Panini ed entroterra croato

Lezione di ieri: se piove, bisogna dormire in amaca, l’hai presa apposta.

 

Martedì 02/11/2021 7:23

Come previsto, il cartello si è sacrificato per il bene comune, perciò i piedi del sacco a pelo sono bagnati, ma non fradici. Le doppie calze sono umide e il telo di sotto ha ridotto i danni.

Però sotto la tenda e con 6°C ho dormito bene, questo sì. Mi rendo conto che ieri non era halloween e mangio il cioccolatino preso in birreria a Koper. Ora bisogna smontare tutto e pulire i teli dalle foglie che ci si sono appiccicate sopra. Finalmente mi rendo conto che oggi è il 2 novembre e mangio il cioccolatino di halloween in leggero ritardo. Con calma raccolgo tutto, riempio lo zaino e un albero obliquo vicino al mulino diventa un valido sostegno per pulire e piegare i teli senza appoggiarli a terra.

Con la luce il mulino avvolto dall’edera sembra un antico tempio sperduto nella foresta, totalmente diverso dalla casa stregata di ieri notte. Ieri Frankenstein Junior e oggi Indiana Jones.

 

9:10

Finito, si può partire. Il piano di oggi è partire per Vrbovsko, dove l’autostrada svolta verso Plitvice. Prima è il caso di riempire la borraccia e fare la spesa. Tornio indietro a per la strada di ieri fino al supermercato, ma non trovando fontane decido di tornare al castello, così da vedere se ci sono ancora le onde lunghe da SSO. Il cielo si sta scoprendo: la metà a Nord è di un nero livido, mentre la metà a sud è limpida e azzurra.

La strada è lunga e mi porta proprio sopra al porto mercantile, dove mi incanto a guardare lo scarico dei container, appoggiandomi al bastone. Una ragazza che passa si gira a guardarmi sorridendo perché in questa posa devo sembrare proprio un pensionato che guarda i cantieri. Mi accorgo di lei ricambiando il sorriso e lei ride. Operazione sorrisi riuscita.

Le onde nel frattempo sono scomparse e il mare è tornato azzurro, invece del giallo-grigio del tramonto nuvoloso di ieri.

Al supermercato trovo dei panini appena sfornati e ne prendo quindici, più pomodorini, salame, formaggio e tonno. Mandarini come scorta d’acqua extra.

Mi siedo al sole a mangiare la mia spesa voluminosa. Dopo un’oretta, al decimo panino decido che proprio non ce ne sta più e vado verso l’autostrada. Lungo la strada passo proprio di fianco a un negozio di nautica e mi torna in mente che non ho ancora comprato quella corda che mi mancava quando sono partito. Poco dopo esco dal negozio con dieci metri di soddisfazione da 8mm, un po’ di spessore extra rispetto ai 6mm che avevo pensato, ma può tornare utile per altri usi. È proprio una bella corda, migliore di quella che vendono in ferramenta, si sente che l’anima è morbida e non si rovinerà la prima volta che ci appenderò l’amaca.

Poco dopo arrivo al semaforo per l’autostrada e trovo il mio prossimo cartello nel prato di fronte. Questo sarà impermeabile, è un pannello di parquet di 20×100 cm, perfetto. Ci scrivo un grande “Zagreb” e taglio il truciolare con il Victorinox. Alzo il pollice e aspetto, ci sono tante macchine, passerà quella giusta prima o poi.

No, non passa. Zagabria è molto lontana e il cartello fa pensare che io voglia arrivare proprio fino là. Vado a prendere l’altra metà del cartello e ci scrivo Vrbovsko. Dopo venti minuti mi sento chiamare e quando mi volto vedo il passeggero dentro una macchina ferma al semaforo che si sbraccia per indicarmi un’altra macchina ferma all’incrocio che sta aspettando me. Mi precipito.

 

14:45

Il mio nuovo autista è Robi, cioè Robert, e purtroppo parla solo croato. Con qualche difficoltà e google traduttore scambiamo un paio di frasi, abbastanza per sapere che ha 37 anni e due figli. Mi spiega che mi porta a Delnice perché nel paese dopo, Vrbovsko, non ci sono posti in cui dormire e laggiù piove.

In effetti, appena lasciata la costa lungo la statale 3 il paesaggio cambia bruscamente e la strada inizia a serpeggiare tra i colli coperti esclusivamente di faggi, abeti e rocce. Bruno rossiccio, verde scuro e grigio chiaro. In trenta chilometri di vedono in tutto 20 edifici. La descrizione della Slovenia era un po’ esagerata per sottolineare il contrasto con l’Italia, ma in realtà nell’ampia valle che collega Koper a Ljubljana si vedono numerosi paesini in mezzo ai boschi. Qui l’orizzonte è vicinissimo e si vedono solo alberi.

Procedendo nell’entroterra il cielo si abbassa sempre più, finché le nuvole pesanti si impigliano nelle cime degli alberi e inizia a piovere, ma poco, la solita pioggia leggera.

Robi chiama un’amica che parla inglese in modo che faccia da intermediaria, poi molto gentilmente mi porta proprio davanti al bar centrale. Delnice è molto più grande di quanto mi aspettassi e attrae anche un certo numero di turisti che vengono a fare escursioni nei boschi qui intorno.

Entro e la ragazza al bancone del bar parla solo croato, ma c’è un uomo sui trent’anni lì accanto che fa da interprete. Chiedo in croato quanto costa una camera, fin qui ci arrivo, ma invece della barista mi risponde l’altro che dice “circa 50”. “50 kunas?” “Yes”, risponde lui.

Va bene, fantastico, i prezzi sono crollati rispetto alla Slovenia, 7 euro sono pochissimo, si vede che siamo in bassa stagione.

La barista mi registra e mi accompagna in camera al secondo piano. La ringrazio e se ne va.

La camera è doppia e c’è anche il bagno di fianco. 50 kune, davvero? Mmh. Il prezzario sul comodino dice che costa 160 kune. È comunque molto poco per una doppia con bagno privato, ma è di più di un ostello in centro a Ljubljana. E poi, soprattutto, che me ne faccio io dell’altro letto?

Io so contare in croato solo fino a novantanove, quando scopro che cento si dice što, mi è subito chiara la causa dell’inflazione, quella parolina fondamentale potrei benissimo non averla sentita.

Scendo e scopro che è proprio così una camera è centosessanta, jedan sobe je što šestdeset. Torno sù a prendere lo zaino e poi riconsegno la chiave. La barista uno po’ ci rimane male “You don’t have…?” Taglio corto con un cordiale “no” ed esco a cercare un ostello con delle camere singole.

Piove e mi fermo al coperto per capire dove andare a chiedere. Non ci sono molti posti in realtà, provo in uno un ai margini del paese che si chiama Hiša Briški. Non c’è nessuno in casa, forse bisogna chiamare. Mi risponde il proprietario per sapere in che giorni desidero prenotare e in quanti siamo. Qui si può affittare l’intero appartamento per 33€, niente, buona giornata.

Continua a piovere e sotto il cielo plumbeo mi incammino verso l’inizio del paese, dove c’è un affittacamere poco fuori dal paese che perlomeno dovrebbe avere dei prezzi migliori.

 

17:00

Sono quasi arrivato e ormai la luce è scarsa, ma prima della svolta noto una strada sulla destra che porta verso un casolare abbandonato e un po’ di alberi. Affare fatto.

Lungo la strada c’è un vecchio edificio crollato, con qualche pilastro di legno ancora in piedi, ma dormire tra le macerie è a un livello di degrado un po’ eccessivo. Il casolare invece è ancora a posto, mancano solo gli infissi perché apparentemente non è stato mai ultimato. Resta solo da verificare che non ci siano segni di frequentazione umana.

Appena varco la soglia trovo in mezzo a uno stanzone vuoto, arredato solo con il grigio delle pareti. Immediatamente sento un rumore irregolare provenire da destra. Giro la luce, ma proviene dalla stanza accanto, dove ci si vede per terra un semicerchio di bottiglie di plastica, bicchieri e altri rifiuti lasciati da qualcuno che ha pernottato nella stanza accanto. Questo rumore irregolare che cos’è? Gli zoccoli di un animale sul cemento, oppure una goccia d’acqua su un oggetto di plastica. E se ci fosse davvero qualcuno di là dal muro? Via via via.

Non c’era nessuno, però il mulino di ieri sera non era niente in confronto all’atmosfera in quella casa. 

Non mi serve davvero un tetto, seguo un sentiero poco battuto e quando sono abbastanza lontano appendo l’amaca tra gli abeti. Sono previsti 7 gradi e non c’è vento, non dovrebbe essere male.

Mi infilo le calze umide di ieri e alla luce della torcia vedo alzarsi dense volute di vapore. Aspetto che finiscano e indosso il secondo strato di calze. Perfetto, ora sono asciutte.

Finisco i panini e mi addormento.

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