Lezione di ieri: sii ospitale prima che sia troppo tardi.
Mercoledì 08/11/2023 Oceano Pacifico (Isole Cook)
Passo il timone a Lord Asparagus, con mare formato e vento in aumento. Stamattina avevamo appena dodici nodi e un metro di onda, ora il vento soffia a più di venti nodi e le onde sono quasi tre metri. Tra le crescenti difficoltà nel prevenire le vibrazioni dell’alberatura e gestire le onde senza impatti violenti, timoniamo di malavoglia verso Sud-sudovest. Non possiamo fare a meno di pensare che se fossimo sull’altro bordo guadagnaremmo miglia e miglia verso Nordest, dove l’oceano è più calmo. Non potendo aprire direttamente un dibattito sulle decisioni del capitano, continuiamo con il metodo “Inception”. Mandiamo messaggi subliminali tramite commenti ad alta voce, dall’aria molto casuale. “Certo che queste onde stanno aumentando a vista d’occhio!”, oppure ” Chissà dove è finito quel corridoio di vento medio in cui eravamo stamattina…” e altre frasi del genere. Prima o poi una di queste dovrà pur attecchire e porre fine a questa strategia di andare a Sud a farsi prendere a sberle dal signor Pacifico. Ma poi chi è che lo ha chiamato Pacifico? È stato un famoso navigatore italiano, nientemeno che Ferdinando Magellano. Fu il primo europeo ad attraversare tutto l’oceano, ma lui navigava verso Ovest, che è tutta un’altra storia. Inoltre era reduce dal passaggio di Capo Horn controvento e con una nave a vele quadre. Immagino che qualunque condizione meteo debba apparire pacifica, dopo un’esperienza del genere.
Comunque sia, il nostro losco piano non sta funzionando. Tiriamo dritto tra le onde per tutto il pomeriggio, finché la situazione diventa insostenibile e il calare della sera ci obbliga a virare di bordo.
Prima cercavamo di prendere le onde il più dolcemente possibile, poggiando di più del solito. Ora, per non ricalcare la strada appena percorsa, cerchiamo di rimontare il vento il più possibile. È presto chiaro che non serve a niente, sto ricalcando lo stesso dannato solco nell’acqua che abbiamo lasciato durante il giorno.
Al tramonto il cielo è quasi sereno, le onde sono leggermente migliorate e finalmente ci scolliamo dalla rotta di stamattina, iniziando a guadagnare qualcosa. Ogni miglio guadagnato è una conquista, o meglio una grazia che il mare ci concede.
Charlotte afferma di stare meglio e sa lentamente rompendo il digiuno assoluto. Per cena ha mangiato un paio di bocconi di riso alla curcuma e tè nero con curcuma, zenzero e cannella. Ma soprattutto curcuma con curcuma. Mi chiedo dove diavolo fossero stivate tutte quelle radici di curcuma, ogni volta che passa dalla cambusa ne grattugia un’altra.
Alle nove passa lei al timone, per lasciare a Lord Asparagus e a me tre ore extra di riposo notturno. Per il resto ci stiamo dividendo i turni in due, ma io non mi lamento di certo. Anzi sono un po’ preoccupato di sentirne la mancanza, quando la situazione tornerà normale. Così la navigazione è tosta, ma non mi sono imbarcato per fare una crociera, è bello così.
Appena prima di mezzanotte, come per salutare Charlotte, arriva un altro groppo. Lord Asparagus fa come può, navigando alla cieca nella notte nera. Il vento, che prima soffiava a venti nodi, rinfresca fin quasi a trenta e lo costringe a poggiare per preservare Valiant.
Passo al timone all’alba, navigando con mure a dritta e vento da Est-nordest. Un’ora dopo tentiamo una strambata, ma per pattugliamo lo stesso stramaledetto mare per altre dieci miglia.
Groppi seguiti da altri groppi, una raffica di raffiche che ci prendono impunemente a scudisciate. Il cielo è coperto e plumbeo, con vento medio a venticinque nodi. In Nuova Zelanda ci eravamo impressionati per una raffica, e adesso venticinque nodi è il vento medio. Roba da matti
Sul più bello di quest’altra ordalia mattutina, d’improvviso il vento cala ad appena sette nodi, come se avesse deciso di cambiare gioco. Spalancare subito il genoa sarebbe una follia, che ne sappiamo noi di quale sarà il prossimo gioco? Così rallentiamo fin quasi a fermarci, in attesa di riuscire a interpretare gli elementi. Charlotte esce in pozzetto a studiare l’orizzonte, saggia il vento con il palmo della mano aperta e osserva le vele con la solita espressione accigliata. Srotoliamo prudentemente la vela, poco a poco.
Alle nove dirigiamo di nuovo a Nord, non facendo altro che ispezionare per la terza volta lo stesso inutilissimo mucchio di niente. Dodici ore passate a marciare avanti e indietro.
Alle dieci, finalmente, ci liberiamo dalla trappola in cui siamo invischiati. Iniziamo un buon bordo verso Nordest, con buon vento e poca onda. “Guadagnamo bene su questa rotta, questi sì che sono progressi!” Il metodo Inception non funziona ancora, per tutta risposta viriamo verso Sud.