A scuola di tarengalem style

Lezione di ieri: in molti paesi il surplus non si investe in scorte per il futuro, si vive invece un giorno alla volta.
Lunedì 21/08/2023 Natova (Fiji)
Lasciamo il giardino dei Giganti, rientrando a casa per il pranzo, preparato da Miri. Non c’è solo cassava bollita e roro, cioè foglie di taro al latte di cocco, ma anche una pietanza molto speciale. Abbiamo un piatto pieno di molluschi si fiume, chiamati kai, cotti con aglio, cipolla e latte di cocco. Sembra proprio che il latte di cocco sia dappertutto, ma è tanto buono che è difficile farne a meno. È come da noi il sugo di pomodoro, che sta bene con le verdure, i funghi, la carne e il pesce. Melrose ci saluta perché deve andare al lavoro, mentre noi quattro finiamo di mangiare con calma. È al momento di alzarsi per andare via, che dietro di me non trovo il telefono. Ero sicuro che fosse qui, ma è sparito.
La faccio breve perché altrimenti la storia risulta penosa. Sono tornato in mezzo ai campi a cercarlo, aiutato da Ernests e Miri, ma c’era un solo posto dove poteva essermi scivolato fuori dalla tascona dei pantaloni, chiusa con un bottone. A forza di cercarlo nei pressi della casa è venuto tardi, così sono corso da solo fino al giardino, per controllare tutta la strada. I proprietari del giardino mi hanno dato gentilmente un passaggio in macchina per un breve tratto al ritorno, e sono arrivato di nuovo al paesino di Natova a mani vuote.
Nel frattempo, Magali, Raph ed Ernests stanno bevendo un tè all’erba limonina (lemon grass, non so come si chiami), preparato per loro dal vicino si casa di Miri e Suva. Al mio arrivo è in corso una lezione sulla coltivazione della cassava. Le piante di questo arbusto si propagano per talea e ogni talea è pronta per essere sradicata in circa otto mesi, quando il fusto legnoso diventa poco più grosso di un pollice. Basta dissotterrare le radici della pianta, tagliare il fusto a pezzi con un colpo secco di machete. I monconi del tronco, lunghi circa due spanne ciascuno, si ficcano nel terreno sarchiato con scarsa delicatezza e si innaffia abbondantemente. L’unico modo per sbagliarsi è piantare la talea sottosopra, bisogna fare attenzione a rispettare la direzione di crescita. È interessante notare che, tecnicamente, la talea è lo stesso individuo che è stato sradicato in precedenza. Perciò la vita di una pianta di cassava è costituita da una serie continua di sradicamenti e trapianti. L’arbusto ne esce sicuramente traumatizzato.
Ormai fa buio, così salutiamo e prendiamo l’autobus per Nadi (Nandi), recupero il caro Hans a casa di Mila e rientriamo alla base a Port Denarau.
Ritornati in barca, informo Charlotte del mio piccolo problema, per sapere se domani posso tornare a Natova a cercare il telefono. Per domani infatti è prevista un’uscita di prova della barca, ma non credo di essere fondamentale. Il telefono non può essere chiamato perché non ha la SIM, ma ho lasciato attiva una sveglia, che suonerà domani all’una di pomeriggio. Bisogna che torni là in tempo.
La mattina del 22 inizia lentamente, mentre cerco di riaggiustare il buon vecchio Oukitel. Ora che ho lo schermo di ricambio, basta poco per sostituirlo. Posso anche chiedere in prestito la SIM di qualcuno per non andare a Natova senza alcuna connessione a internet. Questa notte ho fatto diverse visite al WC e questa mattina non è ancora tutto finito. Mentre tutti sono indaffarati a preparare Valiant alla partenza, comunico a Ernest che torno in bagno. Una volta risolta quest’ultima incombenza, resto davanti all’ufficio del marina, a pochi metri dalla porta dei bagni. Un’ora più tardi vedo Ernests entrare nei bagni, prima di tornare a grandi falcate verso la barca, segno che i preparativi sono ancora in corso. Torno sul pontile solamente quando ormai sono passate un paio d’ore, cioè verso l’orario previsto per la partenza, ma di Valiant non c’è traccia. Questo sì che è un problema.
Tutto quello che ho con me sono due ciabatte, una maglietta, un paio di pantaloni logori e un telefono al 20% di batteria. Mi piacerebbe poter dire che mi hanno lasciato in mutande, ma per motivi che non sto a spiegare, non ho neanche quelle. Le avevo lavate poco fa, si stavano asciugando sul ponte.
Corro nel piazzale del marina, dove incontro subito Avi, che domanda ad un collega se mi può prestare il telefono per contattare il mio equipaggio. Come temevo, sono già troppo lontani per tornare indietro, ma mi fanno sapere che posso prendere un traghetto e riunirmi a loro sull’isola di Malolo. In fondo è il mio telefono ad essere sparito, che importa? È servito molto autocontrollo, ma credo di non aver risposto in maniera offensiva.
Dopo una breve pausa, Charlotte ha ricomposto i pezzi del rompicapo e ha capito. Posso chiedere un po’ di contante in ufficio al marina, per comprare una SIM e pagare i biglietti degli autobus. Questo dovrebbe bastare a risolvere il pasticcio.

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