La Sardegna sulle Alpi

Lezione di ieri: Devo visitare un deserto

Venerdì 29/10/2021 8:30

Mentre aspetto che Špela si svegli, vado avanti a scrivere. Poi con calma facciamo colazione, con calma ci prepariamo e quando saliamo in macchina per andare verso le Alpi sono solo le 13:30.

14:40

La prima destinazione è Naravni rezervat Zelenci, cioè la il parco nazionale della sorgente della Sava Dolinka. Prendo lo zaino in quanto naturale estensione della mia schiena, ma tanto le sorgenti sono a cento metri dal parcheggio.

Ora, quello che vedo è: un pezzo di acqua caraibica estirpata dalla Sardegna e paracadutata qui, nel bel mezzo delle Alpi. Non ci solo acqua cristallina e sabbia bianca, ma anche le piante acquatiche e pesci. Al posto delle orate ci sono le trote Dario, quelle puntinate.

Per chi, come il sottoscritto, si aspettava di veder sgorgare l’acqua dalla roccia, bisogna precisare che l’acqua della Sava Dolinka proviene da una falda acquifera alimentata dalla pioggia che cade molto più a monte e riemerge a valle, formando una meravigliosa risorgiva.

Proseguiamo fino alle piste per il salto con gli sci, a Sud di Rateče. Alle olimpiadi, la lunghezza del salto raramente supera i 50 pollici, mentre qui si parla di 250 metri. Già i primi quindici sono a un’altezza improponibile, e non sto parlando di vertigini.

Gli impianti sono aperti, nonostante non ci sia un centimetro di neve, perché in realtà per esercitarsi la neve non serve. Le piste sono verdi e frequentemente irrigate, perché gli sciatori planano su un pendio di setole di plastica, che necessitano di una buona lubrificazione.

Non c’è solo la pista da 250m, i principianti si esercitano su piste molto più corte, senza neanche staccarsi da terra. A forza di guardarli non mi sembra troppo diverso dalle discese ai 60 o 70 km all’ora in mountain bike, ed è probabile che due linee di appoggio siano più sicure di una sola. Non deve essere uno sport per aspiranti suicidi come mi è sembrato all’inizio. Andiamo via Špela, altrimenti va a finire che ci provo anch’io.

La tappa successiva è Kranjska Gora, dove c’è un bel laghetto chiamato Jasna, ottimo per ammirare i germani reali e il sole che cala tra le montagne. Dopodiché è meglio muoversi perché dopo il tramonto c’è freddo, andiamo a cena qui in paese. Al ristorante-pizzeria, giustamente, io mangio sloveno e lei italiano. Dalla cucina arrivano una pizza con una montagna di rucola e un piatto con salsicce stagionate (cotte), salsa di peperoni, senape, cipolla a pezzetti e un elaborato purè di patate. Tutto molto apprezzato e anche la pizza è ben fatta, per quanto io mi ritenga un pessimo giudice.

Dopo cena dritto a casa. Siamo in compagnia dei genitori di Špela, Iztok e Irena, e in più arriva anche il fidanzato della sorella di Špela, Gašper. Tirano fuori dall’armadio Sushi Go!, che è un gioco la tavolo, e facciamo un paio di partire in quattro, perché Irena non partecipa, ma guarda la televisione, che come il cinema è sottotitolata in sloveno.

Il primo gioco è divertente, ma era solo l’antipasto. Poco prima di mezzanotte emerge la proposta di giocare a Tarocchi. Gli italiani penseranno alle carte per predire il futuro: il mago, gli amanti, la torre, il diavolo e tutti gli altri, che è la stessa cosa a cui ho pensato io quando mi hanno detto “let’s play taroque”. Bene, non c’entra niente.

Mi anticipano che è difficile, me lo ripetono più volte, ma mentre mi spiegano le regole mi accorgo di conoscerle già tutte. Mi fa molto ridere perché è come se qualcuno avesse trovato un libro italiano di giochi di carte, tutto strappato, mettendo insieme ciò che era rimasto. Si usano 54 carte, di cui 22 carte sono numerate e decorate con disegni bucolici, mentre le altre hanno i simboli delle carte francesi, più fante, cavallo, donna e re. Si gioca con tutte le carte in mano, come a scopone scientifico, e si decidono le squadre come a briscola chiamata. La differenza è che il miglior offerente può cambiare un certo numero delle proprie carte con alcune delle 6 che restano da parte, come a poker polacco. Poi si gioca come a briscola e le carte bucoliche sono le briscole, ma se possibile bisogna rispondere a seme come a whist. Ci sarebbe anche un’altra regola proveniente da Stratego, un gioco da tavolo, ma è lunga da spiegare. Il fatto di dover rispondere a seme, cioè giocare una carta dello stesso seme del primo che ha giocato, è anomalo rispetto a briscola e complica di parecchio la strategia.

Veramente bello, dopo la seconda partita si è fatta l’una e mezza e forse è un buon orario per andare verso il letto.

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