uliveto il terreno sale, sale fino a 420m di altitudine, demarcando fisicamente il confine di stato. Imbocco un taglio nel bosco per fare prima.
Un po’ come dietro l’altura del confine Nord nel Re Leone, che è disseminata di resti di animali, io inizio a vedere resti di zaini, sacchi a pelo, vestiti, cappelli, coperte e così via, come se mi trovassi nel cimitero dei viaggiatori. Non ha senso. Altra interpretazione: è come se mi trovassi sulla via dei rifugiati che percorrono la rotta balcanica, che per qualche ragione gettano via i vestiti e gli zaini prima di entrare a Trieste. Così ha più senso, infatti mezz’ora dopo trovo un biglietto comprato a Belgrado. Il sentiero diventa presto una pista da Downhill, con salti, curve paraboliche e ciclisti col casco.
Il sentiero raggiunge di nuovo la strada a 50m dal confine di stato di Drzavna Meja, difficile trovarne uno più impronunciabile. Un altro passo e sono fuori, è fatta. (Qui è facile, non c’è nessuna dogana)


16:15 Slovenia

Mi fermo per fare un breve video in inglese, quando mi nota un vecchio che sta andando a prendere la macchina. Poco dopo mi passa di fianco e mi chiede dove sto andando, in friulano, che è l’unico italiano che si parla da queste parti. Io capisco solo “Dove te va?” e gli dico che sto solo andando al castello di Socerb, a trecento metri. È tutto quello che so, per ora. Lui mi risponde “Ah, te va a pì”, e riparte. Capisco di aver perso il primo autostop del viaggio.
Poco male faccio un giro al castello, ben tenuto, ma che in realtà è poco più di una torre di guardia arroccata sul bordo del precipizio di roccia che contiene l’Italia. Da qui la vista sul Golfo di Trieste è magnifica, con le cisterne di gasolio in primo piano.
Il prossimo passo è cercare un posto in cui passare la notte. Sono tre settimane che rimando la partenza, quindi non ho contattato nessuno su Couchsurfing o piattaforme simili.
Solo che in Slovenia, come in Italia, è vietato essere colti a bivaccare su suolo pubblico, quindi è bene cercare un posto ben riparato.
Sono nel posto giusto perché qui è tutto bosco, con parecchi sentieri. Appendo l’amaca a due alberi abbastanza piccoli e vicini da non richiedere alcuna corda e mangio qualcosa finalmente. Che cosa offre la casa? Bsissa tunisina, il secondo miglior cibo del viandante, dopo il lembas, il pane elfico. La bsissa è un mix di farine tostate fatto con grano, ceci, anice, cumino, coriandolo e tutte le spezie immaginabili, a seconda dei gusti. È tostata, quindi basta aggiungere l’acqua fino alla consistenza desiderata ed è pronta.
Dal sentiero qualcuno mi ha visto, sono i ragazzi che ho incrociato prima. Non mi fido neanche della mia ombra, quindi mi inoltro un altro po’ nel bosco. Non voglio seccature stanotte.

1 commento su “Il cimitero degli zaini”

  1. Matteo Lasalvia

    Tutto questo nascondersi mi ricorda certe notti sulle Alpi! Che fosse tutto un allenamento anche quello?
    Comunque è vero, alla stazione eri incredulo, ma dall’esterno io ho percepito pure dell’entusiasmo! Fai buon viaggio!

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