La lingua dei segni italiana

Lezione di ieri: Fuori dall’India, gli animali domestici non sopportano il cibo piccante.
Lunedì 12/12/2022 Samarinda (Indonesia)
Ieri sera Acmad e Ami si sono rivisti, forse c’è ancora speranza. Perciò, questa mattina andiamo a trovare lo Zio, il più influente dei trentotto. Per convincere i genitori, Acmad vuole ricorrere all’intermediazione di uno che si trova ancora più in alto del padre e ha una maggiore elasticità mentale.
L’abitazione dello zio sembra più un palazzo che una casa. Per una buffa coincidenza la parola indiana per dire palazzo, “mahal”, in bahasa indonesia significa “costoso”. Tanto per la cronaca, anche la moschea di fronte è stata finanziata dallo zio. All’interno i grandi ambienti sono finemente arredati, ma decisamente vuoti. Ci accomodiamo sulle soffici imbottiture in pelle delle poltrone di legno all’ingresso, con una tazza di tè. Dopo una breve presentazione, i due iniziano a parlare fitto fitto e, al calduccio della poltrona, su di me cala l’abbiocco.
Mi riprendo un attimo prima della fine dell’incontro, quando rimontiamo in moto per andare a pranzare all’università. Lo scopo è incontrare Pandu, un altro professore. Lui non si fa vivo e finisce che proseguo per ore le chiacchiere con Acmad, parlando di libri, isole fantasma, classi sociali, filosofi e usanze indonesiane.
È meglio tornare a casa, inizia a fare caldo, per gli indonesiani.
Questa sera è prevista una piccola festa in un bar gestito da
Poco prima della partenza cambiano i piani, uscirò con Efendy, Budhi e Jimmy, si va a giocare a biliardo. Mangiamo, per prima cosa, andiamo in un locale che fa soto lamongan, una zuppa di uova, carne, noodles e molto altro, da mangiare insieme al riso.
Si andrebbe davvero a giocare a biliardo, se non fosse che entrambe le sale biliardo della città sono completamente piene, meno male che è lunedì sera. Ripieghiamo su un bar in cima a una collina, in compagnia delle ragazze di Efendy e Budhi. Piano piano, sorseggiamo una bibita, mentre Efendy cerca di lavorare sul computer portatile.
Ordiniamo da mangiare e da bere, mi portano un caffè e un cucchiaino. Se il caffè è già zuccherato e mescolato, a che cosa serve il cucchiaino? Efendy mi risponde, ridendo, che serve per pescare il fondo del caffè. (Il caffè in Indonesia si prepara versando nel bicchiere caffè in polvere e acqua bollente.) Non sa con chi sta parlando, io i chicchi di caffè li mangio sul serio, lo stesso vale per il caffè in polvere. Il mio gesto sconsiderato lascia i presenti così di stucco che Budhi si incuriosisce e prova ad assaggiare anche lui. La sua faccia si contorce istantaneamente in una smorfia di disgusto, come Kamal tanti mesi fa. Scoppio a ridere perché mi ricorda tanto la scena di ieri sera, quando Donjai è venuto a  curiosare nel mio piatto, come al solito. Solitamente si tratta di cibo piccante, ma lui non ci crede e bisogna che provi. È bastata una leccata microscopica al pollo superpiccante per convincerlo a cambiare idea. Ha arricciato il naso e strizzato gli occhi, allungando le zampe a graffiare il tappeto, più o meno come farebbe mia sorella.
Casualmente, apro il capitolo infinito dei gesti delle mani con cui comunichiamo noi italiani. Sono del tutto ignoti qui, perciò è divertentissimo spiegare per bene come si eseguono e come si usano. Mi serve il traduttore ovviamente, qui bisogna esprimere delle finezze che sono totalmente fuori dalla mia portata.
Per ultimo arriva anche Acmad, con il quale rientriamo a casa.
Si è fatto tardi, ma anche a letto non prendo sonno. Perfetto, vorrà dire che starò sveglio, è un ottimo orario. Nella notte mi balena in mente il nuovo titolo che cercavo per il sito. È da mesi che ci penso senza successo e l’illuminazione non poteva giungere in altri momenti. Tra le due e le tre di notte c’è aria di creatività, me ne sono accorto da molti anni.
Per il resto continuo a scrivere e a pensare, tanto se non dormo è perché ho già dormito.

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