Anche oggi si parte domani

Da aggiungere a ieri: Mentre il fuoco brucia allegramente, faccio per prendere la tanica e versarmi un bicchiere di vino. Luka interviene subito, chiedendomi il bicchiere. Lo riempie lui e mi spiega che la tradizione georgiana vuole che chi ospita si preoccupi di versare da bere all’ospitato, in modo che non gli manchi niente. Improvvisamente ho capito come mai non mi sono ancora versato da bere da quando sono qui. Non ci avevo fatto caso perché i miei anfitrioni sono sempre stati lesti a rabboccare il mio bicchiere. Forse più che anfitrioni dovrei chiamarli ganimedi, in quanto vicari del coppiere degli dei.

Informazione di servizio:
Ho avuto un piccolo inconveniente tecnico con il telefono. Quattro giorni fa è caduto e lo schermo è volato via, strappando un cavo. Qui in Oman fa troppo caldo per la colla di Hong Kong che sigillava lo schermo.
Ora ho un nuovo telefono e spero di poter riparare il buon vecchio Oukitel una volta arrivato in Pakistan, verso la fine del mese. Là dentro ci sono parecchie foto e i nomi di tutti coloro che hanno reso possibili le ultime dieci settimane di viaggio. Naturalmente non posso ricordare tutti quei nomi a memoria, li aggiungerò non appena ne tornerò in possesso.
Ho già scritto buona parte della pagina di diario di domenica 21, quindi aspetto di recuperare il telefono vecchio e i suoi dati.
Sostanzialmente la mattina del 21 ho preparato lo zaino per partire, ma sul più bello è entrato Nikolozi in camera. Ha squadrato lo zaino e mi ha detto: “Beh, dove stai andando?” “Sto partendo per Gori, come ci siamo detti ieri.” “Se resti qui un giorno in più, domani ti possiamo accompagnare fino a Mtskheta, perché andiamo là con i parrocchiani.” La proposta mi ha lasciato un po’ stecchito e non ho certo potuto rifiutare, perciò sono rimasto un giorno in più.
Siamo andati a comprare una macchina da un amico prete e Luka nel pomeriggio mi ha insegnato a giocare a Uno in una maniera davvero singolare. Avto e Teodore hanno litigato parecchio, dimostrando che non sono ospite di una famiglia di alieni, ogni tanto litigano amche loro. Sono arrivato a scrivere a metà pomeriggio del 21, niente di grave.

Abbiamo appena il tempo di terminare la partita, che Nikolozi ci chiama fuori per farsi aiutare. Teodore ha liberato un carretto d’acciaio rimorchiabile, incastrato sotto la neve da settimane, e Nikolozi sta apportando alcune migliorie. La lamiera che cercava serviva per costruire delle pareti intorno al pianale. Non avendo trovato niente, ha ritagliato le lastre da un vecchio cancello che teneva in giardino insieme al resto della ferraglia da costruzione. Mentre aiutano nella costruzione, Teodore e Avto lanciano intorno sguardi torvi nella poca luce dwlla sera.
Quando la luce cala rientriamo a casa, qualcuno tira fuori una palla e passiamo qualche ora a giocare con questa palla in sala. Tekla, Gabrieli, Barbare, io e anche Helene, che più che partecipare corre in giro a casaccio, cade e ride. Barbare se ne va e arriva Teodore, perciò cambiamo gioco e ci diamo al basket a quattro: due giocatori e due canestri umani. Continuiamo finché non viene pronto.
Per cena, come anticipato nella gita a Sachkhere di stamattina, si mangiano khinKali a bizzeffe. Dato che le bocche migliori questa sera sono inappetenti, ci siamo solo Nikolozi, Luka e io a fare una carneficina di khinKali. Tekla mangia solo la pasta e passa il ripieno a Barbare, sono entrambe magre e la loro fame finisce molto in fretta. Un po’ di croccante cavolo rosa ci sta sempre, ma niente di più. Ana e Gabrieli si impegnano di più, ma qui in fondo al tavolo i vassoi arrivano a ripetizione. Stasera Nikolozi lascia da parte le teste dei khinKali, che ormai nel suo piatto formano una cospicua piramide di crani bianchi. Luka non si impegna abbastanza e alla fine diserta il tavolo davanti all’ultima ondata di guerrieri bianchi e brodosi. Nikolozi indica il proprio piatto pieno di nemici caduti e mi esorta a finire i restanti, ma sette sono decisamente oltre le mie possibilità. Forse dovrebbe finirli quello che ha lasciato da parte tutte le teste, no? Quattro io e tre lui, una spolverata di pepe nero per demoralizzarli e un morso per finirli. Una volta feriti è facile mangiarli, perché stiamo comunque parlando di cucina georgiana, sono buoni. Finiti questi ultimi superstiti si può sparecchiare, magari tra un po’ si può anche pensare di sorbire una tazza di yogurt bianco.
22:50
Anche stasera andiamo a fare un giro fuori, alla fermata dell’autobus, insieme a Gio (ghio). Questa sera incontriamo anche quattro amiche, tra le quali la ragazza di Teodore. I due innamorati restano indietro, mentre noi arriviamo alla fermata di Korbouli. Restiamo in sette per un po’, poi ci raggiunge anche Jeka. Dopo un’ora le ragazze se ne vanno e resta solo Jeka, a riposarsi sul comodo asfalto gelido.
Niente carte questa sera, ma mi sono portato il mio nuovo cucchiaio di legno da intagliare. L’ho iniziato oggi pomeriggio ed è ancora ben lontano dall’essere finito. Immancabilmente susxito la curiosità dei miei compari e quindi Luka dà il proprio contributo alla lavorazione, data la sua ottima manualità.
Finita la serata ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla prossima volta, chissa tra quanto tornerò. Buona fortuna a tutti. Torno verso casa con Teodore e gli spiego le mie impressioni di oggi sul litigio con Avto, che hanno ridato un po’ di normalità alla famiglia. “In realtà, ci siamo già riappacificati stasera.” Mi scappa un po’ da ridere perché a quanto pare l’amore profuso continuamente da Sopo e Nikolozi fa sì che qui gli attriti si risolvano tra il pranzo e la cena. Almeno, ho ragione di credere che il motivo sia questo, perché è quasi tangibile.
Temevo di andarmene proprio nel bel mezzo di questa frattura, invece si è già ricomposta ben prina della mia partenza.

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