Probabilmente non ho mai raccontato tutta la storia a nessuno, ma questo potrebbe essere un buon posto per raccoglierla. Comincio dall’inizio, al mio decimo compleanno, quando mia zia mi regalò un grosso libro, Il corsaro nero (di Emilio Salgàri). È un libro meraviglioso, pieno di pirati, duelli, inseguimenti per mari e giungle. Uno dei principali pirati è Carmaux il Biscaglino, che aveva un grande smeraldo cucito sul davanti dei pantaloni, l’equivalente di un fondo pensione settecentesco.

Quattro anni dopo ero educatore al primo campo estivo organizzato dalla mia parrocchia. Il tema? Pirati, ovviamente. Per entrare nel personaggio, ho messo insieme alcuni vestiti e un cristallo verde smeraldo realizzato con un kit che avevo per produrre cristalli. Il processo ha prodotto qualcosa di troppo piccolo e fragile per poterlo cucire sui miei pantaloni. Tuttavia, al campo estivo avevamo una scatola piena di bottoni vecchi e nuovi per i bambini, usati per fare bracciali e collane con il fil di ferro. Frugando in quel caos alla fine ho trovato un paio di alamari, verdi, proprio quello che cercavo. Me li sono messi in tasca.

Quegli alamari non sono mai stati cuciti da nessuna parte, ma sono rimasti per anni nel cassetto della mia camera. Nel 2015 ho deciso di realizzare una collana di spago con uno di quegli alamari, per indossarla durante il viaggio della maturità e aggiungerci un po’ di pirateria. Dopo quella settimana, è diventato un simbolo da portare in ogni occasione in cui uscivo di casa per trascorrere le vacanze con i miei amici.

Inizialmente era solo un richiamo ai libri, ma pian piano ha acquisito un significato più chiaro, lo indosso ogni volta che esco di casa per un’avventura. Che sia un giorno o tre mesi, ciò che conta sono il mio stato d’animo e le mie aspettative. Sono sicuro che, nel corso degli anni, questo oggetto avrà suscitato molte ipotesi sulla sua funzione. Non è un amuleto: non ha proprietà magiche né poteri protettivi. Non è un portafortuna né alcun tipo di ornamento. Al contrario, è solo un segno, un simbolo che divide la vita tra tempo ordinario e tempo di avventura. Nei giorni di avventura impari più cose del solito, incontri più persone, animali, paesaggi del solito, sudi di più e ottieni più del solito.

Sei anche più vulnerabile del solito. Il ciondolo è un promemoria di questo: i livelli di pericolo tendono ad aumentare, quindi devi stare più attento. Non puoi più concederti il lusso di ignorare i segnali, ma devi cercare di prevedere gli scenari negativi e prendere precauzioni o prepararti al peggio. Questo alamaro di plastica è sempre lì che dice “Farai in modo di essere al 100% delle tue facoltà, reattivo e creativo”. Inoltre, essendo questo un accessorio così bizzarro, sono assolutamente sicuro che se dovessi finire sul giornale perché è accaduto il peggio, la gente penserebbe qualcosa come “Vedi? Quel pazzo si sentiva protetto da una ridicola collana, si sentiva onnipotente. Povero sciocco!” Ok, forse si parlava così cent’anni fa, ma il senso sarebbe lo stesso anche oggi. Questa collana mi ricorda che non posso permettermi di commettere errori grossolani mentre la indosso.

Oltre ad essere un promemoria, è soprattutto il simbolo del cambio di mentalità che avviene quando non c’è più un risultato da conseguire, un binario da percorrere, un appuntamento da rispettare. Non sto parlando di uno stato di libertà, ma di opportunità. Normalmente, nella vita quotidiana, si segue un percorso ben tracciato, ben collaudato, come un solco. I momenti di avventura sono quei periodi di un’ora, una settimana o più in cui si esce dal solco per esplorare i dintorni. Forse si capisce meglio con un esempio. È difficile trovare una grossa conchiglia sul bagnasciuga della spiaggia, o un palco di cervo in mezzo a un sentiero di montagna. Sia il mare sia la montagna possono essere luoghi meravigliosi, così come una vita vissuta appieno può essere di enorme soddisfazione. Però penso che valga la pena di immergersi sotto la superficie, di uscire dal sentiero, di cogliere le opportunità fuori dall’ordinario che di solito sono lì, poco oltre l’orizzonte, dove in pochi sono passati.

Ogni volta che si abbandona la via segnata è fondamentale essere più che mai vigili, in cerca di indizi di opportunità vicine e anche di segnali di pericolo. Bisogna essere pronti a tutto e affinare i sensi, questo è il senso della collana. Bisogna sapere con esattezza quanto è lunga la gamba, per non fare un passo troppo lungo.

La scelta degli alamari è legata anche all’arte dei Maori, gli indigeni della Nuova Zelanda. Ho sviluppato un grande interesse per questo paese quando ero in terza media, scegliendo proprio la Nuova zelanda come argomento del mio esame finale. Questa passione non nasce solo dall’enorme varietà di specie endemiche e dai bellissimi parchi naturali, ma anche dall’interesse per la cultura dei Maori, sopravvissuta miracolosamente al colonialismo europeo. Oggi finalmente i Maori stanno valorizzando il proprio patrimonio culturale e la propria lingua. Tradizionalmente questo popolo realizza ciondoli di nefrite, un tipo di giada, che è una pietra dura dello stesso colore verde scuro dei miei alamari. Quindi l’alamaro è un riferimento ai guerrieri Maori e alla loro terra.

Se non fosse chiusa a tempo indeterminato a causa della pandemia, visiterei senza dubbio anche la Nuova Zelanda.

P.S.: Questo  è solo il fermaglio d’osso che chiude la collana. Vedeteci quello che volete, per me è solo una forma carina e adatta allo scopo.