Chi dorme, piglia pesci lo stesso

Lezione di ieri: invece di regalare i soldi a Erdoğan, compra qualcosa a caso e regalalo a qualcun’altro.
Giovedì 30/12/2021 11:14 Gebze (Turchia)
Caspita quanto ho dormito, niente male come inizio dell’Asia. Meglio, così ho messo da parte un po’ di sonno, che non fa mai male. Quando si dorme in una tenda così, con le falde flosce, la prima cosa da fare è controllare se le estremità del sacco a pelo sono asciutte, specialmente i piedi. Tutto a posto, il cartello impermeabile ha fatto il proprio dovere, laggiù nell’angolo sopra il sacco a pelo.
Bene, su su, andiamo che se tutto va bene si arriva a Bursa entro sera. Torno nello stesso posto di ieri, che mi sembrava molto buono. Non è semplice convincere le auto di passaggio a fermarsi, forse preferiscono evitare di avere contatti con uno sconosciuto tre giorni prima di Capodanno, lo capisco.
Le macchine qui non sono molte, ma vanno piano e dopo mezz’ora si ferma una famiglia composta da Sinan, Sirma e Sima. Non sono i nani dello Hobbit, ma due turchi con la figlia piccola, che stanno andando a trovare i genitori di Sirma, la moglie di Sinan, che abitano a Izmir. “Aspetta aspetta che cos’hai detto? Izmir!? Posso venire con voi?” Certo che posso, anche se sul cartello ho scritto un timido “Hersek – Gemlik”. Ambivo a 60 chilometri, invece sarò catapultato a più di 400 prima di sera. Meno male che mi sono svegliato tardi e li ho incontrati.
Sinan e Sirma sono entrambi turchi e vivono a Milano da due anni, perciò sanno anche un po’ di italiano. Avendo vissuto anche in Germania Sinan sa il tedesco, ma la lingua che parla più fluentemente è l’inglese. Papà e mamma hanno trentadue anni e la piccola Sima ne ha due e mezzo. La scelta del nome è stata guidata dal fatto che vivono in Italia: hanno formato un nome semplice unendo la prima sillaba di Sinan e l’ultima di Sirma.
Lui è laureato in economia e lavora in banca, lei invece ha studiato acquacoltura, ma di mestiere si prende cura della figlia, che le garantisce un impiego a tempo pieno. Su questa macchina non vedo la vignetta dell’autostrada, l’abbonamento annuale o mensile che c’era nei Balcani. Strano, magari qui è gratis. No, non è per niente gratuita e Sinan mi spiega come vengono realizzate le infrastrutture in questo paese. Il governo organizza una gara d’appalto per la costruzione di un’autostrada, come questa ad esempio, che è nuovissima. Dopodiché la compagnia che vince l’appalto si accolla tutte le spese di realizzazione e beneficia dei ricavi per dieci anni. Trascorso questo periodo, l’autostrada diventa pubblica ed è il governo a stabilire il pedaggio da pagare. Magnifico, perciò il pedaggio è parecchio alto nei primi dieci anni e poi l’autostrada diventa meno costosa. Sbagliato. In fondo al contratto di appalto, in piccolo, c’è scritto che il governo garantisce un afflusso di almeno 500.000 veicoli all’anno. Se ne passano di meno la differenza viene pagata dalle casse statali, con i soldi dei turchi che hanno già contribuito all’autostrada e di quelli che non si sono potuti permettere di usarla, che negli ultimi anni sono sempre di più. Questo vale anche per aeroporti, ospedali e molto altro, che vengono costruiti anche in città che non potranno mai sperare di ricevere un afflusso di passeggeri o di pazienti paragonabile a quello garantito. Tuttavia, siccome una percentuale di questi finanziamenti finisce nelle tasche di chi li approva, la Turchia è ben fornita di infrastrutture pubbliche.
Mentre parliamo del disastro dell’inflazione Sinan cita l’indice del Big Mac, di cui ha sentito parlare quando faceva l’università. È un modo semplice per spiegare che cosa sia l’inflazione di una valuta. Dato che la catena McDonald’s è un franchising, non c’è un unico grande McDonald’s mondiale che compra ogni anno un milione di tonnellate di hamburger in Argentina, ma ciascun punto vendita si può approvvigionare localmente per riproporre lo stesso prodotto standard. Per questo motivo il costo di un Big Mac dovrebbe essere proporzionato al costo della vita nel paese. Essendo un prodotto standard, si può usare per confrontare grossolanamente paesi diversi. Vengo al dunque. Oggi un euro vale quindici lire, quindi se un Big Mac in Italia costa 5 euro, a Istanbul mi aspetterei di pagare 15×5=75 lire. Invece non è così, un Big Mac costa solo 32,5 lire, quindi con 5 euro posso comprare un Big Mac in Italia o due Big Mac in Turchia. Viceversa, un turco che viene in Italia per avere un Big Mac paga il doppio che nel proprio paese. Il potere di acquisto dell’euro è superiore a quello della lira e si dice che la lira è svalutata rispetto all’euro o che l’euro è sopravvalutato rispetto alla lira. Questi sono i prezzi ufficiali, aggiornati a due settimane fa, ma dagli acquisti fatti in questi giorni ho l’impressione che la differenza di potere d’acquisto non sia 2:1, ma piuttosto 6:1 o 7:1. Ha senso, cinque anni fa la lira valeva esattamente sei volte di più.
Nel frattempo fuori dai finestrini scorrono gli uliveti, ulivi a perdita d’occhio nel paesaggio collinare vicino alla costa mediterranea.
Verso la metà del nostro viaggio, Sinan mi propone di fare una sosta al ristorante per pranzare. Mentre accetto sta già precisando che offre lui. Dopo un rapido esame del poco cibo tipico che ho già assaggiato, lascio scegliere lui. Ordina una zuppa di carne come antipasto e un chilo di köfte, patatine fritte e insalata mista. Diconsi köfte dei piccoli hamburger come l’imboccatura di un bicchiere, che solitamente vengono serviti con una salsa di pomodoro molto densa con alcune spezie e un po’ di peperoncino. Mezzo köfte è un boccone, quindi se ne mangia un treno, come le tigelle. “Da bere che cosa vuoi, coca, sprite?” Avvisto le bottiglie di ayran e so già la risposta, che stupisce Sinan non poco. “Sei già turco allora!” L’ayran è lo yogurt bianco, diluito e salato che ho già assaggiato in Bulgaria nel ristorante di Narechenski Bani. Già dal Montenegro compravo i litri di yogurt da bere, ormai sono un fan dello yogurt.
Il pranzo è pazzesco e mangio praticamente la metà di quello che hanno ordinato, perché Sirma e Sima contribuiscono davvero poco. Per concludere Sinan mi vuole fare assaggiare anche un dolce che ha a che fare con la panna, perché kaymak voleva dire panna anche in Bulgaria. Si chiama kaymaklı ekmek kadayfı Ed è una torta bassa e spugnosa imbevuta di miele. In cima alla fetta c’è un ricciolo di panna rappresa, che serve a mitigare la quantità di zucchero che contiene questa piccola fetta, che in realtà è solo mezza porzione. Ah, naturalmente insieme al dolce si compra anche un tè, è impensabile concludere un pasto senza tè. Qui in Turchia il tè si beve in piccole quantità in modo da essere sempre caldo, perciò è servito in caratteristici bicchierini panciuti con l’imboccatura svasata, come un vaso da fiori. Dopo la bomba di saccarosio siamo pronti a ripartire verso Izmir e a continuare le chiacchiere. Izmir, detta anche Smyrna, è famosa per il sito archeologico dell’antica agorà, per il bazar storico e per un ascensore costruito per sollevare le persone tra due vie del centro.
È giunto il momento di tirare in ballo il Kurdistan per sapere che cosa ne pensa. È un argomento spinoso dal quale Sam mi ha messo in guardia, non tutti accettano di parlarne. Finora, con grande fatica, ho parlato solo di “turchi del sudest.” Non era necessario, Sinan riconosce ciò che è successo e sta succedendo ai curdi. Non solo, riconosce anche l’importanza per loro di insegnare la propria lingua e mantenere vive le proprie tradizioni. Lui stesso è figlio di genitori turchi emigrati in Bulgaria, che sono stati vittime dell’assimilazione culturale forzata del governo dell’epoca. Lo stesso Sinan in Bulgaria si chiamava Vladimir. Dopo molti anni la sua famiglia è riuscita a riottenere i propri nomi, ma procedere per vie legali è stato lungo e dispendioso.
Alleggerisco il discorso chiedo loro informazioni sulla potabilità dell’acqua, ma non mi sanno aiutare, sanno solo che a Izmir tutti comprano l’acqua in bottiglia. Internet non mi è molto d’aiuto, alcuni siti dicono di comprare acqua in bottiglia e basta. Altri invece sostengono che i turchi comprino acqua in bottiglia perché quella del rubinetto è dura e sa di cloro, ma di fatto è sicura dal punto di vista microbiologico, proprio perché è clorata.
17:54
Ha appena smesso di piovere e siamo a Izmir, nei pressi del quartiere che si chiama Buca (si legge Bùgia) quindi è giunto il momento di separarci. Saluto tutti e mi incammino verso quel bellissimo bosco che ho visto sulla mappa, che si trova a dieci chilometri da qui. Dopo un paio d’ore di cammino sono al confine della città, dove la strada sale in mezzo a boschi e qualche piccola azienda agricola. Naturalmente i cani mi sentono passare e iniziano ad abbaiare che è vietato camminare sulle strade pubbliche. Quando nascevano i cani simpatici del Kosovo questi chissà dov’erano.
Poche centinaia di metri dopo la strada si divide in tre e io salgo a casaccio nel bosco avanti a destra, ancora madido di pioggia. Da qui in poi serve la torcia perché il bosco è fitto e non è semplice trovare un passaggio praticabile attraverso il sottobosco denso. Sono in un bosco di pini nel quale cresce rigogliosa la quercia spinosa, un simpatico arbusto con le foglie che sembrano quelle di un agrifoglio in miniatura. Evito con cura la salsapariglia e risalgo il bosco ripido in cerca di una radura o di uno spazio tra due alberi in cui appendere l’amaca. Non c’è niente, ma dopo venti minuti il bosco termina in una spianata di terreno sassoso, con solo alcuni alberi sparsi, troppo distanti per appendere l’amaca. Il limitare del bosco è il posto giusto, c’è anche il rudere di un piccolo riparo fatto di sassi, quattro muri a secco che delimitano uno spazio di due metri quadri. Il tetto è rappresentato da quattro bastoni appoggiati sopra in orizzontale. Sono accaldato per la salita, quindi preparo uno sgabello di pietra e mi ci siedo sopra a scrivere e a telefonare. Il cielo si sta ripulendo e dopo aver montato l’amaca mi addormento con la consapevolezza di essere sotto le stelle, che però si trovano dall’altra parte del sacco a pelo e del telo blu. La temperatura qui è ancora incredibilmente buona, ma stanotte sono previsti tre gradi. Non sono molti rispetto ai dieci di ieri, ma è meglio goderseli prima di avventurarsi nell’entroterra, nei prossimi giorni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *