Lezione di ieri: Non andare al cinema troppo spesso.
Sabato 03/06/2022 10:10 Lahore (Pakistan)
Il mio ospite era in pensiero, ma sono sopravvissuto alla notte senza condizionatore, anche se le due ore di blackout che hanno lasciato in panne i ventilatori le ho sentite.
Dopo un’ora usciamo a fare colazione e Ahmad non si è ancora svegliato. Per prima cosa andiamo a bere un frappé al mango, che è una vera bontà per me che vivrei di manghi. Poi ci spostiamo in un ristorante dove avvisto nella vetrina una strana salsa di spinaci con pezzi di pollo. Sembra interessante, prendiamo quella e una buona quantità di chapati e di verdure crude. Su questi tavoli ci sono le brocche dell’acqua come in India, così scopro che in realtà l’acqua filtrata la servono anche qui, solo che Ahmad preferisce sempre l’acqua in bottiglia. Qui, come in India e in Oman, solitamente non si beve l’acqua minerale di sorgente, per mancanza di catene alpine nelle vicinanze. L’acqua in bottiglia è quasi tutta distillata e rimineralizzata.
Hassan mi riporta all’ovile, dove c’è Ahmad disperato perché è stata pubblicata la data del suo prossimo esame di stato qui in Pakistan, il 23 di questo mese. In teoria doveva essere due settimane più tardi, ma evidentemente si sono accorti che lui il 23 ha un impegno importante e hanno deciso di anticipare. Ieri mattina Ahmad ha pagato gli 800 euro del visto per il Regno Unito, è ora gli tocca comunicare a Rise Against Hunger che mancherà già al primo evento a Londra. Il problema è che questo mette a rischio il rimborso del suo visto, anche perché ufficialmente lui non lavora più per loro. Sono rimasti in ottimi rapporti è non mi sembra che ci sia da preoccuparsi, ma questa spada di Damocle lo sta torturando.
Nel frattempo i miei vestiti da lavare non sono ancora tornati, ma tanto ripartiamo subito per andare con Hassan e Ferzaad a cercare un condizionatore e un frigo per l’appartamento nuovo.
In negozio, scopriamo che i prezzi sono aumentati del 50% rispetto a un anno fa, quando Ahmad ha comprato il proprio condizionatore. Il fatto è che la rupia pakistana ha perso valore, la morale è sempre quella.
Decidono qualcosa in punjabi e torniamo a casa a mani vuote. Per venire qui abbiamo scelto la Honda Civic di Ahmad, che è molto comoda perché ha sul cruscotto delle carpette con la fascia verde dei documenti governativi, che sono una sorta di amuleto contro ogni male. Gliele ha passate il cugino Alì.
Oggi facciamo anche un giro a trovare la sorella di Ahmad, che è sposata e ha tre bambini che ho visto moltissime volte in foto, ma mai di persona. Nel quartiere della sorella la famiglia di Ahmad sta facendo costruire una nuova casa, in uno spazio vuoto tra due edifici.I lavori sono iniziati ieri, ma i muri di mattoni sono già altri mezzo metro, evidentemente qui il concetto di fondamenta è piuttosto astratto. Quello che mi disturba di più è che le due case laterali non sono parallele, è piuttosto evidente che i muri esterni convergono. D’altra parte è difficile costruire le case a schiera in squadro, diventerebbe tutto troppo razionale. Per una villetta così, a due piani, ci vogliono 75000 euro, un milione e mezzo di rupie.
Saliamo in casa a vedere la bella famiglia che hanno creato la sorella e il cognato. Lei ci accoglie in italiano e porta nella stanza con il condizionatore il frullato di mango, le banane, poi una tazza di tè e diversi piattini di biscotti vari. I bambini si radunano intorno allo zio, ammucchiandosi sulle sue gambe per essere abbracciati tutti insieme. La più piccola avrà circa due anni e di mestiere si arrampica sui divani.
La visita dura appena un’oretta, torniamo già a casa lasciando un geco sul muro esterno che mannaggia la miseria prima di andarmene da qui un geco lo devo acchiappare. Non è facile come sembra perché nel quartiere di Ahmad non ce n’è neanche uno. Ieri al bazar ho visto anche la pubblicità di una ditta di disinfestazione che pone rimedio a numerose piaghe, tra cui i ratti, gli scarafaggi, le zanzare e i gechi. D’altra parte, se nel mondo fossero tutti intelligenti, io sarei senza lavoro.
In compenso davanti a casa di Ahmad abita un toporagno, che ho cercato di prendere due sere fa. Sono riuscito solo a far insospettire il guardiano, che è venuto a vedere che cosa stesse facendo quel pazzo che correva avanti e indietro senza maglia, perché la maglia serviva per acciuffare il toporagno. Anche se al momento le case sono prevalentemente vuote, la strada è piena di telecamere di sorveglianza e se lui non interviene finisce nei guai. Questo posto non fa per me, ma non ho mai desiderato di trasferirmi qui. Ahmad dice che è un ratto, ma il naso dei toporagni è inconfondibile. Invece dei piccioni ci sono le aquile e al posto dei ratti ci sono i toporagni, tutto torna. (Probabilmente il toporagno era un Suncus murinus e le aquile sono in realtà nibbi bruni, Milvus migrans)
20:30
A casa nel frattempo è scomparso il condizionatore, scoprendo un pezzo di muro così martoriato che mi ricorda i fori dei proiettili in Bosnia, a Mostar. In pratica Ahmad ha venduto il condizionatore vecchio a Hassan e ne ha ordinato uno nuovo da suo cognato. Usciamo di nuovo per andare a correre al parco, prima di uscire a prendere Umair. Durante la corsa convinco Ahmad a spiegare apertamente la propria situazione a Rise Against Hunger, perché sicuramente capiranno e gli faranno avere il rimborso prestabilito. Normalmente lo avrebbe fatto spontaneamente, ma ora ha troppi grattacapi per ragionare con la sua solita lucidità. Ahmad in questi giorni ha perso la sua solita ilarità e la sua incessante parlantina, questo esame per commissari richiede un impegno sovrumano. Non a caso lui ha finito gli undici esami del primo anno di laurea a luglio, pur avendo iniziato a frequentare in marzo. La laurea magistrale non era niente in confronto a quello per cui si stava preparando.
Un altro che ne sta soffrendo tantissimo è Umair, che non lo ammette quasi con nessuno, ma ha il presentimento di non essere passato. Questo era il suo terzo tentativo, quindi è stato l’ultimo. In questi giorni’ho sentito più volte scoppiare a ridere, ma per il resto è molto serio e parla poco. Anche Ahmad è preoccupato.
La prima sera, quando ho chiesto a Umair e Ahmad se hanno un sogno, mi hanno risposto entrambi “superare l’esame e diventare commissari”. “E se non siete tra i fortunati?” “Allora ci riproviamo”, ha risposto Umair. Mi aspettavo che avesse un piano di riserva, ma neanche Ahmad ce l’ha. O meglio, ce l’ha, ma è l’altro esame di stato per entrare nei corpi di polizia o nelle ambasciate.
Torniamo dalla corsa e passiamo a prendere Umair. Ceniamo nella piazza dei ristoranti e raggiungiamo la solita brigata del bar, che è impaziente di sapere se Hassan è stato un degno ospite. Faccio un riassunto della giornata di ieri, soprattutto riguardo al cinema.
Saajit ordina un giro di tè per tutti e mi invita a casa propria per domani a pranzo, insieme ad Ahmad. Accetto molto volentieri e ritorno a imparare il punjabi per conto mio.