La Repubblica Moldava di Prisniestrov, o Transnistria

Lezione di ieri: Non serve cercarle, la pasta e la pizza arrivano da sole.
Lunedì 13/12/2021 9:10 Sofia (Bulgaria)
Oggi è il giorno della verità, il ministero della salute è aperto e per prima cosa vado là a chiedere per la mia vaccinazione. Al terzo piano trovo la stessa segretaria di venerdì, che mi dà il nome della persona da cercare al quinto piano, Evelina-qualcosa. Fortunatamente sulle porte ci sono scritti i nomi, ma ovviamente il suo non c’è e ovviamente quando la trovo è impegnata con delle altre persone. In realtà è un colpo di fortuna, perché mentre escono approfitto per chiedere se Evelina parla inglese. Certo che no, che domande! Georgi è così gentile da restare e fare da interprete anche per me, oltre che alla sua amica che è appena uscita.
A quanto pare è impossibile farsi vaccinare a a meno di avere un permesso di soggiorno bulgaro. Io però conosco due viaggiatori francesi che sono stati vaccinati qui a Sofia la settimana scorsa e li ho conosciuti personalmente. Come hanno fatto? Mi chiede in che ospedale sono andati. Nell’ospedale centrale naturalmente, non so come si chiama.
C’è solo una possibilità, andare all’ospedale Aleksàndrovska e chiedere che mi rilascino un cartoncino con il mio nome e il codice della dose di vaccino. Al momento il sistema per registrare i certificati non funziona, ma Evelina potrà fare un tentativo tra un mese o due, quando si spera che venga riparato. Non resta che cercare di farsi accettare in ospedale, che si trova a qualche chilometro da qui.
Non è chiaro dove bisogna entrare, ma so già che devo cercare una parola tipo Imunizatiia e cercare un interprete. Non è necessario, il primo che mi risponde è un dottore che capisce l’inglese. Mi indica un foglio su cui il cirillico spiega che lui non può vaccinare gli stranieri e mi manda via. Grazie tante, neanche il reparto fosse sommerso di lavoro. Proviamo allo Tsaritsa Ioanna, distano un paio di chilometri e là sono più simpatici.
In effetti qui sono decisamente più collaborativi, c’è una dottoressa diversa dalla volta scorsa che si meraviglia che dal ministero della salute mi abbiano mandato qui. Loro indirizzano tutti gli stranieri al ministero della salute, dove tra l’altro somministrano anche le vaccinazioni.
Un loop burocratico, che cosa c’è di più comune in questo mondo? Si torna indietro quindi, per l’ultimo round. Il marsupio sta picchiando sulla gamba da un po’, perché cammino molto più velocemente del solito, e con il freddo che fa oggi ha causato una contrattura al quadricipite. Fa lo stesso, tanto devo comunque arrivare a ministero e rientrare all’ostello.
Senza Georgi è più complesso comunicare con Evelina, ma le chiedo di nuovo qual è il metodo più semplice per ottenere l’autorizzazione a vaccinarmi, a parte sposare una bulgara, che immagino funzioni sempre. Si nota che ormai l’ho torchiata abbastanza e non ha più nient’altro da dirmi. Invece di mandarmi via bruscamente si prende qualche minuto per scrivere una risposta a computer su Google traduttore. Vorrebbe aiutarmi, ma non può, è proprio vietato per ordine del ministro della salute, e c’è anche di mezzo un sistema automatizzato per generare il green pass. Niente vaccino né certificato, ho capito.
13:03
Almeno la faccenda è risolta, anche se non nella maniera che speravo. Adesso è il caso di tornare in ostello per cercare di sciogliere la contrattura, piano piano perché la contrattura mi fa camminare a velocità vecchietto. La gamba domani mi serve perché sono qui già da quattro notti e non vedo l’ora di ritornare sulla strada e prendere la via di Plovdiv.
Davanti all’ostello ci sono Yuri e Luiz. A quanto pare hanno avuto dei problemi con la proprietaria. Per spendere meno hanno pagato le prossime notti sul sito Hostelworld, dove il prezzo indicato è 12 leva, ma il pagamento sarà effettivo dalle 14 in poi. Per questo la Tina li fa aspettare fuori al freddo, e hanno anche pagato 6 leva in più perché hanno finito di fare lo zaino alle 11:20. Secondo me non ci siamo. Mi immagino la scena e sento i cento “Sory” con cui sono stati messi alla porta. È probabile che in questo ostello ognuno paghi una tariffa diversa, a seconda di quanto è stato concordato all’arrivo.
Vado un po’ nel letto riscaldato a scrivere, poi torno in cucina a scrivere ancora e ad accendere il forno. Dato che c’è, meglio sfruttarlo e scaldare un po’ questo ostello senza termosifoni.
Ed è subito sera, come diceva Quasimodo, quello senza gobba.
Stasera è tornato Julian, il belga, e abbiamo un’ospite nuova, Julia. La prima J e una g dolce francese, mentre la seconda è una i lunga moldava. Julia probabilmente ha qualche anno in più di Lena ed è ballerina e insegnante di ballo, ma non lo si può intuire dall’enorme cappotto di piumino che ha addosso. È di origine moldava e vive in Germania. Parla una quantità esagerata di lingue, moldavo, russo, rumeno, inglese, francese, tedesco, un po’ di italiano e via di seguito. Lei è portata per le lingue e i numeri non sono proprio il suo forte. Il talento in matematica è andato tutto alla sorella, che nelle lingue straniere è una frana. Attenzione però, dopo un po’ di chiacchiere emerge la parola Transnistria. Panico. Siamo tutti viaggiatori incalliti e nessuno l’ha mai sentita nominare. A quanto sembra, Julia è originaria di quella parte di Moldova che si chiama Transnistria. Si tratta di una striscia di terra a sinistra del fiume Dniester, che fa da cuscinetto tra Moldova e Ucraina e si autoproclama indipendente, come l’Ossezia in Georgia. In effetti gli unici tre stati a riconoscere la Transnistria come stato indipendente sono gli stati separatisti georgiani Ossezia e Abkhazia e la repubblica di Artsakh, corrispondente alla regione del Nagorno-Karabakh, contesa tra Armenia e Azerbaijan. Questo piccolo paese è grande come Reggio Emilia e ospita lo stesso numero di abitanti, circa mezzo milione. La sua particolarità è che i salari si aggirano sui 45-50 € al mese e ci sono statue di Lenin ovunque.
Come si può facilmente immaginare, il problema di questo paese non è tanto viverci, quanto uscirne. L’ostacolo maggiore non è nemmeno il denaro, il problema è il passaporto. A meno di paracadutarsi in Abkhazia, qualsiasi altra parte del mondo è inaccessibile. Chi ha parenti Moldavi può ottenere un passaporto Moldavo, oppure un passaporto Ucraino. Julia ne ha tre, si è presentata all’ufficio passaporti con solo i documenti della Transnistria e le hanno dato un passaporto ucraino. La prima volta che è andata in Germania, ha viaggiato in autostop con sua madre. Non che avessero molte alternative, a meno di aprire un mutuo per pagare il biglietto dell’autobus. La seconda volta sua madre ha trovato lavoro in Germania e si sono trasferite a vivere là.
Finiti i racconti Julia se ne va a dormire, perché domani ripartirà subito, e noi continuiamo a parlare di Transnistria per un bel pezzo.
Scrivo un po’ tra la cucina, il letto e la cucina, cercando di tenere la gamba un po’ al caldo in modo che si rimetta il più possibile entro domattina alle 11.
La seconda volta che vado a letto ci rimango, perché mi addormento. Un questi cinque giorni è già tanto se sono riuscito a scrivere un articolo al giorno.

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