Lezione di ieri: un buon progetto è eccellente per riempire ore e ore di navigazione, che passano in un baleno.
Martedì 14/11/2023 Oceano Pacifico (Polinesia Francese)
Il vento ci ha abbandonato del tutto, perciò dondoliamo sull’acqua. Dopo cinque minuti di
snervante attesa, Charlotte accende il motore per procedere verso la meta. Ormai siamo a corto di gasolio, ne resta poco più che abbastanza per le ultime miglia all’arrivo. Ho l’impressione che non sentiremo il motore per un bel po’. Ernests nota il mio mezzo sorriso e abbozza una risata, sa già a cosa sto pensando. Nel frattempo Charlotte mi rassicura che abbiamo ancora abbastanza carburante, il mese scorso si deve essere convinta che sono preoccupato e non ho ancora trovato la maniera di levarle dalla testa questa idea. Poche miglia più avanti la brezza ritorna, spieghiamo il genoa e si prosegue a vela. Ora è Ernests a prendersi cura della rotta, diretta ancora verso Sud, per portarci in una posizione strategicamente favorevole.
Nelle ultime ore le onde stanno nettamente aumentando, una condizione che ci è fin troppo familiare. Timonare in queste condizioni diventa difficile, specialmente navigare dolcemente senza sovraccaricare l’albero e il paterazzo. Strambiamo nuovamente, per ritornare nelle acque calme più a Nord, che ci consentono di manovrare più facilmente.
Mentre il sole tramonta, io governo la ruota e il capitano governa le pentole. Per questa sera ci sono spaghetti con il pomodoro, poco pomodoro. Avendo finito le verdure fresche da giorni e giorni, ormai mangiamo solo conserve e derrate secche. La cuoca si scusa, anche se gli spaghetti sono il cibo di sussistenza dei re, per quanto mi riguarda.
Navighiamo tutta notte verso Est, scarrocciando pesantemente verso Nord a causa delle onde contrarie. Domani passeremo tra gli atolli delle Isole Sottovento, potremmo anche avvistare la terra.
La notte è ricca di stelle, ma io sono concentrato su Peter Pan. Mi sono appena reso conto di una straordinaria somiglianza tra lui e il capitano, potrei elencare almeno una dozzina di caratteristiche in comune, nel bene e nel male. È facile lamentarsi dei capitani, quando si ha avuto esperienza di due soltanto. Dalle storie che ho letto e sentito raccontare, qui su Valiant non c’è da lamentarsi. È solo complicato concentrarsi a scrivere, quando c’è qualcuno che tira dei cancheri giorno e notte, con il bello e il cattivo tempo. Per essere corretti, nell’ultimo mese ci sono stati quattro giorni di buonumore, per caso.
All’alba, Charlotte sale in pozzetto a darmi il cambio, è puntuale così da permettermi di fare il punto nave con il sestante. Come sempre, ha con sé un bicchierone di tè caldo. Lo appoggia, come sempre, accanto a sé, mentre si accende la sigaretta. Valiant continua a scavalcare le onde e entro cinque secondi il bicchiere è rovesciato. A questo punto il copione prevede una fila di insulti all’oceano e a sua madre dai facili costumi, e al povero bicchiere, “che non getto fuoribordo solo perché è di plastica”. Così il capitano scende di nuovo in cambusa, scaglia in giro qualche oggetto e riemerge con un altro bicchiere tondo, pieno di succo di frutta al sapore di uva. Riaccende la sigaretta, Valiant si inclina e il liquido viola si ribalta in mare. Seguono insulti al mare, al bicchiere, a se stessa e di nuovo al bicchiere. Mentre metto mano al sestante, mi domanda se gentilmente le posso portare un bicchiere d’acqua. L’alba sull’oceano è uno spettacolo cromatico, se non fosse che “quelle nuvolacce là non portano niente di buono” e “le onde sono aumentate e il mare fa schifo e anche la rotta è uno schifo, dobbiamo andare a Sud”. “Ne ho abbastanza!” è il tormentone dell’ultimo mese.
Nel giro di un’ora, Ernests ha corretto la direzione del vento al punto tale che la prua è puntata dritta a Est, anche se continuiamo a scarrocciare verso Nord a causa del mare. Siamo sempre più vicini alla meta, è questo che conta, dopo tutto.