Lena, Yuri e Luìz

Lezione di ieri: occhio agli ostelli che costano poco, non sempre sono degni del nome che portano.
Sabato 11/12/2021 8:20 Sofia (Bulgaria)
Come si fa a uscire dal letto, che è così caldo e comodo?
11:13
È arrivata la Tina in camera. Esordisce con il suo solito “Sory” (Shcusate), ma è qui per battere cassa e far fioccare multe, perché siamo ancora tutti a letto. Mi presenta il telefono, dove Google traduttore mi chiede, in inglese “Menterai anche per domani?” Non so che cosa c’entri la menta, ma suppongo che desen voglia dire pagare. Non capisco perché, ma sono in ritardo nel pagamento, nonostante la Tina si accanisca a indicare gli orari della reception, dalle 8 a.m. alle 11 p.m. Dopo un po’ che gesticola, mi volto e trovo un cartellino con indicato l’orario per il check-out, le 11 a.m. Per oggi mi grazia, come se fosse colpa mia se lei non si sa spiegare. Adesso direi che ci siamo capiti, domani pagherò in orario, se non ci sono altri cavilli.
Vado in cucina a cercare di cuocere un po’ di farina. Acqua, farina e un po’ di condimento, ecco fatta una sorta di pane. Lo chiamerei piadina, ma non vorrei generare le stesse diatribe che emergono ogni volta sulla famosa pagina Instagram al_tirabusoun, gestita dai miei amici. Non è neanche pane, prima o poi troverò un nome originale così nessuno avrà da lamentarsi, né i romagnoli né nessun altro. È il tipo di pane più semplice da cuocere, lo si chiama piadina, döner, tortilla, chapati o in mille altri modi, ogni cultura ha la propria ricetta e il proprio nome, ma il concetto di base è che è facile e veloce da preparare. Qui è impossibile cuocerlo in padella perché i fornelli elettrici scaldano solo al centro, quindi mi tocca accendere il forno e scaldare la cucina, che peccato. Finalmente la temperatura diventa accettabile e picco scrivere molto più comodamente. Solo che arriva Lena.
Mi racconta di un viaggio che ha fatto con un amico prima di venire qui in Bulgaria. In tre mesi hanno girato una quindicina di stati europei, letteralmente correndo da uno stato all’altro. Ora si sta riprendendo, visitando Tirana e poi Sofia con calma. Ha incontrato Luiz e Yuri mesi fa e li ha anche ospitati in Austria. Loro stanno cercando da mesi di mettere in piedi un negozio online che vende magliette con stampati i loro disegni. Nel frattempo il real brasiliano, la valuta del loro conto in banca, ha perso la metà del proprio valore a causa dell’inflazione. Hanno anche lavorato in Albania, venendo pagati regolarmente in lek albanesi, che possono essere convertiti in una valuta utilizzabile solamente in Albania. Ora sono a Sofia con un mucchio di banconote inutili e devono tornare in Albania, ma gli autobus fino là costano parecchio.
Parliamo anche dei Balcani, perché anche lei ha visitato diversi paesi, in maniera diversa da me, ed è stata anche all’ostello H2O, quello da cui sono fuggiti Yuri e Luiz. La mia impressione è che, nonostante le difficoltà economiche che ci sono qui, le persone in qualche modo riescano a tirare avanti. Da quello che mi raccontano quelli che incontro, in fin dei conti sono felici. “No, non è sempre così” dice Lena. “Qui ho conosciuto delle persone con i crampi ai piedi e alle gambe perché non assumono abbastanza sali minerali in quello che mangiano.” Per fortuna che c’è lei a ricordarmi che i miei incontri a campione non sono affatto casuali come sarebbero in Italia. Qui ho incontrato solo persone che si possono permettere una macchina e si fermano più facilmente quelli che parlano più di una lingua e che possono permettersi di viaggiare. Persino i migranti che incontro sono benestanti, relativamente.
Intanto che parliamo inizia a nevicare e Lena mi racconta che i nostri amici brasiliani hanno visto la neve per la prima volta due settimane fa. Non sono abituati al freddo e lei ogni volta gli insegna qualche trucco per stare più caldi. Tipo come indossare una sciarpa o tenere le mani dentro le maniche della giacca e soffiarci dentro. Non navigano nell’oro e non possono rifarsi il guardaroba, quindi indossano strati su strati dei vestiti che già hanno.
Sono i suoi amici più cari e cerca di aiutarli, anche se non vogliono.
19:50
Stasera si mangia cibo salutare, riso e verdure, tante verdure. È di nuovo Luiz a salare il riso, ma stavolta si contiene e non diventa salatissimo come ieri. Tra le verdure abbiamo porri, zucchine, funghi (lo sappiamo tutti che non sono verdure), zucca, prezzemolo e ci aggiungiamo l’ultima delle tre grosse patate che ho comprato a Podgorica.
Yuri va in brodo di giuggiole come ieri sera, come se non vedesse da anni un piatto di cibo cucinato come si deve. Questo non è niente, se fossimo a cena con la sua famiglia sarebbe un continuo “Mmmh, Aah, Che buono, Delizioso, Ooh, Iih, Uuhh!”
La serata dura a lungo e ci perdiamo in chiacchiere fino a tardi, poi a un certo punto ciascuno va per la sua strada, che nel mio caso porta al letto. Do un’altra strizzata alle calze e alla giacca piumino che ho lavato ieri, che grondano ancora acqua, poi mi metto a letto con l’intento di scrivere, che naufraga miseramente dopo poche righe.

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