Ho incontrato Martina venerdì, non mercoledì. Il ritorno al Get Inn ha scombinato i ricordi.
Lezione di ieri: inizio ad attrarre l’attenzione senza sapere perché, molto bene.
Venerdì 3/12/2021 6:28 – Skopje (Macedonia del Nord)
Come spesso accade quando si passa la notte fuori, l’alba è spettacolare. Le nuvole a cumulo ardono come braci a causa della vivida luce gialla che filtra da Sudest.
C’è freddo però, meglio fare due passi per scaldarsi e scrivere. Nel frattempo inizia a piovviginare e il sole disegna alle mie spalle un grande arcobaleno. Non serve nient’altro per cominciare bene la giornata, perché la pioggia è veramente leggera e il telo azzurro basta a proteggere lo zaino e il sacco a pelo, mentre finisco di pubblicare l’articolo.
Contatto anche l’ambasciata italiana per sapere se è possibile ottenere la terza dose di vaccino anti-covid, mi richiameranno più tardi.
12:45
Scendo di nuovo in città e da un momento all’altro vengo investito dalla bolla di smog che aleggia nella zona abitata, piena di macchine.
Non ha senso allontanarmi dal centro finché non mi risponde l’ambasciata, quindi intanto vado a fare la spesa. Mentre mangio arrivano un paio di gatti, pronti a intervenire in caso di caduta di pezzi di panino.
Richiamo l’ambasciata, ma a quanto sembra per essere vaccinati serve un permesso di soggiorno o un documento di residenza in Macedonia. L’uomo che mi risponde mi consiglia di provare in Bulgaria, in Unione Europea probabilmente ci sono maggiori speranze di essere vaccinati. Prima di salutarmi, mi propone di vederci stasera alle cinque a bere una birra. Ormai non ho più tempo per uscire da Skopje oggi, accetto volentieri l’invito.
15:40
Faccio comunque un tentativo in uno degli ospedali della città, ma non si capisce neanche quale sia l’entrata principale. La trovo, a intuito, ma c’è una guardia a piantonare l’ingresso, che parla solo macedone e gentilmente mi indica la porta senza neanche provare a capire di che cosa ho bisogno. Nel frattempo arriva un ragazzo con sua madre, e mi aiuta a spiegare di che cosa ho bisogno. “Non facciamo vaccinazioni qui, prego vai via.”
Molto simpatici, meno male che tra poco devo incontrare Vladimir, quello dell’ambasciata, per migliorare un po’ la mia opinione sulla cordialità dei macedoni.
17:15
Mi aspettavo una birreria con cucina, bancone e tavoli, invece siamo in un posto per intenditori, un rivenditore di birre con due tavolini in un negozio minuscolo pieno di birre artigianali. Vladimir ha studiato filosofia qui in Macedonia, poi ha vissuto per anni in Italia, infatti parla un perfetto italiano con accento romanesco. È tornato in Macedonia e lavora all’ambasciata da vent’anni, ma lo vedo decisamente provato. Dice che è stanco di questo lavoro e che vorrebbe viaggiare un po’ come faccio io, ma con il passare degli anni è sempre più dura. Ormai per lui viaggiare è diventato molto più dispendioso di un tempo.
Non c’è niente da fare, stasera Vladimir è proprio giù di corda e non c’è modo di tirarlo su.
Prima ancora di aver finito la seconda birra il proprietario del locale, Marian, ci caccia fuori perché ha fatto giornata e vuole andare a casa. È così gentile che ci lascia anche il sacco della spazzatura da buttare via.
A questo punto Vladimir mi lascia perché dice di essere molto stanco e di aver bisogno di riposare un po’, poi magari uscirà di nuovo. Io non sono sicuro su dove passare la notte e mi piacerebbe sapere che intenzioni ha per avere qualche punto fermo. Ci salutiamo e forse ci rivedremo stasera o altrimenti domattina, perché ci sarà una festa in piazza a mezzogiorno, alla quale sarà presente anche l’ambasciatore.
Rimango solo, con lo zaino in spalla e le mani libere. Già, perché ho le mani libere? Il bastone, è rimasto nel negozio, maledizione! Lo dimentico in giro continuamente, prima o poi doveva capitare che lo lasciassi dietro una serratura. Lo tornerò a prendere domani, ma questo vuol dire che dovrò tornare in centro. Il cielo è quasi privo di nuvole e c’è vento. Se uno sa cogliere i messaggi subliminali, è abbastanza chiaro che stanotte l’ostello sia una scelta vantaggiosa.
Mi ricordo il codice per aprire il portone, quindi mi presento nella sala dell’ostello senza neanche suonare il campanello. Mi mancavano già, ed eccomi di nuovo qui. I messicani se ne sono andati, Martina se ne è andata, ma in compenso è arrivata una coppia di americani e un francese che si chiama Chibeau.
Non finisce qui, a quanto pare c’è un’altra ospite qui all’ostello, ed è italiana. Non credo alle mie orecchie esistono altri viaggiatori italiani! Wow!
Martina ha diciannove anni e sta viaggiando da sola. I suoi amici dicono che è strana, ma nessuno ci fa caso perché siamo tutti un po’ matti qui. L’unica cosa strana è proprio il fatto che viaggia, probabilmente. Ha girato parecchie città nel centro Europa e nei Balcani e Skopje è la sua ultima destinazione, poi rientrerà a casa. Contrariamente a quello che succede di solito quando si incontrano due compatrioti, per rispetto degli altri presenti la nostra conversazione è tutta in inglese, che immagino sia abbastanza comico visto dall’esterno.
La serata continua in chiacchiere, birra e stuzzichini. Spesso capita di mangiare cibo di importazione, nel senso che uno compra il cibo in uno stato e poi si ritrova in Macedonia e ha ancora un chilo di olive sott’olio in valigia.
A un certo punto rientra Miller, che è andato a fare la spesa, e distribuisce a ciascuno un chupa chupa prodotto in Colombia, che ha trovato nel market qui sotto. Sa di frutti tropicali che non conosco, ma è veramente buono.
23:30
Qui il coprifuoco non c’è ed escono quasi tutti per andare in un club notturno o qualcosa di simile. Insistono per schiodarmi dalla poltrona ma no, non se ne parla, ho davanti una settimana di campeggio e il minimo che si può fare è partire riposati, specialmente perché domani sarà la giornata più lunga, quella in cui bisogna uscire dalla città sviluppata in direzione Est-Ovest, per mia sfortuna.