La terza dose fai-da-te

Lezione di ieri: nei paesi in cui prevedi di andare in ospedale, impara la lingua locale.
Venerdì 28/01/2022 8:02 Kars (Turchia)
Oggi sveglia presto perché il mio ospite parte per Ankara. Mentre preparo lo zaino mi arriva una chiamata da un numero turco. Riesco a capire qualcosa se si parla di mezzi di trasporto, di cibo o del meteo, ma questa chiamata arriva dall’ospedale. Passo il telefono a Erdoğan, che è in grado di capire e rispondere. Dal tono del mio amico non traspare niente, ma non è possibile che mi abbiano telefonato apposta per farmi sapere che il certificato negativo è pronto per essere ritirato, sarebbe eccessivo. L’unica soluzione possibile è un’altra, sono positivo. Me lo conferma Erdoğan appena mette giù.
Ci si potrebbe abbattere perché probabilmente costerà un bel po’ trascorrere la quarantena in albergo, ma servirebbe? È meglio considerare prima tutte le possibilità che si aprono grazie a questa svolta. Non mi vogliono dare la terza dose di vaccino, quindi ho fatto da solo e adesso ho risolto il problema. Nessuno dei paesi che ho davanti richiede la terza dose, ma può capitare che il proprio vaccino non sia riconosciuto. Un certificato positivo invece si può usare come jolly. È una vaccinazione un po’ costosa, ma è universale. Inoltre avrò parecchio tempo per scrivere, se non torno in pari questa volta non ci riesco più. In più devo andare in Georgia, ho tempo anche per gettare le basi della lingua in anticipo. Inoltre mi trovo in un paese in cui tutto costa poco, un ottimo posto per andare in albergo. A conti fatti sarebbe stata una bella sfortuna essere negativo, circa.
Pensavo di avere le difese immunitarie basse perché le placche non se ne andavano, invece a quanto pare si trattava di due malattie sovrapposte.
Erdoğan però è pieno di buone notizie. La quarantena dura solo sette giorni dal giorno del tampone, quindi sono già scesi a sei. Inoltre non è lo Stato ad assegnarmi un luogo in cui trascorrere la quarantena. Basta trovare un luogo isolato e inviare l’indirizzo via SMS. Se non mi trovassi al Polo proporrei l’autoisolamento in tenda. Usare Couchsurfing mi sembra un po’ eccessivo, ma Airbnb potrebbe funzionare. Se trovo qualcuno che ha già avuto il covid il gioco è fatto, entro in una stanza e ne esco tra sei giorni. Le camere disponibili a Kars sono solo tre, ma il covid lo hanno avuto quasi tutti ormai. Ho tempo fino alle 17, ce la posso fare.
Nel frattempo il mio ospite deve uscire per andare a prendere l’aereo. Già, l’aereo… Erdoğan aggiunge: “Se te lo chiedono, tu non sei mai stato in casa mia, ci siamo appena incontrati.”
11:30
Scendiamo fino al portone, ma lo saluto prima di uscire perché la temperatura qui dentro è decisamente migliore di quella esterna. Devo dirigermi direttamente al mio nuovo domicilio, ma nessuno ha specificato la velocità. Torno sul pianerottolo di Erdoğan dove ci sono alcuni gradi in più e le scale per sedersi. Mentre aspetto che mi rispondano i proprietari di casa penso anche alla spesa per la prossima settimana. Solo generi alimentari conservabili in camera.
Alle 16 mi risponde uno studente che abita a duecento metri da qui e mi può ospitare. Ha avuto il covid e tre dosi di vaccino, è proprio la persona che cerco. Ci incontriamo al supermercato qui sotto così da poter fare anche la spesa. È il momento di inaugurare la mia mascherina FFP2. Sercan ha un paio di anni più di me, parla inglese e studia biotecnologie, siamo praticamente colleghi. Abita da solo e chiede appena 110 lire a notte per l’affitto di una stanza. Mentre andiamo verso casa sua, Sercan mi avverte di guardare in alto e non camminare dove l’acqua sgocciola dai tetti. La ragione mi è subito ovvia, grazie al telegiornale che ho visto ieri sera dal parrucchiere. Ieri a Kars è precipitato da un tetto un enorme ammasso di ghiaccio e neve, che ha spiaccicato una fermata dell’autobus come se fosse fatta di carta. I due che erano in piedi sul bordo del marciapiede sono stati sbalzati in strada, in maniera decisamente spettacolare. Guardando in alto è facile notare le spade di Damocle che pendono dai tetti, chili di ghiaccio precariamente appesi alla lamiera liscia dei doccioni delle grondaie.
Le stalattiti di ghiaccio non sono l’unico pericolo delle vie di Kars, perché in certi punti si formano anche le temibili stalagmiti di ghiaccio. Si tratta di blocchi di ghiaccio arrotondati che a volte arrivano quasi al ginocchio. Non notarli in tempo è difficile, ma non impossibile.
Saliamo al quarto piano di un palazzo, mi tolgo le scarpe, passo dalla sala alla stanza degli ospiti e chiudo la porta. Nella stanza c’è un letto, un armadio, un tappeto e un puzzle da mille pezzi. La prima cosa da fare è prendere le misure del mio nuovo mondo. Quando sono entrato questa stanza minimale mi ha ricordato tantissimo Ventimila leghe sotto i mari, quando il professor Aronnax, il tuttofare Conseil e il baleniere Ned Land si ritrovano ospiti del capitano Nemo. Inizialmente vengono imprigionati in una stanza vuota a chiusura ermetica, finché dopo molte ore l’ossigeno inizia a scarseggiare. Solo a quel punto il Nautilus riemerge, viene cambiata l’aria e alcuni uomini dell’equipaggio entrano a parlare con i prigionieri. In questa versione del Nautilus c’è una finestra e ogni tanto dovrò uscire per andare in bagno, ma probabilmente è possibile simulare le stesse condizioni. Se lo scopo è esplorare gli effetti della privazione di ossigeno, tenere la porta chiusa diventa desiderabile. Non c’è pericolo che mi venga voglia di uscire di casa, la finestra si affaccia su uno spazio interno tra due edifici, largo pochi metri e con un tetto plastica ondulata in cima, che collega i palazzi e copre il cielo. Attraverso la falda a Sud filtra la luce esterna, mentre la falda a Nord è ancora coperta da uno spesso strato di neve.
Ceno e poi mi metterei a scrivere, a meno che ci sia qualcuno a cui telefonare. Sì, in effetti posso fare molte telefonate, diciamo che per oggi inizio a scrivere domani. I giorni arretrati sono così tanti che dovrei completarne cinque al giorno per tornare in pari.
Magari la quarantena si potrà ridurre ad un solo articolo, altrimenti diventa una noia mortale.

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