Lezione di ieri: la destinazione dell’autostop può anche essere su un altro pianeta, basta che serva a far fermare qualcuno.
Lunedì 27/12/2021 10:20 Istanbul (Turchia)
“Domani mi sveglio presto così ho tempo di scrivere e poi esco ad esplorare il lato asiatico della città.” Certo, con un materasso così comodo? Sicuramente.
Eh niente, devo ancora ricaricare il telefono, associare il codice HES alla Istanbulkart per usare i mezzi pubblici e non so neanche che cosa andare a visitare di là dallo stretto. Poi sarebbe meglio mangiare qualcosa prima di uscire e se me ne voglio andare domani è bene lavare un paio di vestiti in modo che si asciughino entro domattina.
13:25
Tanto va così ogni giorno, questo è “uscire presto” in questo soggiorno a Istanbul. Mi incammino verso il molo da cui partono i traghetti, giù a Beşiktaş. In una piccola piazza pedonale incontro il pifferaio magico, che qui invece dei topi ha radunato i gatti randagi, attratti dalla melodia delle crocchette ai piedi del suonatore di flauto. Tutto intorno ci sono i busti dei sultani, con sotto dei numeri che rappresentano la durata delle dinastie, suppongo, o qualcosa del genere. L’ultimo è Atatürk, “Il padre dei turchi”, nettamente più grande degli altri e con una sola data, il 1929. Erdoğan utilizza Atatürk come legittimazione al proprio governo perpetuo, infatti Sam mi ha raccontato che ufficiosamente il padre dei turchi non è mai morto e nella ricorrenza della sua morte la cifra finale di 1938 è ruotata di novanta gradi. Tra l’altro in questi giorni ho capito perché alcuni giornalisti dicono Erdōan, il simbolo ğ in turco è muto.
Giù al molo google Maps mi porta dentro ad un piccolo scalo per traghetti del secolo scorso, da cui parte la linea che porta a Üsküdar, il primo quartiere di là dal Bosforo. Carico dieci lire alle macchinette automatiche, mi trovo accanto un tornello e lo attraverso, andando sul molo a prendere il vento e il sole.
Aspetta un secondo, ma dove va questo traghetto a destra? Kınalıada, Burgasadası, Heybeliada, Büyükada. Sono le isole principe, nel mare di Marmara. Però io sono entrato dai tornelli centrali, il traghetto che attraversa lo stretto probabilmente parte dall’attracco centrale. Strano però che parta solo ogni mezz’ora. Le destinazioni che scorrono sul tabellone sono in posti strani, non riesco proprio a collegarli tra loro. Ormai ho pagato il biglietto, quindi facciamo così, salgo e vediamo dove mi porta.
14:50
Partito! Come immaginavo, la prima fermata è a Nord, sempre sulla costa europea. Questo fatto di essere salito su un traghetto a caso e non sapere dove sto andando mi sta facendo morire dal ridere, bisogna che telefoni ad Aleot perché sono sicuro che apprezzerà il gesto. Mi ricorda un po’ le storie che ho sentito di amici che sono andati in aeroporto e hanno comprato un biglietto last minute a prezzo stracciato, ma qui è diverso, non so neanche quale sia la destinazione.
Il traghetto procede verso Nord di fermata in fermata, questa crociera improvvisata mi sta piacendo tantissimo. Purtroppo la zona di prua è chiusa, quindi sono in piedi fuori dalla cabina, appiccicato al cancello che preclude la prua. Abbiamo il vento in poppa perché anche oggi c’è vento da SE, quindi sarà divertente tornare indietro con il vento in faccia, formato dalla somma del vento reale e della velocità di questa motobarca.
Nel frattempo superiamo i grandi ponti sui quali non posso passare e costeggiamo edifici storici costruiti proprio sulla riva, ben prima che la parola “abusivismo” fosse accostata ad “edilizio”. Potevano costruirli qualche metro più su, ma sono proprio belli e fatti apposta per essere ammirati dal mare. È stata una fortuna sbagliare traghetto.
Raggiungiamo il possente forte d’Europa, ancora in corso di restauro, che sarebbe il dirimpettaio del forte d’Asia, che è stato in gran parte distrutto e da qui non lo vedo.
Il traghetto riparte e punta direttamente verso uno attracco dalla parte opposta, ce l’ho fatta. “No, nononono, cosa fai?” Niente, stava solo aggirando un promontorio. Evidentemente questo traghetto segue solo la costa europea, ma quanto a Nord si spingerà? Istanbul è molto densa ed estesa nella parte a Sud-ovest, ma andando verso il mar Nero le case si diradano dopo appena quindici chilometri, lasciando addirittura spazio al bosco. È per questo che Sam dice di insegnare in una scuola situata in mezzo al bosco e nei giorni scorsi ha potuto sperare che nevicasse abbastanza da bloccare le strade.
La crociera prosegue da quasi un’ora, superiamo un promontorio e improvvisamente appare davanti alla prua un mare di gabbiani posati sull’acqua. Fortunatamente la nave rompighiaccio su cui mi trovo è sufficientemente robusta per fendere i gabbiani senza procurarsi falle allo scafo. Poco dopo ci passa accanto una enorme nave da carico proveniente dal mar Nero, che ormai è molto vicino, abbiamo già percorso 20 chilometri verso NNE. In breve ecco il mar Nero, laggiù oltre il ponte dell’autostrada con sotto un’altra nave in arrivo, carica di container. Fa un certo effetto, anche se è solo un altro mucchio di acqua salata, non mi aspettavo di vederlo così presto.
Le sorprese non sono finite, si continua a salire. O forse… stiamo virando, non ci sono più promontori, stiamo andando verso l’altra sponda, è ufficiale, si va in Asia!
L’approdo ad Anadolu Kavaği non è esattamente quello che avevo immaginato, ma il paese è molto pittoresco e colorato e c’è anche un castello da visitare. Forse però non è un’idea geniale tornare via terra, perché sono già le 16 passate e dovrei camminare gli ultimi quindici chilometri al buio, che non sarebbero così interessanti. Rimango sulla barca insieme a un’altra turista che sta facendo la mia stessa crociera, ma ci informano che al capolinea bisogna pagare di nuovo il biglietto. Mi sembra ragionevole pagare altri 25 centesimi di euro, in fondo è da un’ora e mezza che sono in barca.
Facciamo il giro dei tornelli di corsa e torniamo a bordo, prima che il traghetto se ne vada lasciandoci nel mezzo del niente. Provo a scambiare due parole, ma lei se ne va. In effetti se ne vanno tutti, c’è decisamente troppo vento qui fuori, almeno 25 nodi costanti.
Dopo quasi quattro ore di crociera, ritorniamo a Beşiktaş verso il calar del sole. Risalgo fino a piazza Taksim e colgo l’occasione per entrare nella moschea appena costruita nella piazza.
Faccio un po’ di spesa perché domani preparerò la cena per tutti, altrimenti a che cosa serve ospitare un italiano?
La serata è tranquilla e inaspettatamente mentre finisco di preparare la cena arriva Asal a propormi di fare un’altra partita a Pandemic. “Va benissimo, dieci minuti e ci sono.”
Dov’è Asal? È in camera, ma adesso uscirà. No, non sta uscendo, ha anche spento la luce. “Asal?” Dorme già, forse non ci siamo capiti. Niente, finisco di cenare.
00:27
Già da qualche ora la caldaia esterna non funziona, o meglio, non eroga acqua calda ma la lancetta della temperatura è a un livello elevato. Sam ha provato a spegnere, accendere, aprire e chiudere ma niente, la pressione sale inesorabilmente di ora in ora. Un’ora fa era già a metà della zona marcata in rosso, adesso invece è quasi a fondoscala. A quest’ora però gli idraulici dormono e così anche la padrona di casa, quindi non resta che rientrare e aspettare domattina.