Lezione di ieri: Se non sai dove andare, bussa.
Domenica 16/01/2022 8:05 Diyarbakır (Turchia)
Ecco Ibrahim con la colazione, una signora colazione, con l’immancabile tè. Resta a farmi compagnia mentre mangio a gambe incrociate, alla maniera turca. Nel frattempo mi dice che tra i ragazzi che ho visto ieri sera i suoi figli sono tre, di dodici, otto e cinque anni. Ibrahim lavora qui in città in una concessionaria di auto. Se per me va bene, quando ho finito possiamo fare un giro in macchina verso il centro. Va bene, mi serve solo un po’ di tempo per rifare lo zaino.
Ottimo, allora andiamo. Accendono una delle due macchine e del garage mentre io sto ancora arrotolando il sacco a pelo. “Quindici minuti, per carità!” Ripongo tutto quanto e chiedo di usare il bagno, visti i quattro bicchieri di tè che ho appena bevuto.
Via presto, andiamo alla macchina. Bella casa comunque, mi piace tantissimo questo uso estensivo dei tappeti su tutti i pavimenti. In cortile ci aspetta Aslahan, la moglie di Ibrahim che ha preparato la cena e la colazione. Ringrazio e partiamo per andare a prendere un tè.
9:20
Durante i pochi minuti di viaggio, Ibrahim mi fa sapere che la prossima volta mi accoglierà meglio. Si riferisce all’ospitarmi dentro casa invece che nel garage, ma sono pronto a stroncare i suoi rimorsi. Io gli ho chiesto un giardino e lui mi ha dato un posto caldo, la cena, la colazione e un passaggio in macchina. Che cos’altro potrò chiedere di più? La risposta ottiene l’effetto sperato, lo vedo più sereno.
Siamo già arrivati, saliamo una scala ripida e arriviamo su una terrazza che porta in un locale con la parete a vetri. Il locale è costituito da una grande stanza bianca senza mobili, con una piccola stanzetta sulla destra. Come entriamo, venti persone si alzano in piedi in segno di saluto, poi si risiedono sui loro piccoli sgabelli disposti in cerchio intorno alla stufa. Ci sono già gli sgabelli per noi, si vede che ci aspettavano.
Tutti i presenti sono uomini e Ibrahim mi spiega che sono tutti suoi parenti. Non gliel’ho ancora chiesto, ma ci pensa lui a precisare che sono curdi. Mi indica un uomo sui sessant’anni che è suo zio, e questi sono i suoi figli. “Sono tutti suoi figli?” È chiaro che non ha senso, infatti in parecchi si mettono a ridere mentre Ibrahim mi presenta i figli dello zio, che sono solo due.
Tutti in piedi! È entrato lo zio più vecchio, che a differenza della maggior parte dei presenti ha una lunga barba quasi bianca. Ci sediamo di nuovo e mi portano un bis di tè.
Ibrahim mi chiede se possiamo andare, quindi ci alziamo salutando tutti e scendiamo le scale ripide. Dopo avermi ripetuto mille volte che sarò sempre il benvenuto a Diyarbakır, Ibrahim mi saluta e ritorna di sopra. “Aspetta! Ho lasciato la calzamaglia sul sedile!”
Meno male che mi è tornato in mente, ora ho tutto e posso andare a Batman, dove mi aspetta un ospite di Couchsurfing. Mi incammino verso il centro, ma mi passa accanto un uomo di circa quarant’anni con una grossa barba brizzolata che mi chiede da dove vengo. Scopre che sono italiano e mi propone di fermarci nel bar accanto a prendere un tè. Va bene, non ho fretta ed è ancora presto.
Si chiama Yekta e mi fa vedere qualche foto dei suoi figli, mi racconta che suona la chitarra e facciamo quattro chiacchiere in turco e inglese. Nel frattempo si incuriosisce anche un uomo più vecchio seduto al tavolino vicino, che mi mostra un video del castello di Diyarbakır. È veramente imponente, sarebbe da visitare ma non posso andare dappertutto, l’importante oggi è arrivare a Batman. L’uomo che mi ha mostrato il video continua a fare altre domande, ma parla pianissimo e veloce, non capisco. Ripete la domanda ancora più piano di prima e lascio perdere, non lo so leggere il labiale turco. È questo che ho apprezzato così tanto parlando ieri con Süleyman, lui cercava di aiutarmi a capire. Yetka mi propone anche di restare a dormire a casa sua stasera, ma io ho già un appuntamento e devo rifiutare. Mi offre comunque un sostanzioso toast ordinandolo qui nel locale. Mentre mangio arriva anche un certo Cengiz ( la c si legge gi, è Genghis), che si siede con noi e si fa fare un riassunto da Yetka. Cengiz è pelato e probabilmente ha una decina d’anni in più dell’amico. Non potendomi ospitare questa sera, Yetka e Cengiz mi offrono un passaggio fino alla strada che porta a Mardin. Prima di salutarci facciamo qualche foto ricordo di questo incontro. Ormai stiamo raggiungendo dei livelli surreali.
10:49
Il primo a rispondere al simbolo di Batman è Muzaffer, un camionista che va a Mardin. Ha un camion pieno di serrature per le porte. Mi fa abbastanza ridere questa cosa perché tutto quello che c’è qui dietro è di per sé inutile. È come trasportare solo punte da trapano di 8, la prima magari ti può servire, ma delle altre che te ne fai? Tra l’altro non hai neanche il trapano.
Muzaffer mi porta fino alla svolta per la strada che va a Batman e poi fa una cosa mai successa finora. Scende dal camion ad aspettare che si fermi qualcuno, mi dà anche una mano con l’autostop. Così è fin troppo facile, in un minuto sono già in macchina con Uğur e Şeimus che stanno andando a Bismil.
Durante il viaggio parlano prevalentemente tra loro, ma sono così entusiasti di avermi incontrato che mi invitano a prendere un tè nell’azienda del cugino. Parcheggiamo nel cortile di questa ditta che vende attrezzi e mezzi agricoli, con al centro un tavolino che ci aspetta.
Da un locale vicino ci portano il tè e via via si aggiungono altri partecipanti, parenti o amici di Uğur e Şeimus. Tra questi c’è Mehmet, che ha trentatre anni e porta un paio di occhiali tondi. Mi si siede accanto tempestandomi di domande sul perché sto viaggiando, come faccio a viaggiare da solo e così via. Verrebbe con me se potesse.
Dopo un paio di tè mi offrono anche il pranzo, perché è vero che ho già fatto colazione, ma non è una scusa sufficiente a farli desistere. Dopo aver abolito le spese per i trasporti, mi sa che posso depennare anche le spese per il cibo, iniziano a tendere a zero.
Finito il kebab riparto di nuovo con Uğur e Şeimus, stavolta a bordo di uno di quei piccoli pullmini che qui fanno il servizio degli autobus. Io ho capito che andiamo a Batman, ma svoltano verso Çeltikli, 40 chilometri prima.
Nessun problema, ci pensa Kemir a portarmi a destinazione, cinque minuti dopo. Kemir ha la mia età e fa il programmatore a Batman. Incredibilmente parla un po’ di inglese, così è molto più semplice capire le sue domande.
Mi accompagna proprio nel punto in cui mi aspetta Lazgin, il quale mi riconosce subito. Con questo zaino faccio fatica a nascondermi. Do così poco nell’occhio che anche un ragazzo che raccoglie il cartone si ferma incuriosito a chiedermi chi sono e da dove vengo.
Un attimo dopo, mentre mi sto togliendo il piumino a causa del caldo arriva Nazgül, un’amica di Lazgin che starà con noi oggi pomeriggio.
Andiamo a sederci in un bar, dove mi aspetta l’ottavo bicchiere di tè di oggi. Lazgin stasera non mi potrà ospitare, ma si dà il caso che anche Nazgül sia registrata su Couchsurfing e quindi stasera dormirò a casa sua. Lei parla solo un po’ di inglese, quindi ogni tanto Lazgin le si rivolge in turco e io ascolto, cercando di cogliere qualche parola che conosco.
Ho contattato proprio Lazgin per la sua passione sconfinata per la fotografia, il suo sogno è vivere di quello insegnando il mestiere ad altri aspiranti fotografi, perciò dopo il bar andremo a vedere una piccola mostra fotografica in un centro commerciale. Da quando Antony mi ha dato una dritta a Sarajevo sto iniziando a capirci qualcosa e vista la quantità di foto che faccio mi sembra utile approfondire l’argomento.
Nazgül invece lavora come infermiera e le piace leggere libri di filosofia e campeggiare. È incredibile trovarsi a Batman con una ragazza di nome Nazgül, perché il suo nome si riferisce al Signore degli Anelli, così come Aynur a Istanbul si riferiva al Silmarillion. Siamo nella città dei film. Ok, d’accordo, forse Nazgül non sembra un nome molto azzeccato per una bella ragazza, ma in realtà “gül” significa rosa e “naz” vuol dire delicata.
Ormai non ho più fame, ma Nazgül insiste tantissimo perché assaggi anche un dolce del locale, qualcosa che assomiglia al tiramisù, servito in un barattolo di vetro. Nel frattempo Lazgin mi spiega come il modo migliore per fare progressi nella fotografia sia sfogliare qualche migliaio di foto fatte dagli altri, per capire la scelta delle inquadrature, dei soggetti e così via. Gli brillano gli occhi mentre racconta che nelle foto altrui riesce a leggere il carattere del fotografo e il suo stato d’animo al momento dello scatto.
Andiamo a casa di Nazgül posare il mio zaino e poi al centro commerciale, che appare nuovissimo, ancora di più degli palazzi di Batman. Una ragione c’è, è stato inaugurato circa cinque mesi fa. Batman viene chiamata anche Petrol city, per il fatto che ha avuto uno sviluppo esplosivo da quando trent’anni fa è stato scoperto il petrolio a sud del centro abitato. In giro per la città ci sono monumenti scintillanti a forma di pompa petrolifera. Mi disturba parecchio che siano oggetto di adorazione, ma in effetti l’oro nero ha fatto la fortuna del piccolo paese di Batman.
Al piano terra del centro commerciale c’è qualcosa che non mi sarei aspettato qui in Turchia, una mostra di sensibilizzazione rispetto al problema dei rifiuti, dei combustibili fossili e della desertificazione. È stata organizzata da una scuola, questo significa che forse le scuole turche parlano di questi problemi nelle classi, almeno una scuola turca.
La mostra fotografica riguarda le immagini di alcuni fotografi locali. Ci sono foto di signore curde che cuociono il pane, foto storiche dei primi anni dopo la scoperta del petrolio e foto di siti archeologici e monumenti storici situati qui vicino. “Questo era un paese qui vicino, quando lo si poteva ancora visitare” commenta Lazgin. “Aspetta, adesso non ci si può andare?” No, a quanto pare l’intero paese è finito sott’acqua a causa della costruzione di una diga idroelettrica. Un monumento è stato traslocato, un po’ come il tempio di Abu Simbel in Egitto, mentre il resto della città di Hasankeyf ha fatto la fine di Atlantide. “Non ci posso credere, Lazgin fammi vedere dove si trova.” Lungo il Tigri, a Sudest di Batman, in effetti c’è una città con questo nome, ma dalla vista satellitare sembra perfettamente asciutta. Bisogna avvicinarsi per vedere l’acqua, perché la città è stata allagata a luglio 2020 e le foto macroscopiche non sono state ancora aggiornate. Hasankeyf si può ancora visitare, ma solo tramite le foto di google Maps. C’è stata un’enorme campagna di protesta contro la realizzazione dell’invaso, perché la città costituiva un elemento importante del patrimonio artistico e culturale locale essendo abitata da almeno diecimila anni. In generale gli abitanti non erano contrari alla realizzazione della diga, il problema era mantenere il livello dell’acqua al di sotto del paese, in modo da non sfrattare gli abitanti della città storica.
Tuttavia questo è stato fatto lo stesso in nome di un’opera idraulica duratura, che potrà fornire energia per ben quarant’anni, prima di smettere di ricevere abbastanza acqua per funzionare. Si prevede che entro il 2060 la diga diventerà un semplice mucchio di cemento, a causa della riduzione delle precipitazioni su questa terra arida e a rischio di desertificazione meglio nota come Mezzaluna fertile. È vero che la costruzione di un invaso porta con sé delle controversie intrinseche, ma se queste controversie fanno ritirare tutti i finanziatori dal progetto, questo dovrebbe far suonare un campanellino. Per tutta risposta il ministro dell’energia ha dichiarato qualcosa del tipo “Ah sì, allora noi la diga la facciamo lo stesso, con i soldi pubblici”. Il governo turco non può certo lasciarsi intimidire dal buon senso, dopotutto.
Così è stata costruita Nuova Hasankeyf dall’altro lato del fiume e gli abitanti sono stati trasferiti là. Ora potranno aspettare cinque anni prima di iniziare a pagare di tasca propria il mutuo della nuova casa, che non è certo regalata. Inoltre hanno l’opportunità di vivere in una città che è dieci volte più grande del paese storico in cui vivevano prima. Sembra un campo profughi di lusso, però è dieci volte più grande. Online c’è anche un video celebrativo della Ilisu dam, che racconta gli innumerevoli benefici dello sgombero forzato di 80.000 persone in una zona dove l’unica fonte di reddito era il turismo.
Per continuare con questa sana polemica contro la megalomania, bisogna menzionare la diga di Atatürk, costruita sul fiume Eufrate. Essendo la diga più grossa è stata dedicata ad Atatürk, come tutte le infrastrutture grosse del paese. Questa diga produce un’enorme quantità di energia, ma causa qualche lieve problema alla Siria e all’Iraq, che non ricevono più un terzo della portata del fiume. Dov’è finita? Viene utilizzata per rendere coltivabili i campi in Turchia desertificando i campi in Siria e in Iraq. Nonostante questo il governo turco protesta contro le proteste, perché sta generosamente normalizzando la portata irregolare dell’Eufrate. Ha ragione, adesso che la portata media è calata così tanto sicuramente il fiume non rischia di esondare.
Me la prendo con il petrolio e poi faccio del sarcasmo anche sull’energia rinnovabile? Sì, a quanto pare sì, e tuttora non ho una soluzione al dilemma. Di certo accelerare la desertificazione non è un metodo efficace per combattere il riscaldamento globale.
Nonostante le mie aspettative, Lazgin non ha percepito gli effetti del riscaldamento del clima qui a Petrol city. Spero che sia davvero così, questa notizia mi conforta.
Dopo la mostra fotografica andiamo a prendere un tè al bar, per poi cenare in un locale del centro commerciale che serve lahmacuni (che si legge lamagiuni, ricordo che la c si legge gi). Il Lahmacuni è uno strato molto sottile di impasto simile alla pizza, bello unto e cosparso di macinato di agnello. È già tagliato a pezzi, si arrotola e si mangia. Niente tè questa volta, solo ayran e contorno. Direi che undici bicchieri di tè per oggi possono bastare. Mentre mangiamo Nazgül mi chiede quali sono le differenze tra l’Italia e la Turchia, tenendomi impegnato per parecchio tempo perché l’elenco è lungo.
19:40
Fuori è già buio da un po’ e rientriamo a casa a piedi, saluto il buon Lazgin e salgo con Nazgül nel suo appartamento. Ora ho bisogno solo di una doccia, gli sbalzi termici di questi giorni non sono stati ottimali per contenere la sudorazione.
Lavato e stirato, ora sono in condizioni di sedermi sul divano con Nazgül a fare due chiacchiere. So che qualcuno si aspettava l’inizio di una storia d’amore, e non avrebbe tutti i torti perché Nazgül è molto bella. Invece no, siccome è appassionata di filosofia e di campeggio parliamo proprio di questo, ma purtroppo è già abbastanza tardi e lei domattina deve uscire di casa presto per andare a lavorare.
Rimango solo sul divano viola che mi fa da letto a cercare di scrivere qualcosa almeno adesso, ma la stanchezza è eccessiva per resistere più di venti minuti.
Riccardo, che dire… sei diventato un’attrazione!!!
L’aggettivo “surreale” è azzeccato e mi piace molto…
Poi aggiunto che al momento posso stare tranquilla: non rischi la disidratazione!!!!!
Un abbraccio