Quarantena alla Jules Verne

Lezione di ieri: anche un test positivo può essere una buona notizia.
Venerdì 29/01/2022-02/02/2022 8:15 Kars (Turchia)
Oggi bisogna scrivere, ma con calma. Sercan è estremamente premuroso e gli dispiace che io sia chiuso qui dentro. Nessuno sa dell’esperimento che sto conducendo, che probabilmente richiederà tre o quattro giorni, a seconda della stime. Dovendo aprire la porta di tanto in tanto è impossibile ridurre l’ossigeno più di tanto, ma forse si riesce ad osservare qualche sintomo.
Mi sono svegliato tardi e la mattina termina in fretta, poi finalmente riesco a iniziare a scrivere qualcosa.
Sercan nel frattempo è a casa. Fino a qualche mese fa lavorava per l’università ad un esperimento, ma il prof lo ha estromesso dal progetto. Per questo ha pensato recentemente di affittare le camere da letto del proprio appartamento su Airbnb. Finora ha avuto un solo ospite, ma le camere da letto sono due e, se le affitterà entrambe, dormirà sul divano.
Il mio ospite è anche un bravo cuoco e per cena mi fa avere una zuppa di verdure, che sono proprio quello che manca alle mie provviste.
30/01
Stamattina bisogna studiare la storia della diga di Batman e di Hasankeyf, perché Lazgin e Nazgül non mi hanno dato informazioni molto precise a riguardo. Poi mi chiama Ahmad e poi Sercan (quello di Iğdır) e stiamo al telefono un bel pezzo. Viene ora di cena, fornita da Sercan, poi inizio a ordinare i pezzi del puzzle, scrivo ancora e di nuovo a letto.
31/01
Sercan ogni volta che esce di casa mi chiede se ho bisogno di spesa, ma se continua a preparare da mangiare non riuscirò neanche a finire quello che ho comprato. Inizio il puzzle, ma è meglio centellinarlo perché altrimenti lo finisco in un giorno. Anzi, è meglio usarlo come passatempo durante le telefonate dei prossimi giorni.
Scrivo ancora, ma lentamente, e poi chiama Ahmad. A quanto pare il mio inglese ha acquisito un forte accento russo, come mi fa notare prontamente Ahmad. È sconvolto, due anni fa sono tornato dalla Costa Rica con un ottimo accento inglese e adesso non ne è rimasta traccia. Per chi non lo sa, nella primavera del 2020 sono andato per tre mesi a condurre una ricerca in una riserva naturale in Costa Rica, in compagnia di quattro inglesi e alcuni altri studenti francesi e tedeschi. Con la stessa facilità con cui ho iniziato a parlare come Ben, Georgia, Richard e Greg, così in Turchia mi sono adattato all’accento locale. Non ho fatto apposta e non sono affatto preoccupato. Se il mio accento è così adattabile allora basta fare un giretto in un paese anglofono per rimetterlo in sesto. Ahmad, io e gli altri compagni di corso all’università abbiamo già affrontato diverse volte il discorso dell’accento inglese, tanto bramato in tutto il mondo. Abbiamo concluso che non ha molta importanza avere l’accento di Londra perché in fondo il tuo accento ti caratterizza, non ha senso cercare di uniformarsi a tutti i costi. D’altro canto è vero che certi accenti rendono difficile la comprensione, specialmente quando chi parla cerca di pronunciare l’inglese con i fonemi della propria lingua madre. È ovvio che non funziona e il risultato è buffo.
Dopo un’ora e mezza di videochiamata coinvolgiamo anche Aleot e Mors, così l’infaticabile parlantina di Ahmad può continuare per un’altra ora. Era da un pezzo che non parlavo con Mors e Aleot e ci facciamo grasse risate, ma dopo questa ho bisogno di tranquillità, altrimenti non scrivo davvero un accidente.
Basta, vado offline e rimarrò da solo con il diario fino a Mercoledì.
Stasera Sercan ha comprato del latte per fare lo yogurt in casa. Mi propone di preparare un risotto domani sera, perché i programmi TV lo hanno reso molto famoso in Turchia. Non sarò all’altezza di Danilo Chef, ma un risotto lo preparo sempre volentieri.
01/02
Ieri sera si iniziava a percepire il calo di ossigeno, avevo addirittura un leggero mal di testa. Solo quello, e adesso mi è passato. Probabilmente non si riesce ad ottenere niente di più di così, perché ogni tanto devo uscire per forza, quindi al quarto giorno dichiaro l’esperimento concluso. Apro la finestra per far entrare l’aria esterna, che sa di camino a legna.
Senza tutte le distrazioni dei giorni scorsi va meglio, almeno riesco a scrivere.
Nel frattempo Sercan è al supermercato a comprare gli ingredienti per il risotto. Lo scoglio più grosso naturalmente è la scelta del formaggio. Mi manda la foto di una punta di “parmesan cheese” prodotta a Parma dalla Rani s.p.a. Forse a Parma esiste davvero qualcuno che si chiama Rani, ma è un cognome che non ho mai sentito. Faccio una ricerca online e trovo un rapporto annuale del consorzio per la tutela della denominazione del grana padano. Il consorzio sta cercando di andare a processo in Turchia contro la Rani s.p.a., perché quest’ultima non rispetta gli standard qualitativi previsti. Non solo questo parmesan cheese costa una fortuna e non è parmigiano reggiano, ma è la vergogna dei produttori di grana padano.
Mi propone un altro parmesan prodotto dalla Ambrossi s.p.a., con sede a Brescia, ma anche quello è grana padano. Il nome del produttore è sbagliato perché l’importatore turco non sa scrivere, in realtà si chiama Ambrosi. “Sercan, prendi un buon pezzo di groviera di Kars, che sicuramente è più buono e costa anche meno.”
Il risotto è un po’ al dente, ma tutto sommato non c’è male. Senza dubbio il groviera di Kars è ottimo.
Il risotto è un po’ al dente, ma viene apprezzato comunque e dopo cena facciamo anche due chiacchiere riguardo alle dighe turche e tante altre belle infrastrutture megalomani. Ad esempio il ponte che ho attraversato dopo Gebze, che chiede un pedaggio decisamente troppo costoso per chi vive in Turchia. Lo stesso sarà vero per il ponte sullo stretto dei Dardanelli, una volta realizzato, ma c’è addirittura di meglio. Proprio mentre parliamo un telegiornale nazionale annuncia il nuovo progetto di creare un secondo Bosforo parallelo allo stretto già esistente, per incrementare il traffico navale e costruire altre abitazioni di lusso vista mare. Per due spiccioli si fa tutto. I turchi dicono tutti che l’economia turca va male, ma non è vero, infatti il telegiornale dimostra il contrario. Se in un paese in cui si realizzano infrastrutture grandiose significa che l’economia va bene, giusto? Sercan aggiunge che il cosiddetto presidente ama ricordare spesso quanto gli altri paesi siano invidiosi delle strade turche, che sono in ottime condizioni. Non provo molta invidia, ma effettivamente è vero che l’asfalto in Turchia è mantenuto in condizioni impeccabili. Ora finalmente capisco perché così tanti autisti mi hanno chiesto se le strade sono migliori qui o in Italia. Sono sempre rimasto sul vago perché le autostrade non sono certo un buon metro di misura per valutare lo stato della rete stradale. Tuttavia dopo un mese in Turchia mi sento di dire che probabilmente in questo paese ci sono più maiali che buche. È una fortuna per Sercan, che fa parte dei turchi che non usano gli aeroporti e possono permettersi al massimo gli autobus. La sua fidanzata abita a Istanbul, quindi per andare da lei bastano appena venticinque ore di autobus.
Finite le lamentele sulla scelleratezza del governo, mi sembra il caso di lasciare Sercan e il suo reality show per ritornare in camera.
02/02
È dura non finire il puzzle tutto d’un fiato, ma avere davanti solo un giorno di quarantena aiuta a trovare la motivazione per scrivere.
Non è vero, meglio finire il puzzle subito e scrivere dopo. Una volta completata l’opera, appare un variopinto viale di Parigi.
Stasera bussa alla mia porta un piatto speciale, pasta tipica di Kars. È una pasta ripiena di carne grande come i cappelletti, ma i quadrati di pasta sono chiusi a punta come un tulipano. (O come una dardo avvelenato dei kaminoani, Dexter Jexter e Obi Wan Kenobi vi possono spiegare come è fatto.) Quello che mi sorprende di più è il condimento, totalmente diverso dai cappelletti con la panna. Da queste parti si usa lo yogurt bianco all’aglio, con una salsa molto densa di peperoni secchi che colora di arancione la pietanza. Lo yogurt è quello che ha preparato Sercan, un po’ diverso dallo yogurt bianco che si trova in Italia, meno acido.
Per mia fortuna qui in Turchia non bisogna aspettare di essere negativi, basta osservare i sette giorni di quarantena. Tra dodici ore sarò di nuovo libero.
Ho recuperato un bel po’ di giorni, ma non sono neanche lontanamente in pari con la scrittura, segno che più che di una quarantena ho bisogno di trovare un metodo adeguato. Questa sicuramente è la prima ragione, ma mi è sorto anche un altro dubbio. Dentro di me lo so benissimo che queste pagine hanno un numero di lettori superiore a quello che immagino, ma me lo devo ripetere da solo perché i commenti sono decisamente sporadici.
Forse è colpa mia perché ultimamente sono diventato prolisso, o forse non c’è niente da aggiungere a quello che scrivo. Però ho una domanda che mi tormenta, mi chiedo da un bel po’ se per caso una maggiore partecipazione nei commenti non potrebbe essere un incentivo positivo a trovare il tempo e il modo per scrivere. Colgo l’occasione per scusarmi, la Georgia è stata fantastica dal punto di vista del viaggio, ma l’ospitalità travolgente dei georgiani è risultata disastrosa per il diario. Questo non vuol dire che la causa siano loro, la causa sono io che mi sento una bestia a stare a scrivere sul cellulare quando sono in compagnia. Per fortuna io e il mio cellulare abbiamo un rapporto abbastanza distaccato. Potremmo separarci per sempre senza versare una lacrima, è già capitato un paio di volte in passato. Due anni fa il Samsung è morto d’infarto in un pomeriggio di agosto, poi l’anno scorso il suo successore è tragicamente annegato nel lago di Garda. In fondo per chi vive nel diciottesimo secolo il telefono non è molto importante.
Tornando a quello che stavo dicendo, sarei molto curioso di fare un esperimento per capire che effetto fa. Essere in ritardo rispetto alle mie aspettative e a quelle di te che leggi serve solo a ricordarmi in ogni momento che dovrei scrivere e non posso perché sono impegnato. Poi alla sera mi sdraio nel sacco a pelo, c’è un freddo cane e mentre aspetto di riscaldarmi mi addormento. Alla mattina c’è ancora più freddo, quindi aspetto che il sole si alzi un po’. A quel punto è già tardi e mi conviene partire subito per sfruttare le ore di luce a disposizione, che ormai sono dimezzate. Non funziona, forse perché ho l’impressione di scrivere soprattutto per me, per non dimenticare. In parte è vero, questo viaggio sta diventando così incredibile che lasciare che cada nell’oblio mi sembrerebbe una terribile ingratitudine verso tutti coloro che mi aiutano senza chiedere nulla in cambio. Tuttavia questo giornale di viaggio è stato creato con un altro scopo, poter condividere questi due anni di vita con parenti e amici, anche se siamo così distanti. Se parlo parlo parlo e tra i tanti lettori quasi nessuno risponde, finisce che scrivo solo per non dimenticare. Non è un problema questo, mi ricordo ancora bene che cosa è successo il 3 febbraio, anche se non ho preso appunti. Così, in un circolo vizioso, ogni tentativo di pubblicare almeno un articolo al giorno è miseramente naufragato e io sto ancora cercando di rimettere insieme la barca. Mi sa che sto finendo i chiodi.
Ho svicolato di nuovo dal discorso principale. Il punto è che forse sentire che dall’altra parte c’è qualcuno che legge ancora, nonostante la mia incostanza, mi darebbe un minimo di spinta a raccontare l’episodio successivo. Al momento sento solo il peso dei giorni che si accumulano al ritmo di uno ogni 23 ore e 55 minuti. È da un mese che mi chiedo se i commenti potrebbero essere una spinta sufficiente, e ormai sono rimasti l’ultima possibilità.
Potreste scrivere qualcosina qui sotto, così mi tolgo il dubbio una volta per tutte?
P.S.: lo so che il sito ha parecchi problemi e che la mappa si aggiorna ogni tanto e la versione in inglese è praticamente vuota. Ho costruito tutto da zero poco prima di partire e fino a sei mesi fa non avevo la minima idea di che cosa fosse WordPress.
P.P.S.: Il giornale di viaggio è un dramma, ma il viaggio va alla grande, al momento sono a Ganja, in Azerbaijan.

15 commenti su “Quarantena alla Jules Verne”

  1. Ciao Ricky! Ma certo che siamo tanti a leggerti! E tutti i giorni siamo lì a fare un refresh della pagina per vedere se hai aggiunto qualche notizia. Il tuo stile è appassionante e le tue pagine, oltre a darci tue notizie, ci fanno scoprire un mondo decisamente inaspettato e migliore di quanto immaginiamo. Senza trascurare il lato didattico: sto finalmente imparando un po’ di geografia! E che dire della pagina dell’ecologo?! Immagino che trovare il tempo per scrivere ogni giorno possa essere problematico, ma mi dispiacerebbe davvero tanto rinunciare al tuo modo spiritoso di farci sapere che stai bene.
    Un abbraccio. Sandra

    1. Grazie mille Sandra, mi serviva proprio un po’ di supporto. Me lo avete ripetuto più volte a voce, ma lasciarne una traccia scritta porta un po’ di vita in queste pagine di diario. Inoltre sono parole molto belle, grazie di cuore.

  2. Grande Palla! Sono uno tra quelli che non si è fatto sentire, e per questo ti chiedo scusa. Faccio spesso un salto qui sul sito per controllare gli sviluppi del tuo viaggio, e sono sicuro di essere in buona compagnia!
    Nonostante il poco tempo che hai a disposizione, spero di poter continuare a leggere le tue avventure. Le tue parole ci fanno vivere (seppur in terza persona) delle esperienze irrealizzabili nel mondo comodo e statico in cui siamo rimasti. Anche se non fisicamente, i tuoi racconti ci permettono di essere con te. Forza!
    Mara

  3. Ciao Palla!
    Per quel che mi riguarda né io né mio fratello abbiamo mai smesso di seguirti, anzi ogni mattina controlliamo puntualmente sul sito per vedere se hai pubblicato qualcosa di nuovo. Mi spiace effettivamente di non averti scritto nulla in precedenza, anche se effettivamente ci ho pensato più di una volta…
    Immaginavo che con il proseguimento del tuo viaggio sarebbe stato più complicato mantenere un ritmo costante di scrittura, anche perché i posti che stai visitando sono pieni di opportunità che qui in Italia non riusciresti ad avere.
    In ogni caso spero che continuerai ad aggiornare il tuo diario, in modo che tutti quelli che ti stanno seguendo possano vivere anche solo per qualche attimo queste curiose e incredibili esperienze. Buon viaggio!
    Bonni

    1. Grazie Bonni e grazie Matte, dentro di me lo so che ci siete, ma un contributo scritto rende la vostra vicinanza più tangibile. Se avete qualche riflessione scrivete pure, è per questo che c’è una sezione per i commenti.

  4. Ciao Richi,
    volevo farti sapere che seguo con interesse, e anche con un po’ di apprensione materna 😉, il tuo viaggio…
    Mi piace molto il tuo modo di scrivere; sei attento ai dettagli, alle sfumature che spesso danno una lettura originale ai luoghi che vedi, alle persone che incontri…
    Non ti nascondo che leggendo alcune avventure, ho avuto paura per te e che il mio essere mamma, mi ha fatto venire la tentazione di dirti di tornare a casa…
    Ho capito però, lettura dopo lettura, che questo modo di vivere, di essere ti appartiene profondamente, che la tua curiosità di conoscere il mondo nella sua essenza, supera qualsiasi limite, qualsiasi timore.
    Buon proseguimento, che la tua stella ti accompagni e ti protegga sempre.
    Michela

    Ps “Ninna nanna” dei Modena City Ramblers sembra scritta per te😉

    https://youtu.be/2apMisb0ebw

  5. Caro, il ciclone dentro al quale cerchiamo faticosamente di restare in piedi, non ci da tregua e purtroppo ci fa perdere di vista questi piccoli gesti che invece dovrebbero essere, se non naturali, almeno dovuti. Io parlo per me, ma credo di interpretare anche il pensieto di altri, quando affermo di essere avido dei tuoi resoconti e altrettanto immotivatamente (quanto mi piace questa parola) indaffarato da non darmi il tempo per una riflessione, scritta, di “sostegno”. Inutile che mi sprechi in buoni propositi, rischio una figuraccia, ma rifletterò in attesa di tue nuove. Tu impersoni il soggettivo desiderio di ognuno di noi, di fare una esperienza simile, ma che, per motivi diversi (in primis il coraggio), pochi hanno realizzato. Tienici aggiornati! Un abbraccio.

  6. Palla sei un grande! Hai ragione, non ho scritto nulla fino ad ora, scusami. Ogni tanto ti leggo, ma non ho mai pensato di commentare. Non vedo l’ora di commentare assieme tutte le incredibili avventure che stai affrontando, quando tornerai! Nel frattempo, nervi saldi e non mollare, continua così! Sei solo da ammirare per la tua scelta, e son convinto che porterai a termine questo viaggio con incredibile soddisfazione. Anche se non dovessi commentare molto spesso, ti sono virtualmente vicino, e come me sicuramente anche molti altri. Vai avanti senza farti venire alcun dubbio, e continua a scrivere le tue storie, mi raccomando!

  7. Ma certo Rickyyyyyy!!!!! io e i ragazzi ci auto aggiorniamo! 🙂 A me piace molto quando vado a letto leggere come hai passato tu la giornata. Anche se le attività sono diverse, è bello vedere che le lezioni di vita possono essere le stesse, o possono essere interpretate allo stesso modo.
    Se ti viene difficile scrivere ogni giornata, puoi pensare anche di condensare i momenti più significativi di una settimana in un’unico diario! Oppure lasciare un buco di un mesetto, che ricolmerai in futuro, ma così potrai essere al pari con il tuo viaggio e questo ti stimolerà a scrivere in tempo reale 🙂
    A mio parere sei motlo bravo e riesci a tenermi col fiato sul collo dalla prima all’ultima parola!
    P.S: Sono contenta che il viaggio va alla grande.
    Scusa se non ho mai commentato. Provvederò a farlo più spesso.
    Abbraccio.

  8. Come ti dicevo ti leggiamo sempre in famiglia e sicuramente questo blog diventerà un libro. A noi fa piacere leggere le tue avventure, primo perchè sono vere, secondo perchè ci sei tu, anche quando arrivano in ritardo. E se trovi altri insetti… sai come trovarmi.
    PS vedi di passare a León tra un anno o due che ti faccio il sugo al polpo

  9. Non smettere di scrivere Ricky! Inutile dire che da qui ti seguiamo spesso, ma a prescindere stai svolgendo un percorso unico che vale la pena di essere impresso nero su bianco. Un giorno sarà una soddisfazione immensa poter stampare questo resoconto, contemplarlo e dire “ce l’ho fatta davvero”.
    Il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso. Non mollare!

  10. Matteo Davoli

    Palla continua a scrivere perché io voglio comprare il tuo “libro di avventure” con tanto di dedica (come minimo dev’essere il primo di una trilogia). In pochissimi potrebbero raccontare una storia come la tua! Per forza la devi condividere!

  11. Pietro Lasalvia

    Palla carissimo non ti azzardare neanche minimamente a smettere di scrivere questo diario. Come ha detto anche la Giulia noi ci aggiorniamo di settimana in settimana si tuoi viaggi. Se ti può servire per recuperare pensa piuttosto davvero a condensare più giorni in un unico post (riducendo la mole delle informazioni). Oppure salti direttamente queste due settimane, che recupererai quando avrai tempo e voglia, e torna a scrivere quello che stai vivendo adesso. Le aggiungerai più avanti questi giorni passati. Sappi che io e Matte facciamo a gara ogni mattina per sapere se hai pubblicato un nuovo articolo e al momento sta vincendo lui quindi ti prego continua che devo recuperarlo e vincere…

    Un forte abbraccio da Mister Fogg al suo caro Passepartout.

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