Epifania simultanea

Lezione di ieri: smettila di sonnecchiare mentre sei alla guida.
Sabato 11/11/2023 Oceano Pacifico (Acque internazionali)
Dopo una settimana di tempaccio capriccioso, questo mare piatto cosparso di cumuletti di vapore sembra il paradiso. Forse lo è, mancano solo i cori degli angeli. Anche oggi, dopo il turno di Ernests e dopo il mio turno mi sa proprio che è di nuovo il mio turno. Lord Asparagus ormai è un fuoriclasse del timone, ma è ben contento di cedere la ruota se qualcuno si offre volontario.
Così resto alla ruota altre tre ore, a cantare tutte le canzoni che mi vengono in mente, proprio tutte. De Andrè, Dalla, John Denver, gli Eagles, i Police, i Queen, Guccini, i Nomadi, i Modena City Ramblers, Zucchero, Ligabue, il Trietto, Bruce Springsteen, gli Irish Rovers e un po’ di canzoni piratesche per riempire gli intermezzi. Oh che giornata, che giornata! Quanto sole! Quanto blu!
Lord Asparagus è di sotto che dorme, il capitano è ai fornelli. Sale in pozzetto profumo di soffritto, poi di pomodoro e infine cioccolato. Questa notte si mangiano spaghetti e torta, che trattamento da signori!
Al tramonto mastro Ernests e io riduciamo la randa, mentre Charlotte governa la manovra dal pozzetto. Ormai è diventata un’operazione familiare, anche oggi riceviamo i complimenti dal capitano per la nostra disinvoltura. Già adesso Charlotte si cruccia per l’imminente perdita di Ernests, che da Tahiti farà ritorno in Nuova Zelanda. È decisa a reclutare equipaggio a Raiatea, se possibile, così che i nuovi mozzi possano vedere noi due all’opera. Suvvia, basta con le lusinghe, capitano!
Il turno del tramonto è nelle mani del mio compare, che insiste per virare di bordo. Lui sì che è determinato ad arrivare, deviare verso Ovest lo tortura. A forza di ragionare, la decisione è presa: dirigiamo a Nordest fino a domattina, per poi riprendere il cammino verso Sud. In effetti, finché l’oceano resta calmo possiamo andare in esplorazione dei mari meridionali, per essere sicuri di non restare intrappolati in una bolla di bonaccia improvvisa. C’era sul tavolo anche la possibilità di continuare verso Est per cercare un vento leggero da Nordest, ma “la mia idea sulla navigazione” del capitano è dura a morire. È interessante che prima fossi io a suggerire le virate a Est, per timore che il capitano volesse davvero girare sui tacchi e tornare alle Samoa. Da ieri invece mi sono messo il cuore in pace e ora è Ernests a suggerire la rotta da prendere. Povero diavolo, aveva in mente di scendere a Tahiti proprio per evitare di restare in mare per un mese intero, e invece ha preso un granchio.
Durante la notte, l’oceano magnanimo scivola silenziosamente sotto a Valiant. Senza che ce ne accorgiamo, domani mattina saremo già lontani cinquanta miglia.
Trrrrr, trrrrrrrrrrr. Come al solito le virate avvengono verso le cinque e mezza e come al solito nessuno mi avverte. Vi sveglio di soprassalto sentendo i winch che girano. Ovviamente Ernests è al timone e tutto il lavoro lo fa Charlotte, che deve “riguadagnare un po’ di forza”. Riguadagnare un po’ di forza significa distruggere i pochi progressi di questi giorni in cui è stata relativamente riposo. Mi impossesso del winch e finisco di cazzare la scotta, che va tesata a ferro perché navighiamo sempre di bolina. Mi volto e Charlotte è sul ponte, a sganciare la sartia volante, un cavo d’acciaio con molta inerzia che una volta libero ondeggia e ti strattona il braccio in ogni direzione. Ogni giorno riguadagna un pochino di salute, e ogni mattina si riparte da zero. A quest’ora avrebbe potuto rompersi una costola, guarire, romperla di nuovo e guarire una seconda volta. È passato un mese da quando è caduta per le scale.
Mi posso consolare guardando in su, ora abbiamo tutte le vele spiegate, randa e genoa. C’è mare lungo da Sud, onde lunghe e basse che non costituiscono alcun intralcio. Ogni volta che scolliniamo una cresta la prua fa gorgogliare l’acqua, mentre il gigantesco genoa produce una profonda vibrazione, come di un corno in lontananza. Prooom, prooom, prooom. Procediamo al ritmo di questa marcia solenne, che però non allieta affatto le orecchie del capitano, che cerca di riposare. Avvolgiamo il fiocco sullo strallo, il minimo necessario per non fare vibrare la ralinga, il lato anteriore della vela. La vibrazione c’è ancora, continua a rimbalzarmi in testa, al ritmo delle onde. Il turno è finito, passo la ruota a Mastro Ernests.
Resto in pozzetto a fare due chiacchiere, e Lord Asparagus mi racconta che sta pensando a quando tornerà a casa. “Ecco! Yumurta çarpıştırmaca!” esclamo all’improvviso.
“Ecco come si chiamava in turco il gioco delle uova, quello di cui parlavamo ieri! Lo dicevo che mi sarebbe tornato in mente. Scusa, stavi dicendo?”
Ha in mente di passare qualche mese a lavorare in centro Europa, per esempio in Svizzera, per mettere da parte dei risparmi. Con il ricavato potrà acquistare un piccolo terreno su cui costruire la propria dimora. Potrà vivere semplicemente, anche mangiando riso e dhal tutti i giorni. (Il dhal è una zuppa di lenticchie speziate) Avendo a disposizione un terreno, naturalmente coltiverebbe un orto, in modo da farsi bastare uno stipendio lettone.
“Sai Ernests, so che può sembrare incredibile, ma durante la notte ho scoperto cosa fare quando rientrerò in Italia. Questo viaggio ha avuto fin dall’inizio un duplice scopo, non è solo un’esplorazione di paesi lontani. Un mese prima di partire, ad una cena tra amici ci siamo resi conto che in cinque anni avremmo svoltato i trent’anni. Così qualcuno ha parlato di obiettivi di vita entro i trent’anni, elencandone due o tre. In men che non si dica ho preso carta e matita, per raccogliere i propositi di ciascuno e archiviarli in attesa del 2026. L’obiettivo principale della maggior parte di noi è, comprensibilmente, andare ad abitare fuori di casa. Io mi ero già tolto il pensiero, perché il viaggio imminente sarebbe stato il mio modo per aggirare l’ostacolo. Al mio ritorno sarei stato ancora nullatenente, ma contavo di trovare una soluzione, strada facendo.
La scorsa notte ero particolarmente sveglio e, riflettendo, sono giunto alla tua stessa conclusione. Mi serve della terra.”
Siamo d’accordo su questo primo punto, ma ci mancano tutte le altre informazioni di base. “Non sono sicuro di quanto costi in Italia, ma mi sembra di ricordare che costi quattro o cinque euro al metro quadro per i terreni agricoli. Mi era venuta la curiosità qualche mese fa, ma non pensavo di comprare della terra per me. I terreni edificabili invece costano molto di più, minimo dieci o quindici euro al metro quadro. Sarebbe incredibile escogitare una soluzione abitativa che possa stare su un terreno agricolo.”
“Forse una di quelle micro case costruite su un rimorchio…”
Nella nostra tremenda ignoranza, l’idea appare eccellente e stuzzica la fantasia. Purtroppo la valutazione dei costi e della fattibilità è rimandata all’arrivo, che appare ancora molto, molto, molto lontano. Al ritmo attuale ci vorranno circa altre sei settimane per arrivare a Raiatea. La stima è basata sul maltempo dei giorni scorsi, ci auguriamo che non sia così per altre seicento miglia.
La nostra rotta al momento fa un po’ schifo, stiamo andando verso Sud, ma deviando verso Ovest. Dopo soltanto mezz’ora, riesco a orzare di dieci, venti, quaranta gradi, diretto a Sudest, il vento ha girato! Si potrebbe pensare che sia successo per caso, se non fosse che sto prendendo lezioni dal grande maestro. Lord Asparagus, il dominatore dell’aria, mi sta insegnando le sue tecniche segrete per piegare il vento a proprio vantaggio. I risultati sono a dir poco incredibili, infatti anche oggi ricevo i complimenti dal maestro.
Così resto qui altre due ore, in effetti ho molto su cui riflettere, c’è un intero cantiere da organizzare. Il guaio è che mi mancano tutte le informazioni di base, tutto ciò che so è che il terreno edificabile costa almeno il doppio di quello ad uso agricolo. Non c’è un modo per costruire una non-casa che sia abitabile? Poi, in che cosa consiste l’abitabilità? Quanto costa il rogito? Serve l’approvazione di un architetto per costruire un capanno nei campi? Le domande irrisolte si accumulano, così inizio a segnarle in una lista. Oh, come sono impaziente di arrivare a terra e riavere internet, che smania! Lo so che non ha senso voler essere a terra quando si è in mare e viceversa, infatti nei prossimi turni di guardia dovrò escogitare una soluzione, un artificio psicologico per vedere la situazione al contrario.

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