La casa dei sei giorni

Lezione di ieri: Audi, BMW e Mercedes difficilmente si fermano a darti un passaggio, ma quando succede regalano emozioni.

Giovedì 04/11/2021 7:12

Dopo una decina di minuti da quando mi sveglio, arriva Branko a bussare alla roulotte. Esco e facciamo colazione con pane, miele, marmellata e blocchi di torta. Ieri a cena gli ho proposto di dargli una mano a costruire il tetto del cottage, quindi questo è il programma di oggi, ma prima dobbiamo andare a Ogulin a incontrare un suo amico al quale deve vendere un pezzo di terra, che è normale amministrazione da queste parti. Aspettiamo un po’, ma non arriva, ha avuto un problema con la macchina, quindi alla fine torniamo a casa per metterci all’opera. Per prima cosa ci sono da mettere a dimora quattro pianticelle di castagno. Qui si usa aggiungere pezzi di vetro al terriccio per proteggere le piante dai cinghiali. C’è anche un sacchetto di castagne che seminiamo nei vasetti del vivaio, sperando che ne nasca qualcuna in questa zona dove i castagni non ci sono. Rex, che ci ha prestato il suo prezioso aiuto nell’orto, ci segue anche su al cottage per imparare il mestiere. Ci mettiamo subito all’opera: io scelgo le tegole buone e le appoggio sul tetto, Branko le porta dall’altro lato e le posa. Le tegole sono di seconda mano e vanno controllate una per una, ma hanno il vantaggio di essere gratis. Mentre Branko lavora sul tetto io inizio a costruirmi una piattaforma per appoggiare le tegole senza dovermi alzare in punta di piedi, perché sono un po’ troppo corto. Finiamo in poche ore una falda del tetto e pranziamo con i cubi di torta perché, come si sa, per fare le case ci vogliono i mattoni. Dopo un’altra ora finiamo le tegole e scendiamo a casa per preparare un altro carico. Mentre Branko va a consegnare una trave di cinque metri con il furgone, io carico di tegole un carro agricolo che risale almeno alla prima metà del secolo scorso. Sulle ruote c’è un pianale lungo e stretto in legno e quattro grossi rami grezzi posti in verticale negli angoli, a contenere due lunghe assi (anche queste di legno) che sorreggono il carico. All’interno, dei pali angolari mettono le assi in piedi ai lati del carico, si bloccano i pali contro le assi con due catene e il carico è pronto per il trasporto. All’inizio Branko era un purista e usava i buoi, ora invece ha un trattore costruito a Rijeka settant’anni fa. Con quasi duecento tegole forse riusciamo a finire il lavoro. Gli ultimi metri di strada sono una salita ripida e scivolosa e vanno fatti a piedi portando su le tegole un po’ alla volta. Riprendiamo con la posa, ma le tegole spariscono senza lasciare traccia, questo tetto di 40 m² è infinito. Alla fine, dopo 800-900 tegole, riusciamo a posare l’ultima con le ultime luci del tramonto. Questo cottage a due piani è stato fatto in sei giorni e con un paio di assi in più sarebbe già abitabile. Wow. Non potendo fare manovra con il trattore, bisogna portare giù il carro guidandolo a mano. Scende abbastanza facilmente, ma ha una tale inerzia che se si sbaglia una curva l’unica cosa da fare è lasciarlo andare fuori strada e sperare che si fermi. Un metodo bellissimo. Sembra di aver finito, ma in realtà siamo solo a metà, perché bisogna ancora andare a prendere il latte. Sembra un’inezia, ma è la stessa cosa dello zucchero: parliamo di 80 litri di latte per fare formaggio e yogurt in quantità. Accompagno Branko perché, da buon cittadino, sono proprio curioso di seguire tutte le operazioni. Arriviamo alla stalla e la proprietaria riempie i nostri secchi travasando il latte da un bidone di plastica aperto, appoggiato di fianco a casa. Come sospettavo, il latte non nasce dentro al frigo. I nostri secchi sono a tenuta ermetica e Branko non è minimamente turbato dallo sciabordio che si sente ad ogni curva, quindi mi rassereno e assisto alla consegna di una parte del latte ad un’amica, che dalla finestra ci allunga due porzioni di tortino di patate e formaggio appena sfornate. Ripassando dal forno non siamo più fortunati di ieri, anche oggi è già passato qualcuno a ritirare il pane vecchio.

20:30

Tornati a casa il mio ospite mette a scaldare sui fornelli il latte per fare il formaggio e quello per lo yogurt, poi mi faccio spiegare che cosa sono i ciottoli neri e lisci allineati di fianco al lavandino. Si chiamano Shaligram shila e provengono dall’India. Si formarono quando Vishnu fu maledetto in seguito a una vicenda intricata che non saprei ripetere e che ha richiesto almeno venti minuti di spiegazione. Di fatto queste pietre sono un prodotto diretto di Vishnu, del quale Krishna è una delle incarnazioni. Ciascuna di queste pietre fa riferimento ad un aspetto della vita a seconda della forma e dei segni irregolari che ha sulla superficie: alcune hanno dei segni a spirale, altre a squama di tartaruga, alcune hanno forma equina o fallica e così via. Prima di poter mangiare ciò che si è preparato, una piccola parte va offerta al Signore, perciò ci sono due fasi ordinate di preparazione e poi di consumazione. L’implicazione divertente di questa norma è che quando Branko cucina va solo ad occhio, e anche quando lavorava nella mensa scolastica in Germania non assaggiava mai il cibo prima di averlo servito. D’altra parte quando si segue con attenzione una ricetta è difficile sbagliare. Iniziamo a tagliare le castagne per arrostirle sulla stufa. Lo scopo è sbucciarle e farle cuocere nel latte, poi frullarle per ottenere una purea. Mentre siamo intenti a incidere le castagne il latte va di sopra, perché fa sempre così quel traditore bianco. Le castagne si pelano bene, ma sono piccole e ci vuole un’eternità a pelarle. Nel frattempo Branko per fare la cagliata aggiunge il cloruro di magnesio al pentolone del formaggio, perché la dieta di chi crede nella reincarnazione, giustamente, è vegetariana. In un’altra pentola aggiunge lo yogurt al latte che ha raggiunto la temperatura ideale per immergerci un dito e contare fino a dieci. Come indica l’istituto internazionale dei pesi e delle misure della Nonna, tra questa temperatura e il punto di congelamento dell’acqua ci sono esattamente 45°C.A un certo punto anche le forme di formaggio sono pronte e abbandono l’instancabile lavoro di pelatura delle castagne perché altrimenti le mangiamo per colazione. Per cena purè di castagne, monoliti di torta e infuso di salvia. Dopodiché il mio ospite, che mi ha già ringraziato molte volte per il tetto e stava pensando addirittura di pagarmi, mi invita a restare per la festa del giorno dopo. Si riuniscono i devoti Hare Krishna della zona per pregare e pranzare insieme. Il giorno dopo si offre di portarmi a Plitvice e venirmi a prendere, per poi accompagnarmi domenica fino al confine con la Bosnia. Praticamente è come avere un autista privato. Accetto volentieri l’invito alla festa e il trasporto a Plitvice, ma poi ho altri piani segreti e sarò autonomo. Ormai è mezzanotte e lui è visibilmente distrutto, quindi andiamo a nanna. Prima faccio una doccia perché ho la sabbia anche dentro le orecchie. Oggi lavoravo a occhi chiusi mentre sollevavo le tegole più in alto possibile per passarle a Branko, quelle infami erano piene di sabbiolina. Nella doccia l’acqua è fredda gelata. Aspetta, ma c’è il boiler qua di fianco, ho visto che è acceso, sarà solo questione di aspettare un attimo che si scaldi il tubo. No, non cambia niente. Fa lo stesso non è una novità, inizio a lavarmi. Ma non è che per caso…. giro il rubinetto ed esce l’acqua calda bollente. Fantastico. Come ieri, vado nella roulotte. Branko commenta che non capisce tanto come facciano quelli che vivono nello spazio angusto di una roulotte. Gli rispondo che la mia roulotte è da 50 litri, per come la vedo io questa è piena di comfort impensabili. Dentro ci sono cinque gradi, ma si scalderà.

2 commenti su “La casa dei sei giorni”

  1. Ciao Riccardo, sono un’amica della tua mamma, precisamente un’ex compagna di scuola. Ho un figlio della tua età ed un altro dell’età di tua sorella. Non posso che raccomandarti di stare attento. Ti sto seguendo, sei bravissimo a scrivere il tuo giornale, si nota che sei un ragazzo intelligente, curioso e profondo. Come tutti i giovani sei fiducioso e ottimista ed è proprio questo che a volte può portare a rischiare. Quindi pensa sempre due volte a tutto quello che fai. Un carissimo saluto. Spero di non essere stata troppo pesante, come direbbero i miei ragazzi. Ciao. Claudia.

    1. Grazie mille, mi fa molto molto piacere che gli articoli siano così apprezzati. Cercherò di fare attenzione, tutta questa attività di scrittura serve anche per fissare bene delle esperienze che altrimenti andrebbero perse.

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