Avarie, evviva!

Lezione di ieri: Il capitano fa la rotta, l’equipaggio timona.
Sabato 21/10/2023 Oceano Pacifico (Samoa Americane)
Il bordo verso Nordest dura meno del previsto, nel primo pomeriggio riprendiamo a scendere. Le onde calano, ma il vento sta girando e ci fa deviare leggermente a Ovest. Non si può neanche immaginare quanto sia fastidioso per noi giovani timonieri vedere la longitudine che aumenta invece che diminuire. Almeno la notte è quieta, mi sveglio alle 3 senza scossoni.
Ormai si sarà capito che su una barca non ci si annoia mai, infatti in pozzetto mi aspetta una sorpresa. Lord Asparagus indica una voluminosa legatura che fissa la base del paterazzo allo specchio di poppa. Il paterazzo è un robusto cavo d’acciaio attaccato in testa d’albero e all’estremità della poppa. Serve ad assorbire parte delle oscillazioni dell’albero. Valiant ha un albero smisuratamente alto, che richiede numerosi cavi di sostegno. Ci sono tre stralli a prua, quattro sartie fisse ai lati e il paterazzo a poppa. Una volta tesi gli stralli e le sartie, l’intero impianto viene tesato al massimo grazie al paterazzo. Infatti quest’ultimo è agganciato ad un martinetto idraulico, che viene pressurizzato grazie ad una lunga leva.
Sono molto confuso. “Che diavolo è successo qua?” Il capitano è decisamente di malumore, specialmente perché durante l’intero turno Ernest non si è accorto che il cavo era allentato e traballante. Data la tensione disumana che deve sopportare, quel cavo non si è mai mosso di una virgola, in tre mesi, per questo è facile accorgersi che qualcosa non va. Ora capisco perché, durante il mio turno, mi è sembrato di vedere uno scossone del paterazzo, con la coda dell’occhio. È successo solo una volta e date le circostanze non mi sembra proprio il caso di precisarlo, tanto il martinetto è comunque rotto. Non solo, ma ieri pomeriggio ho toccato il martinetto con il braccio e mi sono sporcato di olio. Ho pensato che fosse il lubrificante spray che Charlotte ha spruzzato ieri pomeriggio. Ha fatto il giro del ponte a lubrificare ogni parte meccanica a bordo, perché a letto si annoiava. Probabilmente si è danneggiata una guarnizione della camera dell’olio, che sta lentamente colando fuori. Charlotte una volta ha visto in un filmato come si costruisce una legatura di fortuna, così ha assicurato il paterazzo alle due gallocce di poppa, tramite una cima di dynema. Il dynema è una fibra estremamente anelastica, in grado di sopportare carichi enormi. Ora la parte più fragile dell’impianto sono le gallocce di ormeggio, imbullonate su un pannello di compensato rivestito di vetroresina. Se la testa d’albero oscillasse troppo violentemente, potrebbe generare un colpo di frusta tale da strappare le gallocce dal ponte. Finora è capitato abbastanza spesso che Valiant salisse sulle onde, per poi ricadere sull’acqua con un sonoro splat! Ogni volta che la prua subisce degli urti così, tutto l’armo della barca ne risente, in particolare l’albero. Da adesso in poi è vietato lasciar sbattere la prua, bisogna governare in maniera da seguire la forma delle onde. Ci provavamo anche prima, ma senza sapere le conseguenze della nostra negligenza.
Ironicamente, il martinetto idraulico nuovo di zecca era l’orgoglio del capitano, quando abbiamo intrapreso il viaggio. L’altro fiore all’occhiello di Valiant era il motore Yanmar integralmente revisionato e collaudato. Il motore ci ha abbandonato nel passaggio più difficile di tutte le miglia percorse fino qui, mentre il martinetto si è rotto poco dopo la partenza di questa tappa, che si preannuncia molto lunga. Riprendo un video con la gopro, per raccontare in tono scherzoso le nostre sciagure.
Pochi minuti più tardi, il capitano sbuca in pozzetto. “Non so se ti rendi conto della situazione, il paterazzo rotto non è uno scherzo. Non so che cosa ci trovi di divertente, ma in fondo non la barca non è tua, quindi non è un tuo problema, immagino.” Si riferisce a quella volta che l’ho rassicurata sulla mia flessibilità rispetto alle decisioni che si prendono a bordo. Inoltre non è la mia barca, quindi la mia apprensione è diversa. Io per navigare su Valiant non ho speso i risparmi di due vite e un anno di lavori forzati, sono un signor nessuno. Tuttavia, come accade nei migliori tribunali, tutto quello che dirai sarà usato contro di te, specialmente fuori contesto. “Quindi che cosa dovrei fare, piangere?” Mi serve qualche ora di timone per ponderare una risposta più esaustiva.
Non finisce qui, c’è un’altra novità stamattina. Il grande genoa ha un piccolo strappo lungo una spanna, che rischia di mettere a repentaglio l’intera vela. Ha ceduto la cucitura tra due ferzi, le strisce di tessuto che formano la vela. il problema è che lo strappo si trova vicino alla balumina, il lato della vela che sopporta gli strattoni delle raffiche di vento e dei vuoti di vento. L’unico rinforzo della balumina è il meolo, una cordicella di piccolo diametro. Se si strappa il meolo, il genoa potrebbe squarciarsi in due, in orizzontale. Il vento domani dovrebbe calare, dobbiamo solo resistere altre 24 ore, riducendo la vela e evitando che il vento la faccia sbattere. Navigando di bolina stretta si rischia sempre di avvicinarsi troppo alla direzione del vento e fare fileggiare il genoa, perciò d’ora in poi dovremo orzare con cautela, mentre cavalchiamo le onde con altrettanta attenzione per non fare sbattere la prua. Facile, no?
Per migliorare l’umore del capitano, Luigi ha preparato un’altra sorpresa. È da ieri pomeriggio che lo schermo del computer di bordo non risponde più ai comandi e adesso lampeggia di colori strani. Si vede ancora la mappa sullo schermo tattile, ma non si riesce più a interagire con le dita. Stiamo perdendo anche l’altro schermo, installato sottocoperta. Mi ricordo che qualcuno a Opua ci aveva avvertito di questo problema. Il touch screen è comodo, ma in mare non è funzionale, secondo me lo aveva detto Ben. Chissà cos’è successo in questi giorni, forse si è infiltrata dell’acqua salata nel rivestimento di plastica. Ieri sera mi sono offerto di smontare Luigi per controllare che cosa stia succedendo dietro lo schermo, ma Charlotte ha rimandato l’ispezione di dodici ore. Non c’è problema, non è la mia barca, dopotutto. Ora che il computer è smontato sembra che non abbia danni. Basta lavare e asciugare con cura il vetro, per rimettere Luigi a nuovo. Da adesso in poi resterà spento e protetto da un coperchio di plastica, così risparmiamo anche le batterie di bordo.
Malgrado le nostre sventure, il mare si sta calmando e soprattutto il cielo è terso e blu. Dopo tutti questi giorni di pioggia, possiamo asciugarci le ossa e guardare all’orizzonte con meno apprensione. Il problema è che da qui a Raiatea resta ancora molta strada, che percorreremo con il paterazzo rotto e la vela ridotta. Ci sarà da divertirsi.

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