Lezione di ieri: Arraffa quel che puoi; dai niente in cambio.
Venerdì 03/11/2023 Oceano Pacifico (Isole Cook)
Il cielo del pomeriggio ha l’aspetto normale degli alisei. Il cielo azzurro è solcato da lunghe processioni di nuvole a cumulo, trascinate dal vento di Sudest.
Per dieci ore continuiamo nella stessa direzione, dall’alba al tramonto, coprendo quasi un grado di latitudine. Andando verso Sud le onde aumentano di nuovo, alla sera sono quasi tre metri, corte e incrociate. Di giorno riusciamo a gestirle, ma di notte è tutto diverso, rischiamo che un cavallone spazzi di nuovo il ponte. Con mio grande sollievo, viriamo di nuovo e dirigiamo a Nordest. Il moto ondoso inizia a calmarsi di nuovo, mentre il vento si intensifica con il calare delle tenebre.
È tutto il giorno che Charlotte stringe i denti e fa smorfie di dolore, ma senza emettere un gemito. Emette solo sconcezze in inglese e francese, che è normale. Verso sera informa Ernests e me degli ultimi sviluppi della propria situazione medica. È da ieri che il dolore alle costole si è esteso alla spina dorsale. Infatti, per sostenere il turno al timone di stamattina, ha preso un’altra dose del potente antidolorifico che le hanno prescritto all’ospedale di Apia. Fosse per me, quel veleno sarebbe già finito in mare, non fa altro che illuderla di stare migliorando, quando invece è peggiorata. Per fortuna le sta usando con molta parsimonia, perché annebbiano la mente.
La notte è movimentata, piena di groppi come la notte scorsa. A mezzanotte si sveglia il capitano, dice che vuole provare a fare un turno al timone, se non ha troppo male. Se il dolore diventa lancinante, mai e poi mai sveglierà Lord Asparagus prima delle tre, lo so già. Timonerà fino allo stremo per poi chiedere il cambio a Mario, che è famoso per prosciugare le batterie. Il fatto stesso che tenti di timonare in queste condizioni è autolesionistico, ma non può farne a meno. Ci penso io a svegliare Lord Asparagus, in modo che si tenga pronto a darle il cambio.
Vengo svegliato di nuovo all’alba, cioè tre ore più tardi, da mastro Ernests in persona. Charlotte ha timonato solo per mezz’ora, poi ci ha concesso di sostituirla.
Alle sei, al momento di svegliare Lord Asparagus, cambiamo mura e dirigiamo di nuovo verso Sud. Torno in cabina per compilare il giornale di bordo, leggendo le ultime righe scritte durante la notte. Non è stato il male alle costole a indurre Charlotte al riposo, e nemmeno le fitte vicino alla spina dorsale. All’improvviso ha sentito un dolore lancinante alla pancia, che l’ha costretta a sdraiarsi in cuccetta. Sospetta che sia un calcolo renale, come lo ha avuto anni fa. Non mi stupirebbe, visto che qui beviamo pochissimo. Lei si prepara un tè ogni mattina, ma puntualmente ne rovescia tre quarti a causa del rollio di Valiant. Anche io bevo poco, salvo i giorni in cui mi impegno e resto idratato per mezza giornata. Sono convinto di non essere l’unico che in bagno piscia un’urina del colore del tè. Per sicurezza, il water non è mai pieno d’acqua come quelli sulla terraferma. Questo aiuta a destare allarme quando uno non beve abbastanza. Probabilmente si tratta di dettagli non richiesti, ma anche questo fa parte della nostra vita quotidiana. Il vento sulla pelle sembra innocuo, ma in realtà ti prosciuga velocemente.
In base all’autodiagnosi del capitano, se non si è trattato di un calcolo, allora potrebbe essere appendicite. È proprio per timore di quest’ultima che resta tutt’ora a letto, sperando che il dolore si risolva da solo. Dopotutto, non ci sono ospedali all’orizzonte. Per timore che si tratti davvero di appendicite, ha deciso di digiunare per un paio di giorni.
Rallegrati da queste meravigliose notizie, non possiamo fare niente di diverso da quello che facciamo sempre, continuare a condurre la barca verso la destinazione, distante ancora settecentoventi miglia.