Lezione di ieri: È vero che pesa poco, ma non comprare troppo olio, va anche mangiato.
Martedì 05/07/2022 8:30 Surke (Solukhumbu, Nepal)
Mi sveglio con il sole, ancora più tardi di ieri, ma all’asciutto. Adesso ho fame, ma che cosa posso mangiare che sia equiparabile ad acqua e zucchero? L’uvetta! È stata un’ottima idea comprarla, è fondamentale per tirarmi un po’ sù mentre mi preparo a partire. Ieri sera deve essere rotolato via il binocolo, che giace bello fradicio nell’erba, poverino.
La meta ideale di oggi è a metà della salita per Namche Bazar, la meta realistica è un paio di chilometri prima e 300 metri sotto. La strada è facile, in un paio d’ore mi connetto con il tracciato del trekking per chi arriva a Lukla in aereo. La prima tappa per loro finisce a Phakding (Siamo in Nepal, ph si legge p-h non f. Sembra di essere in Georgia, ma qui si sente una piccola differenza tra la Panta e la Phanta), il mio scopo è arrivare a metà strada tra Phakding e Namche per mantenere queste dodici ore di vantaggio, che prima o poi diventeranno ventiquattro. Ventiquattro ore di margine rispetto alla scadenza del visto.
Anche oggi è una bella giornata, alla faccia della stagione delle piogge. La strada è in leggera salita, è l’unica via in questa valle stretta e ripida, ma ricoperta di foreste. Via via sento il fragore del torrente più vicino, segno che Phakding non è lontana. Mi attento a mangiare un pugno di muesli, pare che l’uvetta sia stata apprezzata.
Continuo su e giù per il sentiero, con i polpacci che stanno peggio di ieri, anche accosciarsi è complicato e anche stasera per cena prevedo un bel piatto di crampi. Non importa, bisogna arrivare almeno a Jorsalle (Giorsallé), non è così lontana.
A Phakding approfitto del sole per lavarmi i capelli con l’acqua freschina di una fontana. Bisogna che mi fermi anche a mangiare un altro po’ di muesli, quello di prima è già finito. Dov’è il cucchiaio? Deve essere rotolato fuori dal pentolino stamattina, quando sono scivolato mentre raggiungevo il sentiero. Niente, tornerò a prenderlo tra due settimane. Mentre sono seduto al sole passa un uomo con un grosso termos. Vede il mio muesli all’acqua e mi versa una buona quantità di tè e latte, precisando che si tratta di tè sherpa. Con il liquido caldo il muesli cambia completamente aspetto, è una meraviglia e ne sono grato a questo sconosciuto.
Al punto di controllo Toc Toc (è il paese che si chiama così) mi ricontrollano i permessi per il parco, mi richiedono se sono da solo e se non ho una guida. La risposta è sempre la stessa, dal Kerala a qui: SONO DA SooooLO! Ma riesco ancora a portare pazienza perché lui non ha idea di quanti altri me lo abbiano chiesto. Inoltre in questo caso si stanno interessando alla mia sicurezza, si dà il caso che siano spariti un paio di turisti di recente. Le loro foto sono ovunque, ma la guardia me le indica come se non le avessi mai viste. Lo so che ci sono più manifesti qui che nel far west, ma non mi pare che ci sia bisogno di una guida, almeno lasciatemi vedere che cosa c’è di così terribile.
Riparto e nel paese successivo un cane nero e marroncino inizia a seguirmi, un cane slanciato e di media taglia. Attraversa i ponti tibetani con noncuranza, nonostante le oscillazioni che provocano i miei novanta chili di peso.
Nel paese successivo giriamo l’angolo e sei grossi cani si lanciano all’attacco dell’intruso. È inconcepibile utilizzare un sentiero pubblico in tranquillità, è per questo che amo tanto i cani di proprietà. Proseguo solo, incontrando di nuovo il mio comprare poco più avanti, sfuggito agli aggressori e sgusciato di soppiatto tra le linee nemiche.
Il nostro viaggio si interrompe un’ora dopo, quando viene cacciato via a sassate dai guardiani all’ingresso del parco, che vogliono controllare altre due volte i miei permessi. Riempio la borraccia e supero il portale variopinto che segna l’accesso all’area protetta, istituita nel 1976. Al ponte prima di Jorsalle fa quasi buio, un piccolo cane a pelo lungo mi si affianca e inizia a seguirmi. Questo non si fida molto dei ponti, aspetta che finisca di attraversare prima di avventurarsi sull’acciaio dondolante.
Passato il secondo ponte ormai la luce è andata, ma soni arrivato dove volevo. In teoria nel parco è vietato campeggiare a casaccio perché i turisti tendono a fare dei danni, ma io in quanto ecologo ho la licenza di campeggio indiscriminato. Trovo due abeti poco distanti dal sentiero e monto l’amaca quasi al buio. Il mio nuovo amico si accoccola accanto allo zaino e così dormiamo insieme sotto il telo.