Efelanti e donnole

Lezione di ieri: Le città sono belle, ma gli incontri sono migliori.

Martedì 26/10/2021

Per terra c’è meno freddo che in amaca, anche senza protezioni dal vento. Stavo quasi per togliermi il piumino, ma ho resistito in vista dei 3 °C del primo mattino. Il cielo è nuvoloso, ma è ottobre, non ci si può aspettare molto di più.
Mi svesto un po’ e faccio lo zaino, che mediamente richiede un’ora, e poi vado a finire di visitare la città.
Controllo che cosa si può visitare gratis e scopro che ho quasi esaurito la lista, perciò passeggio, entro in un negozio di libri, poi torno sulla panchina di ieri mattina per aggiornare il blog. Pioviggina, quindi questo è senza dubbio un ottimo posto in cui stare, riparato dai tigli.
Sto scrivendo sul cellulare da un po’, quando noto un movimento sull’argine sotto una piccola siepe a pochi metri. Sfoglio in fretta la libreria e, come in una slot machine, sulle retine passano tutti i Mustelidi pelosi e colori nocciola, con la pancia bianca. È già tanto se arriva a venti centimetri di lunghezza, è una donnola. Esatto, in centro a Ljubljana ci sono passeri, piccioni, cornacchie e donnole.
Qualcuno la spaventa e scopro che ha un ingresso della tana proprio sotto i miei piedi, qui a un metro. Esce, fa un giro e torna dentro. Ora l’hanno notata anche due ragazze sedute più in là. Ora l’ha notata anche una cornacchia e cerca di prenderla, e la donnola ha appena smesso di essere il predatore in cerca di cibo. Però è come nella favola del leone e la zanzara, a terra la cornacchia è goffa e non ha nessuna speranza di prenderla. La donnola passa da una parte all’altra della siepe e l’uccello svolazza inutilmente da un lato all’altro.
Adesso però è arrivata un’altra cornacchia e l’esito non è più così scontato. Mi sembra strano che la donnola abbia ancora dei cuccioli in autunno inoltrato, tuttavia invece di dirigersi verso la tana, tenta di depistare le cornacchie andando a nascondersi nel prato. È una manovra estremamente rischiosa, e per più volte le cornacchie la mancano per un pelo, letteralmente. Il finale è piuttosto buffo, perché la donnola è talmente piccola da potersi nascondere in un ciuffo d’erba e riesce a lanciarsi nel pratino verde. Le cornacchie saltellano qua e là seguendo i movimenti dell’erba, ma ormai l’hanno persa.

14:00

Mi alzo e vado a fare due passi nella città vecchia. Trovo un ostello interessante e mi fermo a chiedere il prezzo di un letto, ma a quanto pare il proprietario non c’è, sta arrivando. Mi siedo nel salotto a chiacchierare con tre studenti turchi che stanno pranzando. Gli dico che sto apprezzando molto i boschi della Slovenia e loro mi rispondono che sono belli, sì, ma la prima settimana. Quando stai qui per sei mesi le cose da fare finiscono in fretta e se vieni dalla Turchia ti manca il sole.
A parte questo scopro che oltre alle proteste del mercoledì contro le restrizioni anti-covid, tradizionalmente ogni venerdì viene organizzata una protesta contro il governo, con temi diversi di settimana in settimana. Non sembra male questo governo sloveno.
A un certo punto arriva il proprietario e mi dice che un letto costa 18€ a notte. Sono due in meno che nel quartiere Metelkova, ma decisamente di più del mio budget giornaliero, come sospettavo. Per adesso tutto quello che compro deve essere cibo.
Esco e chiamo Špela, la mia amica di Koper che in questi giorni è a Ljubljana ad una conferenza europea per presentare il progetto a cui sta collaborando. Il progetto si chiama Plastic Pirates e sta controllando l’inquinamento dei corsi d’acqua dovuto alle microplastiche. Si tratta di frammenti o di fibre di plastica che possono persistere per decenni e rilasciare nell’ambiente parecchi composti tossici. Alcune di queste sostanze vengono accumulate dagli organismi acquatici e si concentrano via via lungo la catena alimentare.
Špela stasera e domani sarà impegnata, quindi ne approfitto per andare a visitare Velika planina, che significa Grande montagna. Lassù a 1500m di quota ci sarà il sole e, secondo il meteo alla notte ci saranno 4°C, invece dei tre gradi di Ljubljana. Sembra un fenomeno strano, ma deve essere dovuto all’inversione termica.
Tutta questa nebbia e questa pioggerellina mi hanno stufato, domani si va al sole.

Torno sul lungofiume a recuperare il mio bastone da passeggio, che ho depositato in una siepe. Saluto il ponte con i draghi e mi incammino verso Nord per cambiare bosco e per essere più comodo domattina a fare l’autostop, dato che l’inizio del sentiero è a 50 chilometri da Ljubljana.
Lungo la strada sento che lo zaino è un po’ troppo leggero, quindi mi fermo a fare la spesa e compro quattro chili di cibo.

18:20

Dopo un paio d’ore di cammino arrivo in un quartiere residenziale molto curato e salgo da una stradina che dopo poco diventa un sentiero nel bosco. Salgo e in pochi minuti sono su una collinetta coperta di faggi rossicci e castagni gialli, trovo un pezzetto di bosco senza alberelli e nella penombra mi accampo sul mio telo azzurro. D’ora in poi è meglio dormire per terra.
Mangio, mangio ancora e intanto sento un rumore di un animale, poco lontano. Rimangio e finisco lo yogurt, che è il cibo più profumato tra quelli rimasti. Per il resto non c’è problema, il mio odore da predatore terrà lontano quel capriolo dalle provviste. Il cielo nel frattempo si è annuvolato ed è calata un po’ di foschia. Scrivo un po’ sul cellulare e vado a letto.

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