Fantarchitettura

Lezione di ieri: se qualcuno cerca di aiutarti a guarire, non fare l’eroe e aiutalo anche tu. Almeno un po’.
Lunedì 13/11/2023 Oceano Pacifico (Polinesia Francese)
Finito il turno, è ora di continuare la bozza del blog di ieri, ma quel Peter Pan prende di nuovo il sopravvento, l’ho quasi finito. In un batter d’occhio è di nuovo ora di timonare, cioè di pensare alla casa. Ernests mi confessa che ha iniziato addirittura a disegnare qualche schizzo della futura casa. Io non ho osato, mi mancano ancora troppe informazioni per passare oltre. Meglio finire il libro e proseguire con il blog.
La casa di Ernests sarà costruita sui pali, proprio come le case che ho visto in Indonesia e in Papua. Mi sembra una soluzione saggia, richiede molto meno lavoro per scavare le fondamenta. “Se vuoi ti metto in contatto con Ricky Zulfamudhin, il mio amico architetto a Samarinda. È professore universitario e si interessa proprio di architettura tradizionale, lui sì che è affidabile, il mio parere architettonico invece non vale un accidente.”
Ora siamo diretti a Sud e le onde in aumento non rappresentano ancora un problema per lo scafo affusolato di Valiant, che guizza tra le creste filando quasi sette nodi. Così io riprendo a lavorare al progetto.
La struttura portante di tubi innocenti, quelli che si usano nei cantieri, mi sembra ancora una scelta solida. Se sono fortunato, una costruzione del genere non conta neanche come edificio. Inoltre, essendo modulari la casa si può estendere, basta smontare la parete di fondo e aggiungere tubi allo scheletro di acciaio. L’idea di base era di costruire una struttura portante di tubi di acciaio, per poi ricoprirla di ampi pannelli di legno, imbottiti di lana di roccia o qualche altro materiale isolante. I pannelli si possono fissare al telaio metallico e da lì non si spostano più. La finitura esterna sarebbe un po’ uno schifo, ma ho un piano. Girando il mondo ho trovato una grande varietà di invenzioni architettoniche, ma ciascun popolo si fa custode delle proprie. Dove l’architettura occidentale prende il sopravvento, tutto il resto va perduto. Così sto pensando di dare alla casa un aspetto tradizionale, con i mattoni a vista come i casolari di campagna, magari con una finestra tonda sopra la porta ad arco. Se le pareti fossero davvero di mattoni, servirebbero mattoni a vagonate per garantire una coibentazione efficiente. Inoltre una soluzione del genere sicuramente non si adatta ad un terreno non edificabile. Per questo mi serve una lama che tagli i mattoni a fettine. Basta incollare le fette di mattoni sui pannelli di legno per fare finta che siano solide mura. Aggiungiamo un po’ di malta fasulla nelle intercapedini, e il trucco diventa indistinguibile dall’originale. Suona vuoto, ma isola bene. Sto correndo troppo,non ho idea di quali siano le norme, magari per costruire la casa serve il progetto di un architetto. Meglio lasciar perdere, per il momento.
Nel frattempo, di sotto dormono tutti, da ore. In realtà è da stamattina che dormono parecchio, forse abbiamo a bordo la mosca tze-tze. Non avrei mai immaginato che Charlotte potesse dormire tanto a lungo, per più giorni consecutivi. Intanto m sole tramonta, si accendono le stelle e navighiamo via nella notte.
L’alba è ricca di stelle, ottimali per il mio punto nave quotidiano. Charlotte passa al timone facendo colazione con compresse di antidolorifico inzuppate nel tè. È di pessimo umore, come al solito, poi rovescia il tè, un’onda la inzuppa e il pozzetto riecheggia di improperi. Molto bene, meglio andare a letto.
Mi sveglio per il turno della mattina, inondato dal sole. Davanti a noi una lunga scia di pesanti nuvole, estese da Sud a Nord. Più tardi, da vicino, vedo bene che si tratta solo di un enorme serpente nuvoloso, che striscia silenziosamente davanti a noi, sbarrandoci la strada. Sveglio il capitano e decidiamo di girare sui tacchi, allontanandoci dal pitone grigiastro prima che si accorga della nostra presenza. Intanto rifletto ad alta voce: “Sarebbe spettacolare navigare sul bordo di questa fascia di nuvole, sfruttando il vento che le trasporta.” Dopo la strambata, la rotta è pessima come immaginavamo, diretta a Sud-sudovest. Tuttavia il vento inizia lentamente a girare, finché diventa chiaro che stiamo navigando lungo il serpentone, sotto gli sbuffi di vapore che escono dai lati. Il vento gira ancora, sembra amichevole e lo seguo, ora siamo proprio sotto la pancia umida dell’anaconda, e piove. Mastro Ernests si sveglia proprio quando inizio a vedere in cielo azzurro dall’altra parte del serpente. Trionfante, gli mostro sulla mappa digitale il tracciato dell’ultima ora di navigazione.
“Complimenti mio giovane allievo, vedo che impari in fretta.”
“Grazie maestro, le tue lezioni sono preziose.”

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