Il mondo esterno

Inevitabilmente mi sono dimenticato molti avvenimenti:
01/02 Ho lavato il sacco a pelo, dopo tre mesi di viaggio.
Nel pomeriggio ho ricevuto una telefonata dalla polizia, senza capire un accidente. Per fortuna Sercan era in casa e ha parlato lui con il poliziotto. Voleva sapere il numero dell’interno per venire a controllare il giorno dopo. Questo ha messo il mio ospite in agitazione perché naturalmente scontare la quarantena in un’abitazione privata potrebbe non essere visto di buon occhio. Io ci ho già pensato a lungo e ho pronta un’arringa inoppugnabile per dimostrare che questo tipo di quarantena è la soluzione migliore possibile.
02/02
Oggi non è venuto nessun poliziotto, quella di ieri era solo una telefonata minatoria per inquietare Sercan.
Stasera prepariamo un dolce tipico di queste parti, fatto con orzo, frutta passa e noci. La frutta passa va messa a bollire in acqua insieme all’orzo finché il composto non cuoce e si addensa. Nel frattempo va aggiunto anche lo zucchero. La ricetta della nonna in questa pentola da due litri prevederebbe due bicchieri di zucchero, ma Sercan ha pietà di me e ne mette solo uno. Tra quello e la frutta il dolce si dovrebbe sentire.
Lezioni varie: In una stanza di medie dimensioni c’è ossigeno a sufficienza per alcuni giorni.
Lo yogurt e la pasta possono andare d’accordo tra loro.
Mercoledì 03/02/2022 7:50 Kars (Turchia)
Ancora poche ore e sarò libero. Nel frattempo è meglio finire i biscotti e la Nutella tarocca perché non mi va di portarli in Georgia. La quarantena mi è sembrata brevissima, anche perché il vero isolamento è durato solo tre giorni.
11:20
Adesso è arrivato il momento della verità, devo scoprire se sono negativo. Poso lo sguardo sulle scarpe e per un attimo la quarantena appare in tutta la propria lunghezza. Il buon Sercan mi vuole accompagnare all’ospedale, così dopo andiamo a pranzare fuori.
Sul pianerottolo del condominio un uomo sta pulendo il pavimento. A quanto pare abita al piano terra e pulisce i sei piani del palazzo ogni giorno, per un compenso così misero che basta appena a ripagare l’usura della scopa. Mi pare che fossero dieci lire.
Fuori dal portone, la città è diversa. C’è il sole e quasi tutti i marciapiedi sono liberi dalla crosta di ghiaccio. Sercan prenderebbe un autobus, ma non vedo perché sprecare una così bella occasione per camminare. Nonostante l’apparente disgelo, le stalattiti di ghiaccio sono ancora lassù. Vediamo addirittura uno stenditoio che sta collassando sotto il peso di parecchi chili di ghiaccio gocciolati dalla falda del tetto e ricongelati sui fili. Non c’è caldo all’ombra.
All’ospedale fare di nuovo il tampone è un gioco da ragazzi, conosco l’edificio meglio di Sercan e in appena un’ora sono pronto per il test. Quando legge il mio nome, l’infermiera si ricorda di me e mi pare che non vada molto in profondità nel naso. In fondo è ora che vada in Georgia.
Uscendo dall’ospedale capisco perché hanno fatto tanta fatica a riconoscermi, la volta scorsa avevo un metro di capelli in più.
13:40
Torniamo in centro a piedi e mentre mi guardo intorno ritrovo la scritta “büyük boy”, che vedo sempre al supermercato sulle confezioni per bambini grandi. Büyük significa “grande”, boy in inglese vuol dire “ragazzo”, quindi ad esempio le confezioni di pollo da due chili sono quelle per Big boys (ragazzi grandi). Purtroppo boy in turco significa “dimensione” o “formato”. Era più divertente la traduzione creativa.
Sercan mi porta a mangiare in un locale in cui servono pasta fatta in casa. Ordiniamo una pietanza simile alla pasta con lo yogurt che ho assaggiato qualche giorno fa, ma invece di essere pasta ripiena si tratta di quadrati di sfoglia larghi due dita. Portano a ciascuno un bel piattone, condito con una generosa quantità di burro. Per chiudere ordiniamo il tè di rito, che arriva insieme a quattro biscottini fatti in casa. Sercan dice che non li servono normalmente, sono un omaggio apposta per noi.
Già che siamo qui andiamo a visitare questo benedetto castello, perché credo molto nella perseveranza.
Il portone del castello è aperto, così posso constatare di persona che all’interno non c’è proprio niente di più di quello che si vede da fuori. È un bel castello, con possenti bastioni e una rocca su cui sventola il bandierone rosso della Turchia. Saliamo verso il punto più alto per ammirare Kars da un punto panoramico. Non si può arrivare in cima, ma da in cima a una scalinata si vede la stretta valle retrostante al castello, in cui sorge il conservatorio. È stato costruito al riparo dai rumori della città, accanto a un ruscello. Ora che abbiamo visto tutto, bisogna scendere le scale, ripide e ghiacciate. È più un’arrampicata su ghiaccio che una scala, e Sercan soffre di vertigini. Scende piano piano piano, a sedere sulla neve. È ammirevole che comunque non abbia esitato a salire. Nonostante la prudenza scivola e scende gli ultimi cinque gradini sobbalzando ad ogni spigolo. È tutto intero, ma i jeans sono fradici ed è meglio tornare a casa. Ci pensa il custode a farci uscire in fretta, perché sono già le 17:25 e deve chiedere, sù sù!
Su suggerimento del mio esperto di cucina, facciamo una sosta al forno a comprare un pane tipico di Kars da mangiare per cena. Per una volta riesco a pagare io, ogni tanto ce la faccio.
20:30
Il pane di Kars è molto interessante, mi pare che racconti una storia. È un disco di pane alto un dito, farcito per metà di farina. Sa di povertà e di “avevamo solo la farina, e l’acqua non bastava.” Immagino che in estate Kars diventi caldissima e polverosa, non mi stupirei se questa fosse davvero la spiegazione.
Metà del pane viene destinata al mio viaggio di domani e l’altra metà invece è la nostra cena insieme a due tazzine del dolce della nonna preparato ieri. Sercan offre il resto delle tazzine al vicinato e poi scendiamo in strada con le taniche dell’acqua per rinnovare la scorta alla fontana pubblica. In questa parte di Turchia l’acqua è migliore che a Istanbul e Izmir, infatti è da quando sono a Batman che mi dicono che si può bere senza problemi. Tuttavia sa ancora un po’ di cloro, quindi gli abitanti di Kars preferiscono andare alla fonte Rientriamo a casa con una scorta d’acqua sufficiente fino alla fine dell’inverno e dopo un po’ di chiacchiere arriva una email dall’ospedale.
Sono negativo, domani si parte sul serio! Lascio Sercan al suo reality show preferito e me ne vado in camera a scrivere e a finire il cibo avanzato.

2 commenti su “Il mondo esterno”

  1. Pietro Lasalvia

    Ho come la sensazione che quel custode del castello sia imparentato con un certo archivista di mia conoscenza… Così, giusto per dire.

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